Librizzi (PD): “No al taglio degli stipendi del personale della Regione per fare cassa”

IL DIRIGENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO DELLA CONTESTA LA MANOVRA CHE DOVREBBE ANDARE IN DISCUSSIONE ALL’ARS. “RIDURREBBE LA NOSTRA ISOLA COME LA GRECIA”

“L’Effetto Grecia è arrivato in Sicilia? Sembra di sì. Ma nessuno se n’è accorto e, soprattutto, nessuno lo dice”.

E’ quanto afferma Gandolfo Librizzi, componente della direzione regionale del PD e direttore dell’Associazione regionale renziana “Big Bang Sicilia”, in una lettera aperta indirizzata al Segretario del PD raciti, crocetta, gucciardi, sicilia, grecia, stipedi dei regionali, linksiciliaFausto Raciti, al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, e al capogruppo del PD all’Ars, Baldo Gucciardi.

“Con la manovra Finanziaria bis, in discussione all’Ars – scrive Librizzi – si sta introducendo il principio applicato in Grecia: e cioè che, per fare ‘cassa’ e mantenere gli equilibri economico-finanziari, si tagliano gli stipendi del personale degli enti della Regione e della galassia dei soggetti che ricevono trasferimenti dalla Regione”.

“Cosi si afferma – prosegue il dirigente del PD siciliano – che la Sicilia è già fallita e che non può più far fronte ai propri impegni”.

“Occorre evitare la macelleria sociale – precisa l’esponente del Partito Democratico – e formulare al più presto un piano complessivo di riforma dell’Amministrazione regionale che introduca principi di valorizzazione del personale e di risparmi di sistema, revisionando i troppi privilegi stipendiali e le troppe disparità non più sostenibili”.

“In altre parole – conclude Librizzi – occorre che quanto si sta cercando di fare a Roma, anche in tema di Pubblica Amministrazione, di stipendi di manager e di revisione della burocrazia, venga fatto al più presto anche a Palermo”.

Di seguito il testo della lettera di Librizzi

Al Presidente della Regione

Al Segretario regionale del PD

Al Capogruppo all’ARS del PD

All’ARS sarà in discussione nei prossimi giorni la cosiddetta finanziaria bis. Una manovra di circa 300 milioni di euro.

A prima vista, si direbbe un atto tecnico. Una legge per rifinanziare tutti i capitoli di spesa rimasti privi di copertura dopo la bocciatura della finanziaria a seguito dell’impugnativa del Commissario dello Stato della legge di stabilità 2014.

E però, a leggere il piccolo comma 2 dell’art. 15, si introduce, nel più totale silenzio, un principio devastante, ovverossia, quello che chiamo ‘l’effetto Grecia’. Cosa dice il comma 2? Semplice “che i soggetti beneficiari degli interventi finanziari di cui alla presente legge, adottano le misure necessarie per assicurare l’equilibrio di economico-finanziario, anche mediante la modifica delle condizioni contrattuali del personale dei soggetti medesimi”. Si, avete letto benissimo.

Siccome la manovra finanziaria copre solo l’80% delle previsioni di stanziamento iniziali del bilancio 2014 che, peraltro, erano già state abbondantemente ridotte, ciò vuol dire che ogni Ente strumentale della Regione, Enti istituiti da apposite leggi per svolgere determinate funzioni delegate, oltre la galassia degli altri soggetti, non avrà modo di assicurare per l’intero anno l’effettivo fabbisogno finanziario per pagare gli stipendi. La causa? Non ci sono più soldi.

Dal che, ne desumo, che l’estensore materiale della norma in questione, concepita nel chiuso degli uffici dell’Assessorato regionale all’Economia, escogita la soluzione più semplice:tagliare, appunto gli stipendi e i salari delle persone. Semplice, no?

Tale piccolo, apparentemente marginale comma, è la dimostrazione che la Sicilia è fallita, si trova già in fondo al baratro. Appunto ‘effetto Grecia’ ma senza che nessuno lo abbia mai preannunciato, che abbia il coraggio di pronunciarlo e di parlare il linguaggio della verità e della responsabilità.

Sul piano più complessivo è un grave danno all’immagine di risanamento dei conti pubblici che si sta conducendo con grande difficoltà.

