Regionale

Caterina Chinnici prossima assessora con Schifani? Intanto il centrodestra arruola moderati

Forza Italia è in piena campagna acquisti. E se l’arrivo di Giancarlo Cancelleri e Caterina Chinnici, alfieri passati del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico in Sicilia, ha generato tante discussioni nei partiti di provenienza, di certo in seno agli azzurri non hanno fatto meno rumore. Il primo, due volte candidato alla presidenza della Regione per i grillini, è stato benedetto in collegamento streaming da Antonio Tajani di fronte a un paio di migliaia di militanti, nel passaggio della seconda il ministro del governo Meloni parrebbe avere avuto un ruolo ancora più centrale. Tajani, ma non Renato Schifani, avversario di Chinnici per la carica di presidente alle ultime elezioni regionali.

Il governatore certo non disdegna forze fresche, così come ha fatto buon viso a Cancelleri, ma con la sua ex contendente di stanza al Parlamento europeo, di certo non rischia di avere particolari problemi di gestione. Così almeno pare. Pare perché in realtà, secondo voci di corridoio, per Caterina Chinnici potrebbe prospettarsi addirittura un futuro da assessora regionale. D’altra parte Schifani l’aveva detto: «A fine anno ci sarà una revisione dell’operato della giunta». E c’è chi scommette che al primo posto in lista d’attesa ci sia proprio l’ex Pd. Principale indiziata alla cessione della propria poltrona sarebbe invece Giovanna Volo, attuale assessora alla Salute, tecnica in quota Forza Italia, che a quanto pare sarebbe troppo tecnica e troppo poco politica, in pratica poco avvezza alla mediazione. Mediazione che invece sarebbe pane per Chinnici, che della moderazione ha fatto sempre la sua bandiera.

Al momento sono e restano soltanto delle voci, ma non è un mistero che all’interno del partito di Silvio Berlusconi, assente ingiustificato dal processo decisionale, sia in atto una lotta intestina tra correnti e qualcuno inizia ad avere seri dubbi sulla direzione del partito dopo i nuovi innesti. Una contesa che al momento sorride ai lealisti. Non all’ex cavaliere, ma a Fratelli d’Italia. Non è un mistero infatti che l’influenza del partito più forte della coalizione che governa a Roma sia intimamente più percepita dagli azzurri di palazzo d’Orleans rispetto a quella di ogni altro partito. E se la Sicilia è ancora quel laboratorio politico di cui si è storicamente parlato, sarà curioso vedere come questo modello si diffonderà anche a Roma e come reagirà Matteo Salvini, sempre più ai margini di un progetto dove da una parte c’è una sorta di litigioso partito unico, che si spacca, si divide, ma alla fine si compatta sempre, pur penalizzando i soci meno influenti oppure pretendere di conservare una sua autonomia e un peso decisionale.

Gabriele Ruggieri

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