Formazione e lavoro

Le due ricercatrici che portano la scienza siciliana in finale nazionale: «Serve uscire dai laboratori»

Raccontare un fenomeno scientifico a un pubblico generalista con un talk di appena tre minuti. Questo è FameLab – Talking Science, una competizione tra ricercatori e ricercatrici ideata nel 2005 dal Cheltenham Science Festival. Per essere efficaci, per colpire la giuria e il pubblico, serve chiarezza, semplicità, umorismo (perché no) e una buona interazione con gli oggetti che si portano sul palco: il regolamento di questo contest di divulgazione scientifica, infatti, non permette di usare slide, immagini o le classiche video-presentazioni. Si sta sul palco – come nella stand up comedy – solo che si parla di chimica e di fisica, di biologia e di farmacia; e quindi di particelle, di atomi, di spazio, del corpo umano e di una serie di argomenti potenzialmente infiniti.

In questi 16 anni FameLab ha assunto una dimensione internazionale e dal 2012 anche l’Italia è tra i Paesi in cui si svolge la gara. Le città italiane che stanno partecipando all’edizione 2024 sono 12, con Catania unica rappresentante della Sicilia. Le tappe sono quattro: due all’interno della propria università – la pre-selezione e la selezione finale – poi c’è la finale nazionale, infine quella internazionale. Alla pre-selezione catanese – che si è svolta il 15 aprile – hanno partecipato dieci persone, otto sono quelle arrivate alla selezione finale, che si è disputata il 18 aprile. A vincere sono state Maria Gulisano e Rossella Santonocito. Il prossimo settembre le due scienziate catanesi dovranno affrontare altre 22 tra ricercatrici e ricercatori, per tentare di conquistare la finale di Cheltenham (in Inghilterra), che si terrà a novembre. Trent’anni la prima, 27 la seconda, Gulisano e Santonocito sono entrambe alla prima esperienza a FameLab.

Maria Gulisano è assegnista di ricerca in Biochimica generale al dipartimento di Scienze del farmaco e della salute. «Si pensa che chi fa ricerca stia sempre in laboratorio a fare esperimenti e a seguire protocolli – dice Gulisano a MeridioNews – invece parte del nostro lavoro si concentra sulla divulgazione scientifica, sia in alcuni eventi accademici sia in contesti come FameLab». Rossella Santonocito, invece, è dottoranda in Chimica al dipartimento di Scienze chimiche. «Ogni anno mi dicevo che volevo partecipare a FameLab, ma poi non lo facevo mai (ride, ndr). Quest’anno ho deciso di farlo, per gioco, per mettermi alla prova». Sul palco della finale catanese Gulisano ha portato il talk Il potere della leptina; la comunicazione tra adipociti e cervello. «Non pensavo di superare la pre-selezione», dice Gulisano, che nel suo talk ha spiegato cosa fa la leptina, cioè «l’ormone della sazietà, il messaggero che gli adipociti – cioè le cellule del grasso – mandano al cervello, così da dare il senso di sazietà, il segnale di stop al cibo».

Per spiegare questo meccanismo Maria Gulisano si è affidata quasi unicamente alla parola; solo alla fine del suo talk si è servita del suo cellulare, spiegando che la comunicazione tra grasso e cervello è «come quella che avviene tra due persone su WhatsApp». La comunicazione «è la chiave che serve a far funzionare bene ogni rapporto – ha detto Gulisano sul palco – Ma si sa che ogni tanto ci sono delle incomprensioni. E se ce ne sono tra grasso e cervello, si verifica la leptino-resistenza». Prendendo come esempi le doppie spunte e i messaggi ricevuti ma non visualizzati su WhatsApp, Gulisano ha spiegato che questi difetti di comunicazione si verificano in persone sovrappeso e diabetiche. Rossella Santonocito, invece, ha accompagnato il pubblico e la giuria dentro una «puntata di MasterChef». Solo che gli ingredienti per la sua ricetta sono stati «una lampada, delle soluzioni colorate e un filtro bianco». Questi elementi erano contenuti in una Mystery Box, che è anche il titolo del talk di Santonocito.

Nei tre minuti a sua disposizione Santonocito ha spiegato come funziona il cortisolo, cioè «l’ormone dello stress», mostrando sul palco anche un sensore portatile per monitorare proprio lo stress. Per allenarsi prima della gara Santonocito ha fatto «diverse prove con persone totalmente diverse». Si è esibita davanti alle persone con cui fa sport e a gente con formazioni diverse, ma «mi hanno ascoltata anche mia mamma, mia sorella, mio cognato e mio nipote di quattro anni». Per la pre-selezione Rossella Santonocito ha «scritto tre storie, ma grazie ai feedback di chi mi ha ascoltata ho capito subito quale funzionava di più». Perché obiettivo di FameLab è proprio questo: far arrivare un concetto scientifico ai non addetti ai lavori.

Sia Gulisano sia Santonocito hanno detto al nostro giornale che nel loro futuro vedono «la ricerca e l’insegnamento all’università». Ma non escludono che nelle loro carriere la divulgazione possa avere un ruolo. E se Santonocito è aperta alla possibilità – «nella vita mai dire ‘no’» – per Gulisano «è parte integrante del mio lavoro. In futuro farò in modo di prendere parte a tutte le iniziative di divulgazione scientifica in qualsiasi forma verranno proposte». Intanto nel futuro prossimo di entrambe c’è una masterclass formativa di FameLab, che si terrà a giugno, poi la finale nazionale di settembre e – incrociamo le dita – la finale internazionale di Cheltenham.

Mauro Gemma

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