E però, qui sorge, un secondo problema: l’applicazione del principio ‘effetto Grecia’, è riferito solo per alcune categorie, non per tutti i gangli dell’Amministrazione regionale meno che mai per l’ARS.

Tagli degli stipendi per fare cassa e, magari subito dopo, preludio alla messa in mobilità e licenziamento per decine di migliaia di lavoratori dipendenti degli enti di diritto pubblico regionale assunti per regolare concorso e per la galassia degli altri soggetti che, in forma indiretta, vivono grazie ai trasferimenti regionali, a partire dai forestali.

Tale impostazione non è accettabile, per scatena una guerra tra ‘poveri’, ed è grave che avvenga nel più assoluto silenzio e con la massima disinvoltura.

Si vuole davvero fare cassa iniziando dal taglio degli stipendi? Oppure approntando davvero un virtuoso e austero piano di rientro? Bene, allora si cominci davvero a mettere mano alla selva dei privilegi riservati dall’Amministrazione regionale ad alcune categorie di personale. Si appronti e si annunci un progetto complessivo di riforma che coinvolga tutti i rami della Regione e non soltanto quelli che sono considerati di serie B lasciando gli intoccabili, quelli di Serie A, gli oltre ventimila cosiddetti regionali, fra i privilegiati esenti da ogni e qualsiasi revisione. Soprattutto, si ponga mano ad una riforma complessiva della burocrazia e della dirigenza e delle diverse indennità elargite a dismisura con grande beneficienza in tutti questi anni, introducendo criteri di equità e di giustizia sociale. Insomma si riveda la legge regionale n.10 del 15 maggio 2000 (e il DPRS 11/2001), dalla quale, unico caso in Italia, ne è derivato una enorme sperequazione nella galassia stipendiale del personale e tra la Regione Siciliana e il resto delle altre Regioni d’Italia.

Si attui anche in Sicilia, quanto a Roma vuole fare il Governo Renzi in tema di stipendi di manager e in tema, più generale, di riforma della Pubblica Amministrazione e si applichi la norma pre Fornero per consentire a chi ne ha acquisito diritto, di andare in pensione, così sfoltendo la pianta organica della Regione conseguendo effettivi risparmi.

Non è più tempo di furbesche scorciatoie. E dato che è davvero necessario risanare i conti del bilancio della Regione, senza fare macelleria sociale, si cominci per davvero a mettere mano alle innumerevoli e incomprensibili diseguaglianze esistenti, già nella stessa galassia regionale, non soltanto in un settore.

Un esempio? La media di salario accessorio percepito da uno degli oltre 2000 dirigenti della Regione Siciliana (lasciamo stare lo stipendio che è già bello e intascato ed è altra e lauta cosa), oltre a essere maggiore della media degli altri (pochi) colleghi delle altre Regioni, è mediamente più alto della media degli stipendi di centinaia di migliaia di lavoratori e di pubblici dipendenti: dall’infermiere, al carabiniere, dal poliziotto all’insegnante dal dipendente comunale al dipendente dello Stato che guadagna, ognuno di questi, appunto, tra 1300 e 1800 euro netti al mese (ma, il massimo solo dopo 30 anni di servizio), ben al di sotto, quindi, di quanto è riservato di salario accessorio a un dirigente regionale. Per non parlare di quelli riservati al personale dell’ARS.

Ed allora, è accettabile che una norma di riduzione degli stipendi come quella ipotizzata con la finanziaria bis, avvenga solo per alcuni rami dell’Amministrazione e non per tutti e, soprattutto, è accettabile che avvenga nel silenzio più totale e senza un piano di riforma complessivo che tenga conto, da una parte, dei diritti, dall’altra, anche della riduzione degli eccessivi stipendi della burocrazia, specie dell’ARS?

No, non è accettabile, non può essere accettabile.

Per questo chiedo al mio Partito, ma anche al Presidente della Regione e a tutti gli altri di eliminare questo comma 2 dell’art. 15 della finanziaria bis, un vero e proprio annuncio di macelleria sociale, per formulare, invece, un minuto dopo un ben più complessivo piano di riforma della burocrazia e dell’Amministrazione regionale con il quale rivedere anche i trattamenti in essere di tutto il personale, informati a criteri più rigidi di equità e giustizia.

Gandolfo Librizzi

Componente della Direzione regionale del Partito Democratico

 


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