Fromm e il no all’ ”amore acritico”

‹‹Mode, come quelle del “mito dell’amore romantico” e del “consumismo martellante”, che si propongono come tipiche dei “giovani d’oggi” attraggono chi vuole appartenere alla categoria dei “giovani d’oggi”, perché l’adolescenza – è risaputo – è un’età caratterizzata dalla ricerca dell’identità: e riconoscersi nei valori di un gruppo dice all’adolescente “chi è”, soddisfacendo il suo bisogno di appartenenza››.

Sollecitata dalle nostre domande disquisisce così Rosalba Perrotta, docente di Sociologia all’Università di Catania, su un argomento più volte solcato – il processo di socializzazione. Argomento pressante ‹‹In una società complessa come la nostra, in cui diversi sono i gruppi di riferimento e diverse le mete, tutti martellati da esagerati messaggi mediatici››.

Se si tratta di un libro, per esempio, ‹‹il libro diviene un oggetto simbolico, da mostrare, da regalare, di cui parlare e in cui credere perché annuncia e ratifica l’adesione a quel gruppo›› che da un punto di vista cognitivo permette la costruzione di un’identità sociale.

‹‹“Tre metri sopra il cielo” – l’unico della serie mocciana letto dalla prof.ssa Perrotta – conferma miti, appunto, condivisi da alcuni giovani “moderni”, come la sacralità delle “firme”, e propone loro come simboli d’amore nuovi rituali quali quello del “lucchetto”. Dai commenti presenti su ‘Internet Book Shop’ sembra che questo libro e anche i successivi piacciano perlopiù alle adolescenti perché “ci fanno sognare e sarebbe bello vivere un amore simile”, anche se il finale a volte delude le lettrici che avrebbero preferito “un lieto fine in cui l’amore trionfa”››.

Tutto ciò non meraviglia ‹‹se si considerano gli stereotipi e i valori, per molti aspetti “tradizionali” cui sono state socializzate le ragazze nate in un periodo in cui il femminismo ha cessato di far udire la sua voce››.

Senza dimenticare poi che il libro di Moccia ‹‹ripropone diversi cliché tipici del romanzo per signorine della prima metà del secolo scorso. Il protagonista maschile era e continua ad essere un uomo reso duro dalla sofferenza. Nei libri del passato aveva la mascella volitiva, la piega amara delle labbra, era aristocratico o faceva l’aviatore, qui è un quasi-teppista. Qui, come nei romanzi rosa, l’amore tra i protagonisti è ostacolato dalla loro appartenenza a mondi sociali diversi. E il ruolo femminile ha caratteristiche tradizionali: appare subalterno e obbediente. La protagonista accorre quando è chiamata e accetta quanto le viene proposto dal suo amore››. Altri libri cult ‹‹come “Twilight”›› sono permeati dalla stessa accondiscendenza.

I giovani fan di questo genere, come le lettrici dei romanzi Harmony, ‹‹sembrano aver assimilato il messaggio ribadito da fiabe di vario tipo (film “romantici”, canzonette, gossip televisivo…) il cui concetto fa riferimento a un amore – acritico – basato sulla fantasia, sulla non conoscenza dell’altro, sul “trovare” e “possedere”, sul trasformare magicamente tutto in meglio››. Il superamento di ciò? ‹‹Ne parla Erich Fromm nel libro “L’arte di amare”, e presuppone un passaggio: da una vita basata sull'”avere” e sul desiderio di possedere cose e persone, a una vita basata sull'”essere” e sull’autorealizzazione. Si tratta di un passaggio che comporta il rifiuto dei valori della società dei consumi che spingono alle auto-illusioni. Si tratta di un’arte – quella dell’amore – che si deve imparare. Si tratta di rispettare l’altro per quello che è, senza porre su di lui un cliché che risponde alle proprie fantasie››.

Ma c’è spazio per una speranza: ‹‹Per evitare illusioni – e conseguenti disillusioni – bisognerebbe che famiglia e scuola aiutassero bambini e ragazzi a sviluppare senso critico e autonomia di giudizio. Che li abituassero a “smontare” e a prendere le distanze da messaggi affascinanti ma irrealistici. Evidentemente ancora non è stato fatto abbastanza››.


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