EDITORIALE/ La Sicilia come la Grecia? Questa volta sembra proprio di sì

SI CHIUDE UNA SETTIMANA POLITICA ALL’INSEGNA DELLE BUGIE. COME SI FA A DIRE CHE MIGLIAIA DI DIPENDENTI PUBBLICI NON VENGONO PAGATI PERCHE’ C’E’ IL PATTO DI STABILITA’? LA VERITA’ E’ CHE SONO SALTATI I CONTI PUBBLICI. LASCIANDO IN MEZZO ALLA STRADA 80 MILA PRECARI E MIGLIAIA DI DIPENDENTI

La Sicilia è fallita? Sembra proprio di sì. Le fesserie raccontate dai politici nella settimana che si è chiusa non reggono al confronto con la logica. La tesi che migliaia di dipendenti pubblici non sono stati pagati nell’ultimo mese, negli ultimi due mesi e, in alcuni casi, negli ultimi tre mesi perché c’è il ‘Patto di stabilità’ non regge più. La verità è molto più semplice e più diretta: la Regione siciliana è ormai in dissesto finanziario non dichiarato. Siamo nel pieno di uno scenario greco, ma non ce lo vogliono dire. 

Non che il ‘Patto di stabilità’ sia una cosa intelligente. Ma in questo caso il ‘Patto di stabilità’ c’entra poco o nulla. Così come c’entra poco o nulla con i precari. In questo momento – è bene avvertire i siciliani – gli attuali governanti della nostra Isola non sanno cosa inventare per affrontare una situazione che si annuncia drammatica per gli effetti sociali che rischia di scatenare.

Diranno la verità? Ne dubitiamo. Prendiamo il caso dei precari. La politica siciliana, improvvisamente, ne ha fatti sparire oltre 50 mila. Parlano solo dei 23-24 mila precari degli enti locali. E dimenticano tutti gli altri.

Eppure questi 80 mila precari sono tutti figli dell’attuale politica e delle organizzazioni sindacali che, insieme con la politica, li hanno inventati, cresciuti, accarezzati e, adesso, abbandonati. Quasi 80 mila persone che rischiano di restare senza arte, né parte.

Per ora, sui precari della Sicilia, è in corso lo scaricabarile. Il ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia, dice che se ne deve occupare la Regione. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che in quasi un anno di Governo non ha fatto nulla per queste categorie, convoca in sindacati per dichiarare ‘guerra’ a Roma. Una sceneggiata.

Lo scriviamo da un anno, lo ribadiamo ancora una volta oggi: cari precari siciliani, la politica – Partiti e sindacati – vi sta abbandonando. Fate sentire la vostra voce. Fidatevi solo di voi stessi. Non fidatevi di questa politica e di queste organizzazioni sindacali.  

Non meno grave quello che sta avvenendo nell’ultimo anno con i circa 25 mila operai della Forestale. Presi in giro dal Governo regionale di Rosario Crocetta, dal PD, dal Pdl e da quattro organizzazioni sindacali: Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

Il Governo e il PD hanno li possiamo capire, visto che hanno governato questa disastrata Isola, provando a razziare quel poco che era rimasto (‘era’ e non ‘è’: perché ormai hanno finito di razziare tutto). Ma il Pdl non dovrebbe essere un Partito di opposizione? Provate ad andare a rileggere i comunicati sui forestali di alcuni parlamentari di questa forza politica. Scoprirete che, da sei mesi con un emendamento di qua e un emendamento di là, hanno risolto il problema di questa categoria di lavoratori. Altre fesserie.

Che dire, poi, di Cgil, Cisl, Uil e Ugl? Da sette, otto mesi reggono il gioco di questo Governo. Quando invece, già lo scorso aprile, in occasione dell’approvazione di Bilancio e Finanziaria, avrebbero dovuto puntare i piedi e chiedere provvedimento concreti e non chiacchiere. Invece si sono accontentati delle chiacchiere. E l’hanno fatto scientemente, pur sapendo di danneggiare i propri iscritti. Evviva il sindacalismo libero!

Ma la parte più importante l’ha recitata l’attuale Governo. Da quando si è insediato, l’obiettivo di questo scalcagnato esecutivo è stato uno solo: individuare i settori dell’amministrazione dove ancora ci sono risorse per razziarle.

Guardate quello che è successo – e che continua a succedere – negli ex Consorzi Asi. Lì ci sono un sacco di soldi. Non fondi regionali: quelli sono finiti anche lì. Ma ci sono beni immobili, fondi nazionali e ‘ammennicoli’ vari. Beni immobili e soldi da razziare direttamente o con lauti incarichi professionali da spartire.

In questo settore, da ben cinque anni, sguazza non Confindustria Sicilia, ma i personaggi che, nella nostra Isola, si sono impadroniti di questa organizzazione nel nome di una molto singolare attività ‘Antimafia’.

