Il nuovo assessore regionale del Turismo, Sandro Pappalardo, valuta il da farsi sulla contestata mappatura che riserva le gite a pagamento in alta quota alle sole guide del Collegio regionale. Decisione che taglia fuori dall'attività sulle vette del vulcano altre figure, come le guide ambientali
Etna, i dubbi sulle escursioni con guide vulcanologiche Possibile la revoca della perimetrazione di Barbagallo
Potrebbe avere i giorni contati la perimetrazione della discordia che ha aperto un nuovo fronte di polemica nel campo della gestione turistica del vulcano Etna. L’ex assessore del Turismo, oggi deputato regionale Pd d’opposizione, Anthony Barbagallo, poco prima di lasciare l’incarico, aveva diviso la montagna in due ambiti d’attività: sopra i 2000 metri, in forza di un decreto, dalla fine di ottobre possono compiere escursioni a pagamento soltanto le guide vulcanologiche abilitate dal Collegio regionale della categoria. Sotto i 2000 metri via libera ad altre figure come le guide ambientali, naturalistiche e le neo istituite guide di media montagna (Gmm). Proprio la creazione della nuova figura – introdotta da Barbagallo con l’idea di fare ordine in un settore dove, specie riguardo l’Etna, spadroneggiano abusivismo e guide fai da te – aveva reso necessario perimetrare il vulcano e delimitare i confini per le escursioni con un tipo di guida o l’altra.
Adesso in via Notarbartolo, sede dell’assessorato, c’è un nuovo inquilino, Sandro Pappalardo. Indicato da Fratelli d’Italia, l’assessore del Turismo scelto da Nello Musumeci si è subito trovato una vera patata bollente fra le mani. L’Aigae (associazione italiana guide ambientali escursionistiche) e altre sigle di categoria hanno, infatti, scatenato un’offensiva contro il decreto Barbagallo. Illegittimo, a detta delle guide ambientali, perché buono solo a rinsaldare «il monopolio delle casta delle guide vulcanologiche» ignorando le spinte liberalizzatrici della legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate. Sempre in tale ottica, Aigae ha bloccato anche l’avvio delle Gmm, facendo ricorso al Tar di Palermo contro il decreto. Sono centinaia intanto le guide ambientali che, di colpo, si sono ritrovate senza il loro posto di lavoro, l’Etna. Non quella di quota 3000, ma quella dei sentieri più a bassa quota, dei boschi e dei crateri spenti.
Prova invece a blindare la perimetrazione l’intero mondo delle guide alpine italiane. Il Collegio nazionale presieduto da Cesare Cesa Bianchi ha preso posizione in difesa delle cugine guide vulcanologiche etnee. Come aveva già ribadito Biagio Ragonese, presidente del Collegio siciliano, le zonazioni sarebbero in realtà «atti dovuti» ai sensi della legge 6 del 1989. Che prevede la definizione delle aree di «riserva esclusiva di esercizio della professione» a vantaggio di guide alpine, vulcanologiche e anche di media montagna. Difese altresì dal Collegio, secondo cui inoltre «altre figure che esercitano in ambiti riservati risultano abusive, con la zonazione dell’Etna ci saranno invece maggiori garanzie per il turista».
Camminando fra i due fuochi, l’assessore Pappalardo ha intanto incontrato gli attori del settore e chiesto loro di mettere nero su bianco le proprie proposte. I dubbi sulla perimetrazioni sono comunque sul suo tavolo, così come l’ipotesi della revoca in autotutela del decreto Barbagallo invocata da Aigae e altre sigle. La zonazione, come evidenziato anche da MeridioNews, è stata tracciata su una carta non aggiornata e comprende mete escursionistiche molto frequentate e facilmente accessibili, come il sentiero Schiena dell’Asino e i crateri del 2002 sul versante nord. Per sgombrare il campo dai se, l’assessorato – secondo quanto emerso dalle prime interlocuzioni – dovrebbe chiedere comunque un consulto all’ufficio legislativo della Regione prima di attuare la revoca.