Ormai il partito è una polveriera, dopo l'esclusione da Whatsapp di Igor Gelarda, fondatore del gruppo consiliare a Palermo, e le liti interne per gli assessorati nel capoluogo, la nuova polemica col leader di Sicilia Vera
Caos Lega, all’interno del partito ormai è tutti contro tutti Figuccia attacca, De Luca risponde: «Voleva venire da noi»
La Lega siciliana è nel pallone. La nota di Igor Gelarda, capogruppo uscente e non rieletto al consiglio comunale di Palermo ha portato a galla una serie incredibile di criticità che fino a quel momento navigavano sotto traccia. Una crisi che non è solo quella di un partito che ha incassato meno di quanto non si aspettasse alle ultime Amministrative su tutti i terreni di sfida, ma è figlia di una campagna acquisti quanto meno eterogenea fatta negli ultimi anni, che ha portato a fortissime tensioni interne che gravitano attorno all’assegnazione delle poltrone. Tensioni che ci sono a Palermo, dove Gelarda, espulso per vie traverse, con la rimozione silenziosa dai gruppi Whatsapp di partito dopo avere criticato la lontananza dai territori e la decisione di cambiare nome e simbolo a un mese dal voto, si toglie dalla corsa per un assessorato. La Lega ne vorrebbe due, ma sarà missione praticamente impossibile, nonostante le aspettative di Sabrina Figuccia e Alessandro Anello che valutano l’uscita dal partito qualora i desiderata non dovessero essere accontentati.
E a proposito di Figuccia, Vincenzo, fratello di Sabrina, deputato regionale, è finito in una polemica con Cateno De Luca, che non ha preso bene le parole di richiamo all’unità del leghista, che ha ritenuto «finito il tempo delle false rivoluzioni alla Crocetta e delle scimmie urlatrici». Pronta la risposta di Sicilia Vera, con il portavoce Ismaele La Vardera che rivela che proprio il nome di Vincenzo Figuccia era tra quelli di quei sedici deputati regionali uscenti che avrebbero chiesto asilo a De Luca ricevendo in cambio picche. «Quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba – dice La Vardera – Figuccia ci ha cercato più volte per essere ospitato nelle nostre liste ricevendo un secco no. Per una semplice regola che abbiamo imposto: non candidiamo deputati uscenti. Figuccia, dopo la sorella eletta al consiglio comunale, insegue il sogno di essere rieletto al parlamento, e magari il papà andrà al parlamento nazionale così da poter realizzare il sogno della Figuccia family al potere in ogni consesso politico che esista. Noi continuiamo la nostra rivoluzione volentieri anche senza di lui».
Parole a cui è seguita una concitata diretta Facebook del deputato, che denuncia tradimenti e coltellate alle spalle da parte di «un amico». Se la prende con Cateno De Luca, pur senza nominarlo e con il suo stuolo di «Iene che poi minacciano» e perde più volte la calma e le staffe, pur chiedendo di smetterla con la teatralizzazione del discorso politico. Insomma, grosse grane per Matteo Salvini e per il suo luogotenente, Nino Minardo, la cui autorità è indebolita da un partito locale che sembra sempre più essere al di fuori di ogni controllo. E ancora è d’attualità la vicenda di Gelarda, che – lui sì – ha preso un caffè proprio con De Luca, ma ripone ancora fiducia nell’intervento del leader nazionale del partito dal quale non si capisce se sia stato cacciato o meno.