In Aula il governo regionale è rappresentato dal solo Gaetano Armao, che difende la sua manovra, su cui sostiene pesi la mancata conclusione delle trattative con Roma «che potranno dare ossigeno a una legge che soffre di asfissia strutturale»
Bilancio, scontri su tagli e ritardi durante la discussione Cracolici: «Ritardi colpa dei conti che non corrispondono»
La Sicilia affronterà i primi giorni di maggio in gestione provvisoria. Sembra ormai quasi impossibile che l’Assemblea regionale siciliana riesca ad approvare il bilancio di previsione entro la deadline del 30 aprile. Inoltre, l’opposizione ha chiesto e ottenuto da par suo più tempo per preparare e presentare gli emendamenti per la Finanziaria, con scadenza fissata al due maggio a mezzogiorno. Intanto a palazzo dei Normanni è iniziata la discussione, con le opposizioni che sono andate all’attacco del governo regionale, rappresentato in Aula dal solo assessore all’economia, Gaetano Armao in una delle prime volte della storia in cui un presidente della Regione non si presenta per seguire personalmente i lavori, come fa notare nel suo intervento il deputato del Movimento 5 stelle Luigi Sunseri.
Oggetto del contendere, come previsto, il miliardo di euro di fondi congelati e i tagli orizzontali alle spese di circa il 41 per cento per un provvedimento che si prospetta lacrime e sangue per i siciliani. «Abbiamo l’impressione che a differenza degli altri anni scongelare questo miliardo di somme bloccate non sarà così semplice – interviene in Aula il segretario regionale del Partito democratico Anthony Barbagallo – È un bilancio che distingue figli e figliastri. L’elenco dei figli è quello della tabella 6: i teatri pubblici sono sottoposti a tagli, mentre un’associazione trapanese non subisce tagli. C’è il congelamento delle risorse per lo sport, mentre altri capitoli vengono liquidati per intero, così come per intero sono liquidate feste e sagre che possono fare comodo in campagna elettorale».
«Ascrivere al governo regionale i ritardi non solo è ingiusto, ma anche autolesionista, perché dovremmo provare a portare risultati da Roma – dice Armao difendendo in Aula il suo operato – Quando le situazioni sono connesse a rapporto tra Stato e Regioni, un fronte comune tra maggioranza e opposizione credo sia opportuno. Si può dissentire, ma sul riconoscimento delle minori entrate non credo ci sia né un colore né un altro, ma un diritto dei siciliani di avere riconosciute le minori entrate che lo Stato deve coprire, nell’interesse dei siciliani, come ha fatto con alcuni Comuni, come Milano, e non ha fatto con alcune Regioni».
Se la prende dunque con Roma il vicepresidente della Regione. D’altra parte, se si è arrivati a fine aprile senza una legge di bilancio, secondo l’assessore con delega all’Economia, lo si deve anzitutto ai tanti tavoli aperti con il governo centrale, da quello sul Preu (il prelievo erariale unico) e quello sullo split payment dell’Iva, passando per quello di confronto sulla riscossione dei fondi derivati dalle accise per permettere un maggior concorso della finanza pubblica nel campo della sanità e alle incertezze legate alle somme che la Regione sarebbe riuscita a ottenere da quei tavoli. «Fondi che potranno dare ossigeno a un bilancio che soffre di una asfissia strutturale», spiega ancora Armao.
Tesi che non convincono l’opposizione, con il dem Antonello Cracolici che chiede addirittura lo scioglimento dell’Assemblea per grave inadempienza statutaria. «Tutto quello che ha proposto oggi il governo con questa cosiddetta manovra era già evidente nel mese di gennaio – dice – quando sono venuti qui a chiederci un esercizio provvisorio della durata di quattro mesi, tempo necessario per chiudere i tavoli negoziali, pur sapendo bene che non era prevedibile che gli accordi potessero concretizzarsi entro il mese di aprile. Quello che il governo ci ha dato oggi, in fondo, poteva darcelo nel mese di gennaio: accantonamenti. Questa può essere definita la Finanziaria dei tavoli. Non si dice però la verità: i ritardi ci sono perché i conti non corrispondono». E c’è chi, come Nello Di Pasquale, altro esponente del Pd, che accusa: «Avete cercato di azzerare il ruolo del parlamento, avete ucciso la partecipazione».