Crisi dei call center, prima Almaviva ora Qé Parla l’ad della ditta appaltatrice Transcom

Dopo anni di solidità, il mondo dei servizi telefonici alla clientela è oggi instabile. Prima la crisi che ha investito Almaviva e il rischio licenziamento per circa 2.988 lavoratori tra Palermo, Roma e Napoli; ora la scure che ha sfiorato il call center di Paternò. Una storia finita, per il momento, con 90 dipendenti che torneranno sul posto di lavoro grazie ai contratti di solidarietà previsti da un accordo tra sindacati e dirigenza. Al centro del fuoco delle rappresentanze dei lavoratori, per quanto riguarda quest’ultimo caso, era finito Roberto Boggio, amministratore delegato di Transcom, l’impresa che gestisce una delle due commesse di cui si occupa l’azienda di Paternò. L’industriale, secondo Davide Foti della Cgil, non avrebbe applicato «le clausole sociali, strumenti fondamentali per i quali il sindacato ha portato avanti una lotta pluriennale».

«Il signore che ha fatto questa dichiarazione non era sufficientemente informato – afferma Roberto Boggio – Noi siamo stati tra le prima aziende ad applicare le clausole sociali in Italia. Su alcune commesse, tra le quali quella Inps gestita da , cinque anni fa noi siamo subentrati a fornitori precedenti e ci siamo fatti carico del personale preesistente». «Queste misure tra l’altro – spiega l’amministratore – non sono ancora disciplinate dalla contrattazione collettiva, nonostante il governo abbia deciso che così dovesse avvenire». 

«Smentisco fermamente che noi abbiamo dato in subappalto la commessa di Enel energia – continua il dirigente bresciano – perché quest’ultimo non è un nostro cliente». Sulla seconda commessa, quella Inps, Boggio chiarisce che in realtà pur non avendo applicato vere e proprie clausole sociali «possiamo assimilare il nostro comportamento a queste ultime». gestiva alcuni servizi telefonici per conto di Inps prima della vincita di Transcom, ma «quando siamo arrivati abbiamo mantenuto l’occupazione, dando alla dirigenza ben cinque anni di tempo per trovare altri clienti per mantenersi sul mercato».

Il calo di volumi che oggi ha portato all’attuale situazione la struttura paternese, secondo Boggio, sarebbe un «fatto ciclico». «Chi fa questo lavoro deve mettere in atto un modello organizzativo flessibile, in grado di adattarsi a queste fluttuazioni.  ha difficoltà interne non certo causate da noi». Nonostante le due realtà oggi in bilico, Boggio – che è anche presidente di Assocontact (ramo di Confindustria che gestisce e tutela le imprese di call center – si dice fiducioso per il futuro del settore. «Ci sono grandissime potenzialità ma oggi purtroppo questo mondo è imbrigliato in tante burocrazie che non consentono di crescere come dovrebbe». Il principale freno allo sviluppo sarebbe da individuare nelle «storture del sistema competitivo». «Finché non si renderanno le regole uguali per tutti  – conclude il manager – noi ci troveremo sempre ad avere spostamenti occupazionali».

Mattia S. Gangi

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