Il nome dell'attuale membro del cda si fa sempre più insistente all'interno dei corridoi della partecipata. A parlarne a MeridioNews è anche l'ex vertice Roberto Sanfilippo, che però consiglia al collega di «non accettare». Secondo alcuni, inoltre, la sua figura sarebbe funzionale a un progetto politico più ampio
Amt, Claudio Iozzi forse prossimo presidente Ventilata anche compartecipazione Busitalia
Un dato è certo: la permanenza di Carlo Lungaro all’interno del cda di Amt ha i giorni contati. Già al vertice prima di Puccio La Rosa, quando quest’ultimo venne nominato presidente nel settembre del 2016, Lungaro tornò a far parte del consiglio di amministrazione. Con una proroga di un anno che, come previsto dalla legge Madia, scadrà tra pochi mesi. Sarebbe alle porte, inoltre, la trasformazione della struttura di governo che porterà allo scioglimento dell’organo collegiale in vista di un amministratore unico. Un cambio di pelle che si inserisce in un momento particolarmente turbolento per un’azienda attualmente sprovvista di un direttore generale, dopo l’addio di Antonio Barbarino, in crisi di cassa e con i sindacati nuovamente sul piede di guerra dopo la breve tregua dell’amministrazione La Rosa. Ormai agli sgoccioli del suo mandato, tra i corridoi della partecipata, a farsi sempre più insistente come papabile per la nuova presidenza è il nome di Claudio Iozzi, attualmente membro del cda insieme a Stefania Di Serio. Che, secondo alcuni, una volta approvato il nuovo documento contabile, traghetterà la governance della società verso la forma giuridica prevista dal nuovo testo normativo.
Nominato il due maggio scorso in una seduta straordinaria, scaturita dalle dimissioni dell’ex consigliere Domenico Drago, il commercialista 47enne è attualmente al suo secondo mandato come presidente di Asstra Sicilia, l’associazione di categoria che rappresenta le principali società di trasporto locale. Ma non solo. Tra i suoi compiti professionali ricade anche la cura degli interessi commerciali del gruppo Sais, il gigante del trasporto privato siciliano fondato e gestito dalla famiglia Scelfo. La cui discendente, Samuela Scelfo, è nella linea di comando del colosso ed è anche moglie di Claudio Iozzi. Il nome di quest’ultimo all’interno dell’attuale consiglio presieduto da Lungaro, come spiega una nota ufficiale, «è stato indicato dal socio unico, il Comune di Catania», e i rumors lo vorrebbero molto vicino al sindaco Enzo Bianco.
A spiegare meglio la figura dell’attuale consigliere, e a ventilare la possibilità di un suo incarico imminente alla testa di Amt, è anche l’ex presidente della partecipata, durante l’amministrazione Stancanelli, Roberto Sanfilippo. «Lo conobbi quando era presidente della Fittel (Associazione di categoria delle imprese private di trasporto pubblico) – spiega a MeridioNews – Commercialista, revisore di aziende pubbliche, è attualmente in possesso dei requisiti dello Statuto. Credo abbia tutte le carte in regola». «Certo sta facendo un percorso inverso a quello che feci io – chiarisce Sanfilippo – Io divenni presidente di Asstra Sicilia in quanto prima alla guida di Amt, lui è diventato consigliere della società catanese in quanto presidente dell’associazione di categoria». E aggiunge: «Se dovesse divenire presidente di Amt il suo ruolo in Asstra sarà certamente importante per agevolare i rapporti tra l’azienda del trasporto etneo e la Regione».
Sulla sua parentela con gli Scelfo, inoltre, l’ex presidente aggiunge: «Iozzi appartiene a una famiglia che da sempre si occupa di trasporto – spiega – E il fatto che l’azienda possa essere gestita da un manager proveniente da una esperienza nel privato credo che possa essere solo un valore aggiunto, contrariamente a quello che si dice in giro». Tuttavia, qualora le voci fossero confermate, Sanfilippo consiglierebbe a Iozzi di «non accettare». «Avrebbe solo grattacapi e non riuscirebbe a far nulla ammesso che lo facessero lavorare. E, con tutto il rispetto per Iozzi – conclude – neppure se venisse Marchionne, Amt potrebbe essere salvata». Ma ci sarebbe di più. Voci di corridoio sostengono che le reali motivazioni che porterebbero a un avvicendamento con Iozzi sarebbero collegate all’ipotesi di un suo ruolo politico, coadiuvato da un ritorno di Barbarino come direttore generale, verso la compartecipazione di Busitalia, la nuova realtà del gruppo Ferrovie dello Stato – attiva prevalentemente al Nord ma con mire anche al Sud – che, attualmente, starebbe acquisendo una serie di aziende locali in crisi.