La legge prevede che i contributi pensionistici dei dipendenti devono essere versati direttamente nelle casse di ogni singola camera. Ciò, unito al taglio del diritto annuale previsto dal governo Renzi, ha creato un serio problema del bilancio all'interno dell'ente
Enna, niente stipendi alla camera di commercio Da novembre neanche le pensioni sono pagate
Momento nero per i pensionati e i dipendenti della camera di commercio di Enna. Che, nel mese di novembre, hanno avuto una brutta sorpresa: non ricevere pensione e stipendio. Da subito mobilitati, hanno organizzato un’assemblea con il commissario ad acta, Pietro Di Miceli, il quale ha esposto loro le motivazioni dell’assenza delle remunerazioni.
Il taglio del diritto annuale da parte delle imprese, voluto dal governo Renzi, sembra essere una delle cause più significative di quanto successo. Infatti, la legge 114/2014 ha previsto la riduzione del diritto annuale del 35 per cento nel 2015, del 40 per cento nel 2016 fino ad arrivare al 50 nel 2017. «Per un risparmio annuo di circa 50 euro per ogni impresa individuale – lamentano i dipendenti – si è creato un serio problema nel bilancio camerale che ci ha portati a non percepire lo stipendio e a non potere pagare le pensioni degli ex dipendenti». E questo perché, in Sicilia, i pensionati delle camere di commercio, in Sicilia, gravano sui bilanci degli stessi enti.
Ciò è dovuto alle disposizioni che, nel tempo, sono state dettate dalla Regione Sicilia. Prima con la soppressione, nel 1979, del fondo speciale per le pensioni e gli assegni di quiescenza, con la quale le competenze passarono alla presidenza della Regione che, a sua volta, nel1981, si sganciò da questo onere attribuendolo direttamente ai bilanci di ogni singola camera di commercio. La questione è rimasta invariata fino al 1993, quando la legge di riforma delle camere ha stabilito che tutti gli assunti dopo il 1993 avrebbero dovuto versare i propri contributi all’Inpdap. Lasciando, invece, il restante personale a carico dell’ente camerale. Quindi, per chiarezza, se in un primo momento gli allora dipendenti (oggi pensionati) della CCIAA versavano i propri contributi pensionistici in un fondo dedicato, il fondo speciale per le pensioni e gli assegni di quiescenza, dal 1981 la Regione stabilisce che i contributi pensionistici dovranno essere versati direttamente nelle casse di ogni singola camera di commercio. In virtù di ciò, la camera di Enna si ritrova oggi a dover pagare gli stipendi ai suoi 16 dipendenti e le pensioni di 39 pensionati. Una situazione che secondo i dipendenti non si sarebbe verificata se la «Regione non avesse attuato una politica miope».
Un’altra importante voce di capitolo per il bilancio camerale è poi quella riguardante il contributo annuale, previsto dal fondo perequativo di Unioncamere, l’Ente pubblico che unisce e rappresenta istituzionalmente il sistema camerale italiano. Anche in questo caso, del contributo a oggi non si hanno notizie. Di fatto, dunque, la camera di commercio di Enna deve sostenere, entro il 2015, la spesa di 650mila euro.
La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che il commissario Di Miceli, operando sulla base di un mandato ad acta, ha poteri limitati rispetto a quelli di un amministratore, e ha quindi richiesto all’assessorato alle Attività produttive di indicare con apposito atto di indirizzo quali pagamenti poter iniziare a effettuare e in quale percentuale. Contemporaneamente è stato richiesto a Unioncamere Nazionale un contributo straordinario per riuscire a trovare una soluzione immediata, sempre che, commentano gli interessati, «il presidente Ivan Lo Bello non sia troppo impegnato per poter risolvere il problema, dato il silenzio assordante del sistema camerale».
Mentre della problematica è stato informato anche il prefetto di Enna Fernando Guida, ai pensionati e dipendenti dell’ente, non rimane che iniziare a pensare a come festeggiare il Natale, tenendo in mente quello che, ironicamente, considerano un «bel regalo» ricevuto dalla pubblica amministrazione.