Anniversario della battaglia di Capo d’Orlando, latitanti le istituzioni siciliane…

Dal Fronte nazionale siciliano, riceviamo e volentieri pubblichiamo, un articolo che commemora  la  battaglia di Capo d’Orlando del 4 luglio 1299. Un momento importantissimo della storia siciliana che però le istituzioni continuano ad ignorare.  “Ricorre l’anniversario della epica battaglia nella quale, il 4 luglio del 1299, a Capo d’Orlando, la parte della flotta siciliana, che potremmo definire “retroguardia”, pur essendo in condizioni di netta inferiorità, affrontò da sola e coraggiosamente la grande e potente flotta aragonese e filo-angioina, comandata dall’ammiraglio Ruggero di Lauria, di ben dieci volte superiore per numero di uomini e per navi.

La flotta siciliana si sacrificò fino all’ultima nave e fino all’ultimo uomo. I Siciliani compirono prodigi di valore e misero più volte in difficoltà gli Aragonesi. Dicono gli storici che il mare antistante Capo d’Orlando diventò di colore rosso per il sangue versato dai combattenti siciliani e dai loro nemici. Questi ultimi furono formalmente i vincitori, seppure a carissimo prezzo. Restarono alla fine padroni del campo. Le loro perdite furono, però, enormi; le loro forze furono fiaccate ed il loro morale era distrutto. I filo-angioini non erano più nelle condizioni di attaccare la Città fortificata di Messina. Quest’ultima sarebbe stato, infatti, l’obiettivo del Comando Italo-Franco-Aragonese, se la retroguardia dell’Armata navale siciliana non l’avesse affrontato tanto duramente.

Cosa era successo, prima dello scontro finale, alla flotta siciliana? E’ presto detto: FEDERICO III, Re di Sicilia, avvisato dell’avvicinarsi della flotta nemica, le era andato incontro con una altrettanto agguerrita armata navale. Lo scontro fu impegnativo fin dall’inizio. Poichè la giornata del 4 luglio 1299 – tuttavia – fu particolarmente calda, Federico III prese un’insolazione e crollò a terra. In un primo tempo fu ritenuto morto. La vicenda allarmò i Comandanti delle varie navi, che decisero di “sganciare” e di fare tornare a Messina Federico III, per tutelarne la persona e per garantire la sicurezza della Dinastia reale siciliana, nonchè la stessa Sicilia.
Nonostante le proteste di Federico, si procedette ad attuare il “Piano di sicurezza”, lasciando che la battaglia continuasse comunque. La prima parte dell’Armata di mare siciliana fu, pertanto, destinata a fare da scorta al Re; la seconda fu utilizzata in funzione di “cuscinetto” fra il Re e l’eventuale flotta comandata dal Lauria (qualora quest’ultima avesse deciso di inseguire il Re o di assaltare, ad ogni costo, il porto di Messina). Questa parte di flotta era comandata da BLASCO D’ALAGONA. La terza parte della flotta siciliana, della quale abbiamo già parlato, avrebbe dovuto continuare a tenere testa e, – se fosse stato possibile, – a tenere occupata, bloccandola, la flotta nemica nelle acque antistanti la Città di Capo d’Orlando.
La prospettiva di una “RESA” al nemico fu scartata a priori. E fu così che ai Combattenti Siciliani della “retroguardia” toccò l’onere e l’onore di svolgere il ruolo che gli Spartani, guidati da LEONIDA, avevano avuto alla battaglia delle TERMOPILI. Avevano, cioè, salvato la Patria a costo della loro vita!
Fu, quello del 4 luglio 1299, un evento storico che il Comune di Capo d’Orlando, da qualche anno, ricorda. Ringraziamo quell’Amministrazione e i Cittadini tutti.
Ci preme, tuttavia, sottolineare che, sia l’FNS sia in particolare il suo Presidente, Prof. Corrado MIRTO, (che è il massimo storico, vivente, della Guerra di Novanta anni che fece seguito alla Rivoluzione del Vespro), abbiano più volte stigmatizzato il fatto che analoga sensibilità e consapevolezza non abbia ancora dimostrato il Parlamento Siciliano né le Istituzioni Regionali ai vari livelli.

Vogliamo ricordare che non pochi poeti siciliani hanno dedicato bellissime poesie, nel tempo, a quell’evento, per il quale la Nazione Siciliana ebbe a dimostrare di avere diritto ad un futuro più degno. A tal proposito, riportiamo di seguito la poesia del nostro poeta contemporaneo Giovanni Basile.

A N T U D U !

Palermu, 3 Giugnettu 2012
‘U SIKRITARIU PULITIKU FNS
Pippu SCIANO’

 

‘A BATTAGGHIA NAVALI DI CAPU D’ORLANNU

Lu mari di Capu d’Orlannu
ancora lu cunta, di quannu
addivintàu russu di sangu.

Era l’arba d’’u Quattro Lugghiu
Milliduicentunovantanovi
e ‘u suli abbruciàva lu ciàtu.

A ‘dda banna, ‘i Ragunìsi
c’’u re Giacomu secunnu
e l’ammiràgghiu Ruggeru Lauria.

A ‘ka banna, i curaggiùsi
surdàti e marinari Siciliani,
c’addifinnèvanu ‘a Nazziùni nostra.

Li cumannàva Fidirìcu terzu,
amatìssimu Re di Sicilia
e surdàtu forti e valurùsu.

Li navi nnimìci èranu kiu’ assa’,
ma li Siciliani cummattèru
comu liùna, c’’u sangu all’occhi.

Doppu sei uri di battagghiàri,
Fidiricu, pi’ lu càudu, assintumàu
e fu purtàtu ‘n salvu a Missina.

Arriddùtti troppu picca, e senza lu Re,
li valurùsi surdàti Siciliani
nun s’arrinnèru, e foru stirminàti.

Ah! Chi jornu fu chiddu!
Tutt’u munnu vitti, ‘n’àutra vota,
‘u valuri e ‘u curàggiu d’’i Siciliani.

E doppu setticèntu anni, e pi’ sempri,
niàutri ricurdàmu ‘ddi granni Eroi
di l‘Indipinnenza Siciliana!

GIOVANNI BASILE


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