Conte-bis, Corrao attacca la trattativa Di Maio-Pd «A loro ministeri chiave, faranno le riforme in Ue»

Il governo M5s-Pd ha emesso appena i primi vagiti, ma c’è già chi ne critica le fattezze. E poco c’entra il parto estenuante. Le prime critiche infatti piovono da Bruxelles ma arrivano per bocca di Ignazio Corrao, l’eurodeputato cinquestelle che da qualche settimana è tornato a lavorare al parlamento europeo dopo avere ottenuto la riconferma alle elezioni di maggio. Corrao in questi anni è stato vicino anche alla politica nostrana, gestendo – su indicazioni dei vertici romani – il Movimento in Sicilia nei momenti più delicati. Oggi però è proprio dal politico trapanese che arrivano parole non certo dolci per come è stata gestita la trattativa con il nuovo alleato di governo, dopo la rottura agostana con Matteo Salvini. 

Corrao, il governo Conte-bis ha appena giurato. Qual è il suo giudizio sulla nuova rosa di ministri?
«Non sono per nulla soddisfatto né contento».

Come mai? Era meglio la vita con la Lega?
«Non c’entra questo. Anzi da cittadino dico che un governo con il Pd è meglio di uno con Salvini. E questo l’ho sempre pensato, anche l’anno scorso quando spingevo per una trattativa con i dem. D’altra parte, per quanto possa essere coinvolto in faccende orripilanti, il Partito democratico almeno non è un partito razzista, nordista e che semina odio nella popolazione».

E allora cosa c’è che non va con il nuovo esecutivo?
«La scelta dei ministri è stata pessima. Abbiamo ceduto su tutti i dicasteri fondamentali. In sede di negoziazione sembrava che fosse il Pd ad avere il 32 per cento e non noi. Tutti i ministeri importanti in chiave europea sono andati a loro. All’economia ci sarà Roberto Gualtieri che è stato eurodeputato, praticamente la manovra finanziaria se la faranno qui a Bruxelles. E anche agli Affari europei è stato nominato un esponente dem». 

Senza dimenticare la designazione di Paolo Gentiloni come commissario europeo.
«Quello è l’errore più madornale. Il commissario europeo vale tre o quattro ministeri. In questi giorni più volte la deputazione europea del M5s ha spinto affinché il Movimento facesse valere il proprio peso e designasse una propria figura come commissario. L’abbiamo detto a Conte e anche Di Maio. Non ci è stato risposto nulla, nonostante larga parte delle cose che possono essere fatte da uno Stato vadano contrattate con l’Ue».

Di Maio ha deciso di spostarsi dallo Sviluppo economico agli Esteri. Assicurando che anche dalla Farnesina lavorerà allo sviluppo delle relazioni economiche con i Paesi emergenti.
«Il ministro degli Esteri coordina la diplomazia, è un lavoro diverso. Il perché abbia deciso di accettare il cambio di dicastero andrebbe chiesto a lui».

Un compromesso figlio del volerci essere a tutti i costi?
«Credo che certe valutazioni possano essere fatte in autonomia».

Qual è il giudizio in chiave siciliana?
«Altrettanto negativo. Tutti i ministeri strategici per il Sud – Agricoltura, Mezzogiorno, Infrastrutture – sono in mano al Pd, un partito che ha governato per anni ma che non ha mai dimostrato di volere investire seriamente al Sud».

Nei giorni scorsi si vociferava della possibilità che Giancarlo Cancelleri potesse prendere il posto di Toninelli, grazie anche alla vicinanza a Di Maio.
«E invece così non è stato. Con Giancarlo avremmo avuto la garanzia che l’attenzione sui cantieri siciliani non sarebbe mai venuta meno. Adesso avremo un ministra dem (Paola De Micheli, ndr) e non credo possiamo aspettarci cose buone».

Parlando di infrastrutture, a tenere banco ultimamente è stata la querelle sulla Catania-Ragusa.
«Beh, considerato che Faraone ci ha fatto anche una marcia, mi viene da pensare che si farà di certo e anche in fretta adesso».

Alle politiche per il Mezzogiorno c’è però Giuseppe Provenzano, che con lo Svimez negli anni scorsi ha più volte parlato bene dell’esigenza di creare un reddito di cittadinanza.
«Non lo conosco personalmente. Spero lavori bene, ce n’è bisogno».

Che vita avrà questo governo? Durerà di più rispetto a quello con Salvini?
«Per me si arriverà fino alla fine della legislatura. Per due motivi: l’elezione del presidente della Repubblica, per la quale nessuno vorrà rischiare venga fatta con una maggioranza di destra, e per il taglio dei parlamentari».

Vada per il capo dello Stato, ma il taglio dei parlamentari che c’entra? Rischio di poltronismo anche in casa cinquestelle?
«Si chiama potere di autoconservazione e nessuno ne è immune. Il parlamento italiano, soprattutto a causa di una legge elettorale anticostituzionale di certo non voluta da noi, è formato soltanto da nominati».


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