La lunga e folle giornata della politica siciliana si conclude con la legge di stabilità pronta per essere votata tra minacce e polemiche. Al momento, però, appare molto difficile che si riesca ad approvare entro il 30 aprile
Assemblea regionale, incardinata la legge di bilancio Tra deroghe date per eccezioni e assenze di protesta
La manovra finanziaria è stata incardinata. Era inevitabile, i tempi sono stretti e se il bilancio non verrà approvato dall’Assemblea regionale siciliana entro il 30 aprile, è stato minacciato persino il rischio di commissariamento della Regione e scioglimento dell’Assemblea, anche se non è propriamente così e il pericolo e di là dal concretizzarsi. In ogni caso, in due giorni va fatto quello che non si è riusciti a fare in mesi, con una finanziaria che è arrivata in Aula senza nemmeno passare per la commissione Bilancio, prima volta nella storia della Regione. «Un’eccezione, non una deroga», dice il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè prima di sospendere la seduta e rinviare tutto a dopo cena. Un lasso di tempo in cui la commissione deputata ha potuto finalmente esprimersi sul bilancio di previsione, anche se senza alcuni membri dell’opposizione. Tra questi Luigi Sunseri e Nuccio Di Paola del Movimento 5 Stelle, assenti per protesta.
«Assieme a gran parte delle forze politiche non ci siamo presentati alla commissione Bilancio che il presidente Savona voleva portare avanti – fanno sapere – Visto l’andazzo, era praticamene inutile. Vedremo in aula come andrà a finire». La folle giornata del governo siciliano era cominciata con l’arrivo del parere dei revisori dei conti sulla finanziaria, parere alla fine positivo, ma che ha costretto la giunta ad apportare diverse correzioni riguardo perlopiù il fondo pluriennale vincolato, per una cifra non corrispondente che si aggira attorno ai 300 milioni di euro.
A ballare è ancora quasi un miliardo di euro di tagli fatti in maniera trasversale, compresi i soldi della differenza tra i 780 milioni di euro concessi alla Sicilia in maniera forfettaria dal governo centrale per le minori entrate previste causa Covid durante lo scorso anno e i 714 milioni quantificati dal dipartimento delle Finanze, una differenza che non si sa ancora di preciso se dovrà tornare a Roma o potrà restare nelle casse regionali e che nel frattempo resta congelata, così come la quota relativa alla compartecipazione dei privati nella spesa pubblica per i fondi europei. Domani mattina si tornerà tra i banchi di sala d’Ercole per la discussione generale, mentre sabato si entrerà nel vivo con la discussione degli emendamenti, nonostante il poco tempo concesso alle varie forze politiche per prepararli e proporli.
Verosimilmente però si andrà avanti a oltranza, con l’Ars che potrebbe lavorare anche il primo maggio, ma certamente non dal tre all’otto. In un clima solo in apparenza disteso, tra le vibrazioni sul fronte politico anche l’assessore Toto Cordaro ha esplicitato il suo sostegno nei confronti dell’ex collega Roberto Lagalla alle elezioni palermitane, suscitando le ire di Cantiere popolare, il suo partito, che decide di metterlo alla porta, nonostante la solita predica rivolta all’unità da parte di Cordaro. E con l’assessore al Bilancio Gaetano Armao che continua a dirsi tranquillo per il lavoro effettuato, ci si prepara a una nuova giornata di fuoco in cui non si escludono sorprese.