Il diritto all'indignazione dovrebbe essere codificato per rendere liberi quanti, da uomini liberi, detestano il politicamente corretto. Questa affermazione forte, forse fuori le righe, mi nasce spontanea leggendo, qua e là, i tanti commenti, post mortem, di intellettuali e politici su vincenzo consolo. Commenti ipocriti, carichi di luoghi comuni, dell'insignificante fraseologia che l'obbedienza a codici salottieri impone. Molta di quella gente che tesse le lodi dello scrittore defunto, che ne traccia profili poco veritieri, fino a ieri ne aveva parlato male, ne aveva sottolineato i difetti, ne aveva evidenziato i limiti. Perché, per chi non lo sapesse, consolo era in verità un intellettuale profondamente antipatico, spesso incapace di riconoscenza e sempre pronto a manifestare l'aristocrazia di un sapere che ad altri mancava.