Formazione: il Governo Crocetta rilancia la ‘riforma, ma in 2 mila sono già stati licenziati

ALTRI 4 MILA LAVORATORI RISCHIANO DI PERDERE IL LAVORO. LA VERITA’ E’ CHE ANNUNCI E PROCLAMI SERVONO SOLO A SPOSTARE IL FOCUS DALLL’ASSURDO BLOCCO NEI PAGAMENTI

“Entro una settimana la riforma della Formazione professionale sarà pronta, finanziata con il Fondo sociale europeo (Fse) e nessun lavoratore sarà licenziato”.

A dichiararlo è il presidente della Regione siciliana in un servizio ripreso dalla redazione regionale della Rai. Siamo alle solite barzellette? Si tratta dell’ennesimo annuncio ad effetto che lascia stupiti e perplessi. Le ragioni sono diverse. Intanto per la ragione che non è la prima volta che il governatore della Sicilia si lascia prendere la mano e lanciare una soluzione che poi non arriva. Inoltre, parlare di riforma significa predisporre un disegno di legge che avrà bisogno di un congruo periodo di gestazione e confronto con le parti sociali ed il parlamento siciliano.

Percorso legittimo, sicuramente, ma che non costituisce la soluzione immediata alle diverse emergenze, prima fra tutte l’assetto della burocrazia ed il pagamento immediato delle retribuzioni ai lavoratori del settore, ferme da dodici a ventiquattro mesi. Un tempo di attesa che ha stremato i lavoratori e dilaniato il settore facendolo implodere. In nessun’alta realtà siciliana è possibile rinvenire un tempo così lungo di attesa nel riconoscere le spettanze ai lavoratori.

Eppure in Sicilia e con il Governo del presidente Crocetta questo è avvenuto. E poi è lampante che in due mila sono già stati licenziati dal settore della Formazione professionale da qualche mese e altri quattro mila potrebbero subire la stessa sorte.

Comprendiamo che il presidente Crocetta ha sentito il dovere di replicare agli enti di formazione professionale ed ai sindacati che hanno sottoscritto nei giorni scorsi un “Avviso comune” per evitare proprio i licenziamenti ed aprire un tavolo nazionale di crisi del settore. Allontanarsi però dalla realtà, dichiarando che “nessuno verrà licenziato” nel tentativo, in piena campagna elettorale per le elezioni al parlamento europeo, appare davvero esagerato e di cattivo gusto.

Torniamo sulla polemica di questi giorni raccontata dalle colonne del nostro giornale in merito alla possibile mobilità di tutto il personale del comparto degli Interventi formativi. Le associazioni degli enti formativi Forma Sicilia e Cenfop sono state accusate di minacciare il Governo regionale con massicci licenziamenti allo scopo di ottenere il finanziamento per l’annualità formativa 2014/2015. Nulla di tutto ciò è riconducibile alla verità.

La posizione assunta dagli enti formativi è dovuta e non mirava di certo a lanciare minacce o ultimatum. La situazione è semplice quanto chiara. Gli enti formativi che operano come soggetti no profit, e quindi senza finalità di lucro, esercitando, nella stragrande maggioranza dei casi, esclusivamente tale attività in nome e per conto della Regione siciliana, non godendo di altre commesse al di fuori del sistema formativo regionale, non sono nelle condizioni di poter garantire i livelli occupazionali.

Un dubbio ci assale. Al presidente Crocetta e stato informato che vige in Sicilia un quadro regionale di settore ancora in vigore che impegna il Governo regionale a garantire il servizio formativo attraverso enti strumentali regolarmente accreditati con regole stabilite dall’amministrazione regionale? È davvero singolare che possa aver fatto delle affermazioni in totale difformità dalla realtà.

Sulla vicenda della posizione assunta dagli enti formativi, che consideriamo, lo ripetiamo, dovuta, è il caso di richiamare, per l’ennesima volta, l’articolo 39 della legge regionale 23 dicembre 2002, n.23. Al primo comma è precisato che “A decorrere dall’1 gennaio 2003 alla realizzazione del piano per la formazione professionale di cui alla legge regionale 6 marzo 1976, n. 24 e successive modifiche ed integrazioni si provvede con le modalità previste per le attività formative cofinanziate dal fondo sociale europeo”.

Mentre il terzo comma recita: “I pagamenti relativi alle spese del personale dipendente degli enti gestori delle attività di cui alla legge regionale 6 marzo 1976, n. 24 e successive modifiche ed integrazioni sono disposti mensilmente. Gli enti gestori provvedono ad accendere apposito conto da utilizzare esclusivamente per tale voce di spesa e, per singolo progetto formativo, vengono accreditate, da parte dell’Amministrazione regionale, le risorse relative alla voce di costo del personale nella misura necessaria alla copertura integrale della stessa”.

Risulta chiaro che è da oltre dieci anni che le attività formative vengono co-finanziate con le risorse comunitarie. Così come è altrettanto lapalissiano che per poter garantire gli stipendi ai dipendenti con cadenza mensile gli enti hanno necessità di entrare in possesso del finanziamento in tempo per effettuale i relativi pagamenti. È il gatto che si morde la coda. Ed è risaputo che ad oggi il sistema funzioni così.

Siamo di fronte, a nostro modesto avviso, all’ennesimo “proclamo choc” del Presidente Crocetta magari nell’intento di distogliere, tanto per cambiare, l’attenzione dal totale e non più giustificabile ritardo nell’erogazione degli acconti a valere sul finanziamento ottenuto dagli enti formativi con il Piano giovani.

La norma è chiara, se la Regione siciliana non paga gli enti che operano in posizione di soggetto strumentale e con carattere di esclusività non possono rispettare l’impegno col proprio personale dipendente. Altro che minaccia. Se a questo aggiungiamo l’assenza di uno stralcio di programmazione futura delle attività formative, risulta poco convincente la posizione del presidente Crocetta e giustificata quella degli enti formativi.

La questione rimane la stessa, il pagamento delle spettanze arretrate in favore dei dipendenti del settore per il lavoro effettivamente prestato che combacia con il futuro lavorativo messi a rischio dall’inspiegabile assenza da parte dell’amministrazione regionale, di un percorso fattibile per rifinanziare le attività formative.

Un gesto che se voleva essere riparatore non ha sortito alcun effetto. Il presidente Crocetta sa che difficilmente i dieci mila lavoratori del settore della Formazione professionale saranno clementi il prossimo 25 maggio, data segnata per il ricorso alle urne per esprimere la fiducia sui candidati al Parlamento europeo. Lo stato di abbandono che i lavoratori vivono quotidianamente è davanti agli occhi. Non servono congetture, economisti o scienziati dell’ultima ora. La politica è stata assente, distratta, strafottente e per chi ha perso il ‘gusto’ di incassare lo stipendio il 27 del mese per il lavoro prestato non dimentica chi ne è responsabile.

Attaccare gli enti formativi per il “vizietto” di metterli contro i lavoratori è una pratica che non interessa nessuno. Così come trova scarso interesse sapere che il governatore dell’Isola annunci una riforma in pieno clima elettorale che non provoca alcuna accelerazione nei pagamenti. Non è una risposta concreta. Non è ciò che si aspettano i lavoratori.

 

 


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