Migranti bloccati nell’hotspot, scoppia la protesta Atti di autolesionismo. «Manca l’acqua nelle docce»

«Abbiamo finito la quarantena, siamo qui da quasi un mese. Manca l’acqua, il cibo non è buono. Non ce la facciamo più». Il racconto arriva dall’hotspot di Lampedusa, dove attualmente si trovano oltre un centinaio di persone che denunciano condizioni di vita scadenti, al punto che più di uno ha già compiuto atti di autolesionismo nel tentativo di attirare l’attenzione delle autorità ed essere trasferito. «Ci stiamo tagliando tutti – racconta Chokri, 30 anni, dopo avere inviato le fotografie di braccia e gambe sanguinanti – Siamo trattati come gli animali». 

La permanenza all’interno del centro di identificazione è condizionata dall’emergenza Covid-19 e dalla necessità di evitare che i contagi possano propagarsi con gli sbarchi dei migranti, nella consapevolezza che la situazione epidemiologica in Libia è tutto fuorché chiara. I dati ufficiali dicono che finora nel paese nordafricano, principale hub per le partenze dei barconi, sono 61 i contagi e due i decessi, ma sull’attendibilità dei numeri i dubbi sono molti. Qualche settimana fa, il governo italiano ha dichiarato di non considerare più i porti italiani place of safety, un messaggio che è sembrato rivolto direttamente alle Ong impegnate in mare. Resta però la questione degli sbarchi autonomi. Come nel caso di Chokri.

«Siamo arrivati con un gommone, da soli. Dietro di noi altri due gommoni hanno finito la benzina e sono affondati, sono morti tutti – va avanti il 30enne – Io sono stato già una volta in Italia, per undici anni, ho mia moglie che vive in Germania ma sono bloccato qui». Chokri, e con lui altre decine di migranti, non si spiega il motivo per cui nonostante abbia finito i quindici giorni di quarantena non viene trasferito. Al momento, gli ospiti del centro non stanno indossando le mascherine. «Non possiamo lavarci, la doccia non funziona, neanche il lavandino», aggiunge. Per partire dalla Libia racconta di avere pagato. «Sono stato quattro mesi lì, ci hanno menato, sono successe cose brutte», assicura. Specificando di avere pagato cinquemila euro, «perché non vogliono soldi con la loro moneta, noi cambiamo i soldi in Marocco».

«Il problema della permanenza dentro l’hotspot oltre i 15 giorni deriva dal fatto che ci sono stati più sbarchi e i migranti arrivati dopo hanno causato la ripartenza del conteggio – dichiara a MeridioNews il sindaco di Lampedusa Totò Martello – Non sono a conoscenza di atti di autolesionismo, ma segnalerò il caso in prefettura». Il primo cittadino annuncia poi che la situazione potrebbe sbloccarsi nei prossimi giorni. «Domani dovrebbe finire la quarantena anche per gli ultimi arrivati e verranno fatti i tamponi a tutti. La fornitura è già qui. Se tutto va bene – conclude il sindaco – potrebbero essere trasferiti presto».


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