Coop, a rischio 400 posti nella grande distribuzione «Segnali allarmanti di possibile addio alla Sicilia»

La crisi della grande distribuzione ai piedi dell’Etna avvolge anche la Coop. La storica catena di supermercati, gestite sotto il marchio delle cooperative da più di settant’anni, in Sicilia sembra non navigare più in acque tranquille. Lo sciopero di ieri mattina al centro commerciale Katanè di Gravina di Catania ha sdoganato quelle che da qualche mese sembravano soltanto delle frizioni interne.

Alla mobilitazione dei lavoratori all’ingresso del supermercato hanno partecipato anche le sigle sindacali di categoria: Cgil, Cisl, Uil, Filcams, Fisascat e Uiltucs Catania. La contestazione al gruppo bolognese è principalmente quella dnon avere rispettato gli accordi stipulati nel 2017, quando Coop Sicilia e Coop Alleanza 3.0 – gruppo di sud e nord Italia -, avevano promesso di aumentare il numero di punti vendita, garantendo l’occupazione degli esuberi che si erano creati a causa di perdite di fatturato sempre più ingenti. Per il momento, i lavoratori a rischio sarebbero 400 e tutti in provincia di Catania, ma la crisi potrebbe allargarsi a macchia d’olio in tutta la regione.

«Non c’è stata nessuna apertura dei sette nuovi punti vendita promessi e nessun rilancio aziendale, piuttosto si sono ridotti i metri quadri dei negozi – osserva a MeridioNews Rita Ponzo di Cisl -. Dall’altro lato, però, i lavoratori sono stati spremuti e hanno pagato con la flessibilità e con i contratti di solidarietà». In tutto ciò, non si sono rinnovati i contratti per i fitti dei locali, che sono stati prorogati fino a settembre. E, come se non bastasse, non sarebbero stati rinnovati i contratti dei dipendenti, sempre come auspicato dall’azienda da accordo principale, costringendo i lavoratori a non beneficiare di ammortizzatori sociali.

Una crisi, questa del marchio Coop, che si va ad aggiungere al periodo nero per il settore della grande distribuzione in tutto il Catanese. Non solo i grandi marchi nazionali vanno via dal territorio: il gruppo Fortè, del patron del Calcio Catania Antonino Pulvirenti, naviga a vista e il destino è appeso a un sottile filo. Soprattutto dopo le perquisizioni delle scorse settimane a opera della guardia di finanza.

«In una situazione in cui l’azienda sembra non volere un confronto, l’unico mezzo che abbiamo è lo sciopero – continua la sindacalista  tornando su Coop -. La grande distribuzione ha subito un picco senza precedenti. In questo scenario, Coop aveva la possibilità di allargarsi, ma non lo ha fatto: l’unica risposta è stata quella di un dislocamento di alcuni settori al nord Italia. Tutti segnali di una situazione per niente tranquilla, che alimenta sempre più l’ipotesi che il gruppo voglia andare via da Catania e dalla Sicilia».

Al momento, non si registrano vertenze da parte dei lavoratori. I dipendenti assunti con contratti di quaranta ore, effettivamente, ne svolgono venti: «L’azienda rimane creditrice di venti ore col lavoratore: siamo preoccupati che queste ore che finora non espletate vengano poi fatte pesare sulle buste paga», conclude Rita Ponzo. Secondo Davide Foti della Cgil, però, quest’ultima possibilità è stata scongiurata dai vertici dell’azienda attraverso una lettera. «Si sa che è stato fatto un consiglio di amministrazione nazionale, si sa che ci sono delle turbolenze interne, ma a noi e ai lavoratori formalmente non viene detto nulla – fa notare Foti -. Questi sono tratti preoccupanti e per cui già ci stiamo mobilitando», Adesso si aspetta un punto di svolta da parte dei vertici nazionali della Coop. Il 3 marzo si sarebbe dovuto svolgere a Bologna un incontro tra le segreterie sindacali e i rappresentanti della cooperativa per discutere della questione, ma l’incontro è stato rinviato a data da destinarsi a seguito dell’emergenza dovuta al coronavirus


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