Distretto turistico, polemiche in consiglio «Manca l’assessore competente da 5 mesi»

«Una proposta venuta dall’alto, senza che in aula ci sia l’assessore competente. E nella proposta di delibera manca una pagina». Parole di Saro D’Agata, capogruppo del Pd in consiglio comunale, che inaugura una seduta piena di polemiche. Il dibattito sull’adesione al Distretto turistico del Sud-est si trasforma in una analisi sull’operato politico dell’amministrazione in materia di turismo. «Sono cinque mesi che manca un assessore competente a turismo e cultura – dichiara D’Agata -. La giunta ha approvato l’adesione a dicembre del 2010, in quest’anno doveva almeno presentarsi il sindaco in aula, mentre c’è solo la fotocopia della sua tessera del senato in allegato alla delibera».

D’Agata coglie nel segno: in un vistoso imbarazzo, l’assessore al bilancio Roberto Bonaccorsi, delegato dall’amministrazione a occuparsi del tema, dopo aver recuperato il foglio mancante nella proposta di delibera, si limita a presentare la proposta. «Si tratta della richiesta di adesione a uno dei 26 distretti turistici, società consortile pubblico-privata a responsabilità limitata, che comporta un onere di soli 1500 euro per il Comune. C’è la delibera di giunta, ma c’è bisogno del voto del consiglio per l’approvazione dello statuto. Dobbiamo sbrigarci, però, perché il decreto assessoriale scade il 25 gennaio». Bonaccorsi non nasconde il motivo della fretta: sono 44 i milioni di euro stanziati dalla regione per i distretti turistici, un affare potenzialmente vantaggioso per una città indebitata.

Da destra a sinistra si susseguono gli interventi dei consiglieri, tutti critici per l’operato dell’amministrazione. S’inizia da Manlio Messina, Pdl, presidente della commissione turismo e cultura, che dedica una «tirata d’orecchie all’amministrazione»: «Il turismo è importante e non si può solo parlare di piano regolatore. Ma voterò a favore». Puccio la Rosa, dalle file del gruppo misto, si concentra invece sui tempi stretti: «Con una adeguata programmazione il Comune poteva coinvolgere nell’adesione al distretto turistico Camera di commercio, Confindustria e altri soggetti istituzionali, con ben altri risultati». Duro invece l’intervento di Nello Musumeci, capogruppo de La Destra, che punta sull’orgoglio smarrito della città: «Siamo solo un numero in mezzo a un consorzio, questa è l’unica programmazione turistica. E poi lasciamo che Taormina sfrutti il nome dell’Etna, pur non entrandoci nulla, e che Siracusa, non Catania, si pubblicizzi insieme alle città barocche del Val Di Noto. Ci asterremo dal voto».

Conclude le dichiarazioni di voto Giovanni D’Avola, Pd ma dal banco del gruppo misto, che propone un’autocritica ai consiglieri. «E’ vero, non c’è programmazione turistica, ma i primi responsabili siamo noi – dice -. Quanti di noi conoscono le terme Achilliane, ad esempio? Manca la cultura del turismo a Catania, ma città come Modica e Siracusa hanno recuperato approfittando negli ultimi dieci anni dei fondi regionali».

Presenti appena 26 consiglieri su 45, poco sopra il numero legale. La proposta passa con 18 voti favorevoli. Sei gli astenuti: i tre consiglieri del Pd e i tre de La Destra in aula.

Da segnalare, nella fase delle comunicazioni dei consiglieri, le parole spese in solidarietà al writer Antonio Anc, multato per aver installato dei cartelli antimafia, dal giovane Manfredi Zammataro del gruppo La Destra, che sottolinea «l’eccessività di un verbale del genere in una città dove si lasciano stare cose più gravi». All’ordine del giorno ci sono ben 87 punti, 82 dei quali sono prese d’atto di debiti fuori bilancio per un totale che supera i due milioni di euro. Imposti all’amministrazione con provvedimenti giurisdizionali nel corso degli anni e, per la maggioranza delle proposte di delibera, riguardanti cooperative che hanno svolto servizi sociali per il Comune. Inseriti in un famigerato capitolo, il 4188, che si ripropone uguale fin dal 2009.

Lapidario e rapido il commento dell’amministrazione, per voce dell’assessore alle politiche sociali Carlo Pennisi. «Semplicemente si trattava di soldi dovuti per il servizio ai minori indigenti e ai minori sottoposti all’autorità giudiziaria, per i quali il capitolo di bilancio era insufficiente. Ora è adeguato e la situazione di dover ricorrere ai debiti fuori bilancio non dovrebbe più ripresentarsi». Aula disinteressata, nella quale si sente la voce del solito D’Agata: «Chiedo via emendamento la verifica della Corte dei conti». Giusto il tempo di votare il primo, 183 mila euro comprensivi di spese legali per l’educandato Regina Elena, e la seduta si scioglie per mancanza di numero legale. Si riprenderà stasera, numero legale permettendo.

[foto di Sim Dawdler]


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