Nei primi quattro anni hanno dovuto dare conto e regione al Governo regionale retto allora da Raffaele Lombardo. Che esercitava un minimo di controllo politico. Nell’ultimo anno lo ‘sbracamento’ della Regione è stato totale.

Non si sono curati nemmeno di nominare amministratori in accordo con quanto prevede la Legge. All’Irsap, l’Istituto regionale alle attività produttive che ha preso il posto dei vecchi Consorsi Asi, si va avanti all’insegna della totale illegittimità amministrativa. Ovviamente, nel nome della legalità e dell’antimafia. Una farsa.

 

Un altro obiettivo sul quale il Governo Crocetta ha puntato è la formazione professionale. Lì ci sono 280 e passa milioni di euro ‘mansi’. Sono gli ultimi soldi rimasti. E lì, da mesi, assistiamo a una ‘guerra’ – anche tra PD e Megafono (il Movimento politico del presidente della Regione e del senatore Giuseppe Lumia) – per accaparrarsi queste risorse.

Fino a ieri le cronache registrano una dichiarazione del presidente Crocetta e dell’assessore al ramo, Nelli Scilabra, che annunciano che licenzieranno i dipendenti scorretti.

Giudicate voi, cari lettori di LinkSicilia: ci sono 80 mila precari che rischiano seriamente di finire in mezzo alla strada (solo a Palermo, tra precari del Comune, precari regionali e precari pagati dallo Stato le cifre sono impressionanti: migliaia di persone: non scriviamo il numero frutto dei nostri conteggi perché spaventa anche noi), ci sono gli operai della Forestale che vogliono essere pagati, ci sono migliaia di dipendenti dei Comuni e delle Province (mai abolite!) senza stipendio. E cosa dicono il presidente della Regione e un assessore regionale? Vogliono licenziare i dipendenti scorretti della Formazione.

Tutto questo non è ridicolo?

Come finirà? Secondo noi, male. In questo momento, i politici siciliani stanno cercando di salvaguardare se stessi. Sanno che, ormai, c’è poco da inventare. Anche perché la gente comincia a incazzarsi. La scorsa settimana ci sono state manifestazioni qua be là. La settimana prossima, in un certo senso, potrebbe essere decisiva. E’, o dovrebbe essere, la settimana della consapevolezza.

In questa storia che comincia a diventare pesante segnaliamo tree anomalie: la mancanza di chiarezza sui fondi europei e due formidabili fonti di sprechi: il primo riguarda il Governo, il secondo l’Ars.

Prima anomalia. Da mesi segnaliamo la mancanza di chiarezza sul Fondo sociale europeo (Fse) e sul Piano di sviluppo rurale (Psr). Due miliardi di euro e rotti per il primo e idem per il secondo.

In un momento di grande difficoltà sarebbe bene che il Governo rendesse pubblici i veri ‘conti’ di queste due sezioni dei fondi europei. Come sono stati spesi questi soldi? C’è stato il cofinanziamento da parte della Regione o – questo è il nostro dubbio – sono, almeno in buona parte – finiti ne calderone della spesa pubblica improduttiva della Regione?

E’ normale che un Governo che dice di combattere la mafia nel nome della legalità non renda noto, a fine ciclo (parliamo infatti della Programmazione europea 2007-2013: e siamo alla fine dell’ultimo anno), il bilancio di oltre 4,2 miliardi di euro di spesa pubblica?

Seconda anomalia: Sprechi/Governo. Da oltre tre anni il Governo tiene costantemente 12 assessori ‘tecnici’ esterni all’Ars. Ognuno di questi signori si porta a casa 20 mila euro al mese. Fate il conto voi, cari lettori, quanto sono costati e quanto costano. Tutto questo mentre migliaia di dipendenti pubblici sono da due o tre mesi senza stipendio? E seria una cosa del genere? Non bastano i 20 mila euro al mese per i 90 deputati? Pure i 20 mila euro al mese per i 12 assessori ‘tecnici’?

Terza anomalia: Sprechi/Sala d’Ercole. Mentre succede tutto questo, tra due giorni l’attuale segretario generale dell’Ars, dottore Giovanni Tomasello, andrà in pensione a 59 anni. Le cronache hanno scritto che si porterà a casa una liquidazione di 1,5 milioni di euro. E una pensione pari a 13 mila e 500 euro.

Purtroppo i ‘numeri’ non sono questi: sono più alti. Una decina di giorni fa abbiamo chiesto al presidente dell’Ars, onorevole Giovanni Ardizzone, di rendere nota, con un comunicato ufficiale, qual è l’esatta cifra delle liquidazione del dottore Tomasello e qual è l’esatta cifra della pensione.

Non abbiamo ancora ricevuto risposta. Peccato. Peccato per il presidente Ardizzone, che è persona corretta e non dovrebbe nascondere questi ‘numeri’.

Ci rendiamo conto che non è bello rendere pubblici questi dati mentre migliaia di persone sono senza stipendio. Ma sono soldi pubblici e in democrazia queste cose non si nascondono. O no?

 


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