Due giorni fa, Gaspare Ghaleb è stato convocato dalla procura di Marsala che è tornata a indagare sulla scomparsa di Denise Pipitone. Il ragazzo di origine tunisina, che è l’ex fidanzato di Jessica Pulizzi – la figlia di Anna Corona e Pietro Pulizzi e, quindi, sorellastra della bambina di cui si sono perse le tracce dall’1 settembre del 2004 a Mazara del Vallo – è stato sentito per sei ore come persona informata sui fatti. «Il mio assistito non risulta indagato», ha chiarito l’avvocato che lo assiste. Il nome di Ghaleb compare in una delle lettere anonime arrivata all’avvocato Giacomo Frazzitta che assiste Piera Maggio, la madre di Denise. L’uomo, che non si è mai fatto avanti, scrive di sapere tutto da 17 anni: «Sono sicurissimo al cento per cento ma non ho parlato prima per paura». Nella lettera scritta a mano con due penne di colore diverso, a stampatello e in un italiano piuttosto sgrammaticato, l’anonimo racconta che quella mattina si trovava in macchina nella zona del mercato, non distante dalla casa di via Domenico La Bruna da cui è scomparsa la bambina.
«Guardo dallo specchietto e vedo e sento una bambina piangere e gridare “Aiuto mamma“. Al lato guida c’era il tunisino, il ragazzo di Jessica Pulizzi – si legge nel foglio – La bambina era buttata dietro dalla signora (qui il nome viene blerato, ndr) che la teneva con i piedi oppure a lato messa bassa. La bambina talmente gridava forte aiuto che l’altra donna (anche qui il nome non si legge, ndr) s’è girata e le ha messo le mani sulla bocca per non farla urlare. Lui era fermo per il traffico a un incrocio, ha girato sul lato sinistro, accelerando come un pazzo». Una ricostruzione che, in parte, riprende la deposizione che il carrozziere della zona aveva reso ai carabinieri subito dopo i fatti. L’uomo aveva parlato di «un’auto blu che sfrecciava a tutta velocità. Mi ricordo che c’era una donna con i capelli biondi con una sfumatura rossa». Diversi sono i testimoni che, negli anni, hanno raccontato che alla guida di quella macchina ci sarebbe stata una donna.
Intanto, in procura diversi testimoni sono già stati convocati e ascoltati. Tra questi, oltre a cittadini comuni che hanno dichiarato di avere qualcosa da raccontare, ci sono anche l’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Lombardo e la pm Maria Angioni. È a lei, che per prima si era occupata della scomparsa di Denise, che adesso vengono contestati due fatti privi di riscontro: una telecamera che non funzionava davanti a casa di Anna Corona e i contenuti di una sit, ovvero quanto detto durante l’acquisizione di sommarie informazioni. Le indagini sono state chiuse e la pm rischia il processo. Indagati per false dichiarazioni ai pm anche i due turisti che avevano raccontato di avere visto Denise affacciata da una porta vicino alla reception dell’hotel Ruggero II (quello dove lavorava Corona) e di avere sentito la frase “Ma proprio qui la dovevi portare?“. La procura ha accertato che questo racconto, arrivato a 17 anni di distanza, è falso. Restano aperte, invece, le indagini sulla testimonianza di una donna che ha raccontato di avere ricevuto, quattro anni fa durante una cena, la confessione di una persona coinvolta nelle indagini che, pur senza avere troppa confidenza, le avrebbe confessato l’omicidio della bambina.
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