Costruire realtà di eccellenza e di riscatto, utilizzando l’impresa come strumento per raggiungere benefici nell’interesse collettivo. Un matrimonio, quello con il terzo settore, che per Libera Terra ormai dura da più di 15 anni. Adesso per la cooperativa, che si occupa di recupero e riuso dei terreni confiscati alla mafia, è arrivato il momento di compiere un altro passo avanti e calarsi ancora di più nella realtà del territorio. Da questa ricerca nascono i biscotti artigianali salati Cecireddi Libera Terra, grazie alla collaborazione del Consorzio Libera Terra Mediterraneo con Cotti in Fragranza, il laboratorio artigianale di prodotti da forno che crea e sforna bontà dentro il carcere minorile di Palermo. Promuove così una stabile inclusione nella società e nel mondo del lavoro dei giovani del Malaspina.
Il Consorzio «racchiude nove cooperative sociali in quattro regioni italiane – spiega Valentina Fiore, Ad del Consorzio Libera Terra Mediterraneo Coop.Soc -. Il recupero dei terreni avviene attraverso la realizzazione di prodotti biologici, agroalimentari e vitivinicoli, e l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Ma anche attraverso la riscoperta delle nostre tradizioni enogastronomiche. Siamo ormai in una fase avanzata del progetto e abbiamo cercato di capire quale poteva essere un ulteriore step di crescita, puntando sull’attenzione al territorio e sulla ricaduta positiva che può avere un bene confiscato riassegnato per uso sociale. Da lì è nata l’idea di individuare soggetti cooperativi che hanno il nostro stesso approccio al lavoro e alla produzione».
L’incontro con Cotti in Fragranza, spiega Fiore, significava condividere Libera Terra, e tutto quello che significa, con qualcun altro che avesse le stesse finalità, e insieme una maggiore contaminazione col territorio: «L’idea di una ricetta nuova, fatta con i nostri ingredienti, è nata un po’ per provare e sperimentare e devo dire che dopo alcuni tentativi, grazie anche allo chef Catalano, siamo riusciti a individuare effettivamente un prodotto valido, originale che tiene insieme le caratteristiche delle due cooperative sociali: la qualità, la genuinità, l’origine delle materie prime. L’eccellenza agroalimentare con una finalità di interesse collettivo».
Ma l’esperienza non si vuole fermare qui. L’idea è anche quella di coinvolgere i ragazzi che lavorano al laboratorio in percorsi di scambio e di confronto con le realtà che gestiscono beni confiscati. «Pensiamo di portarli sui terreni confiscati – aggiunge l’ad – e fargli capire le nostre modalità produttive, per conoscere realtà che esistono sul territorio, storie che non sono state semplici. Ad esempio chi ha scelto di andare a lavorare in una cooperativa nel corleonese, ha fatto una vera e propria scelta di vita, non ha scelto soltanto un lavoro. Questo potrebbe motivarli anche in vista di una loro scelta futura. Speriamo che questo percorso possa essere un elemento di arricchimento anche a livello personale».
Una ricetta nuova, si diceva: farina di ceci, l’olio extra vergine di oliva, la marmellata di limoni.Per Libera Terra questa è una delle collaborazioni che sta cercando di attivare, andando a cercare chi vede l’impresa come puro strumento per ottenere obiettivi concreti e autosostenibili nel tempo. «Tra le colture tipiche e le ricette, gli ingredienti della nostra tradizione- conclude Fiore – per noi è un orgoglio riuscire a portare nel mondo anche storie della nostra terra di qualità, di eccellenza e di riscatto».
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