Camera di Commercio, Agen smentisce il dissesto «Notizie errate dettate da interessi su aeroporti»

«L’aver messo per scelta di correttezza le voci pensioni e accantonamenti nel bilancio ci ha esposto a speculazioni alle quali risponderemo». Lo ha detto incontrando i giornalisti a Catania il presidente della Camera di Commercio Sud Est Sicilia Pietro Agen, che ha smentito le notizie diffuse a mezzo stampa secondo le quali l’ente camerale sarebbe vicino al default. Era stato un comunicato del Codacons a lanciare l’allarme. In una nota l’ente guidato da Agen sottolinea che «Non esiste alcun problema di cassa in considerazione del deposito di oltre 70 milioni di euro». La Camera vanta inoltre «Un tempo di pagamento delle fatture di 6,46 giorni di anticipo rispetto alla data di scadenza, che è di 30 giorni. Al netto delle pensioni il bilancio chiude dunque con un utile di circa 4 milioni all’anno». 

«Le richieste di commissariamento che si sono accompagnate alla notizia, assolutamente errata, del default – ha aggiunto – sono dettate da interessi multipli e la posta in gioco è indubbiamente quella degli aeroporti Sac di Catania e Soaco di Comiso, che fanno gola anche alla politica non sana. Abbiamo giàricevuto parecchie telefonate allarmate da istituti bancari e da media nazionali di settore. Abbiamo dunque subito un danno. Ma la verità è che stiamo lavorando in sintonia sia con il presidente della Regione Nello Musumeci, che con il sindaco di Catania e dunque con gli enti soci. Si va verso la privatizzazione, per scelta consapevole, vendendo circa il 70 per cento degli aeroporti. Abbiamo incontrato player di caratura mondiale e, se fossimo in default, non potremmo neppure procedere. La Camera di commercio di Catania è invece la più sana in assoluto. Non lo dico io. Lo dicono i numeri»

Per Agen ciò che induce all’errore nella lettura dei bilanci camerali risiede proprio nella soluzione al problema pensioni. «Invece – ha sottolineato – è proprio quello che stiamo applicando, e cioè versare dai 6 ai 7 milioni annui su un fondo di un istituto che possa erogare i vitalizi. Ci vorranno vent’anni per frazionare il fondo, ma avremmo risolto il problema ed evitato che l’ente a medio termine possa entrare in sofferenza. A quel punto chiuderemo con non meno di 5 milioni di utili all’anno».


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