Vertenza Micron:”Istituzioni e STM non possono tirarsi indietro”

LA MULTINAZIONALE HA VARATO UN TAGLIO DEI DIPENDENTI CHE NON TROVA ALCUNA GIUSTIFICAZIONE NEI CONTI ECONOMICI

Scatta il countdown per i 128 dipendenti della Micron di Catania: la multinazionale, che ha sede nell’Etna Valley, nonostante la solida struttura finanziaria, ha deciso di licenziarli. E le istituzioni regionali che fanno? Praticamente niente. Anzi. Disertano pure i tavoli nazionali convocati per affrontare la questione. Di questa dolorosa vicenda abbiamo parlato con Maria Luisa Gambina, ingegnere elettronico della società, che abbiamo incontrato in occasione di un dibattitto organizzato dal Megafono cui ha preso parte anche il Sindaco della città etnea, Enzo Bianco.
“Avrei voluto chiedere al sindaco Bianco – dice a LinkSicilia Maria Luisa Gambina – cosa intenda fare per risolvere la questione riguardante i dipendenti della Micron di Catania. La Micron è una multinazionale americana che ha deciso la scorsa settimana, di “tagliare fuori ” il 40% dei dipendenti di tutta Italia. E in particolare, a Catania, ha deciso di licenziare 128 dei 324 dipendenti, quasi tutti ingegneri elettronici. Questo vuol dire che da qui a 70 giorni, 128 nostri colleghi saranno licenziati”.
Ma qual è la storia della Micron ?
“Fino al 2007 eravamo tutti dipendenti della Stmicroelectronics, fino a quando cioè la ST ha fatto uno scorporo di ramo d’azienda, ha scorporato la divisione delle “memorie” e lo stesso ha fatto l’Intel. Queste due divisioni sono state fuse in un’unica società, la Numonix, una società molto piccola che riuniva dunque un ramo di ST, uno di Intel ed un partner finanziario. Ma questa società era destinata a durare poco e nel 2010 è stata acquistata da Micron”.

Nella situazione che si è venuta a creare ci sono responsabilità anche della St?
“La StMicroelectronics ,società a partecipazione statale, ha delle responsabilità precise.  C’era, infatti, un contratto di programma grazie al quale l’azienda ha goduto, negli anni, di una serie di finanziamenti pubblici fra cui la costruzione del Modulo M6, che doveva diventare una fabbrica all’avanguardia nel mondo, in cui noi avremmo dovuto prestare la nostra opera. Quindi la ST e le istituzioni non possono tirarsi indietro. Noi chiediamo alle istituzioni che risolvano questo problema in un modo o nell’altro, perché nessuno dei 128 dipendenti può perdere il proprio posto di lavoro. Questo creerebbe un precedente estremamente significativo che porterebbe al declino di questo polo della microelettronica di Catania”.

Cosa chiedete esattamente alle istituzioni?
“Noi vogliamo che il Sindaco si dia da fare per risolvere questa questione e che lo stesso faccia anche il Presidente Crocetta, visto che la Regione Siciliana è stata l’unica assente all’incontro tenutosi lo scorso 20 gennaio, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, In questa occasione la Micron ha finalmente dichiarato gli esuberi, sicchè noi conosciamo i nomi dei nostri colleghi che verranno licenziati. Questa “selezione” è stata fatta senza alcun criterio con un sistema da macelleria, pensi che , nella stessa lista sono presenti anche dipendenti facenti parte della stessa famiglia. Tutto questo non è possibile”.

E nelle altre regioni?
“In altre regioni le cose stanno procedendo in maniera diversa. In Campania per esempio, la Regione si sta impegnando al finanziamento di una nuova società che possa accogliere gli “scorpori”… Non si capisce perché la Regione Siciliana debba essere, invece, latitante.”

E fra braccia incrociate, scioperi e manifestazioni si attende per oggi l’incontro a Catania fra l’assessore regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri, e i rappresentanti dell’azienda e dei sindacati.

Catania: la Micron minaccia licenziamenti, ma la bella Linda diserta il tavolo romano. L’importante è l’Irsap…


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