Proroga ottenuta e conferma al vertice di Unioncamere. Antonello Montante, continuerà a sedere nello scranno più alto dell’associazione che riunisce le nove Camere di commercio dell’Isola. La scelta di proseguire con l’imprenditore nisseno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla procura di Caltanissetta, è arrivata a Palermo al termine di un consiglio d’amministrazione che si è concluso soltanto nella serata di ieri. Montante si è detto non disponibile a una nuova candidatura, così come gli altri vertici. Una presa di posizione precisa dettata dal processo di accorpamento degli enti camerali, voluto dal ministero per lo Sviluppo economico, che li ridurrà a quattro. In un contesto di estrema delicatezza il consiglio ha quindi chiesto di proseguire con gli organi già in carica.
La richiesta a Montante di rimanere a suo posto è arrivata direttamente dal vicepresidente dell’associazione, Vittorio Messina: «Gli chiediamo di restare per il periodo di accorpamento e lo ringraziamo per il rispetto delle istituzioni che ha sempre mostrato», ha chiosato il componente del consiglio. Dal canto suo il presidente ha detto di «non essere abituato a tirarsi indietro», precisando che «la mia disponibilità è temporale e legata alla fine di questo processo ed è per questo che chiediamo al governo nazionale e regionale di accelerare l’iter affinché vengano insediati subito gli organi nelle nuova Camere di commercio». La riconferma del leader di Confindustria non è stata condivisa dal parlamentare Erasmo Palazzotto: «Tutto questo non è ammissibile – spiega – e soprattutto non può accadere nel silenzio generale della politica».
La mia disponibilità è legata alla fine di questo accorpamento
Dietro la nuova governance degli enti c’è però in corso una guerra senza esclusione di colpi per accaparrarsi i seggi nei nuovi consigli d’amministrazione. Poltrone ambite che fanno rima con potere, che verranno spartite in base al numero di aziende iscritte alle varie associazioni datoriali. Ecco perché sotto la lente d’ingrandimento sono finite liste e decine di iscrizioni fantasma. A rendere la situazione ancora più infuocata ci sono numerosi esposti in procura e da alcune settimane un fascicolo per abuso d’ufficio aperto nei confronti di Alfio Pagliario, il commissario nominato per traghettare l’unificazione delle Camere di Catania, Siracusa e Ragusa.
In Sicilia orientale la lotta è tra due fazioni: da un lato trenta associazioni di categoria capeggiate da Confindustria, dall’altro il gruppo di Confcommercio di Pietro Agen. L’ultimo a denunciare un’iscrizione a sua insaputa è stato il presidente dei giovani industriali etnei Antonio Perdichizzi, finito insieme alla sua azienda negli elenchi del gruppo avversario. I nomi di chi guida la campagna per la conquista delle poltrone sono quelli di Ivan Lo Bello e dello stesso Pietro Agen. Il primo, vertice di Unioncamere e presidente della Camera di commercio di Siracusa, è finito recentemente sotto inchiesta per associazione a delinquere dalla procura di Potenza sulla gestione di un pontile nel porto di Augusta. Secondo i magistrati fa parte del «quartierino» che avrebbe avuto come stabile frequentatore anche Gianluca Gemelli. Il compagno dell’ex ministra Federica Guidi che si sarebbe attivato anche nell’affare accorpamento Camere di Caltanissetta, Agrigento e Trapani. Attraverso un sms il compagno la invitava «a sentirsi con Antonello prima di firmare il decreto» di unificazione. Il nodo, secondo i magistrati, sarebbe stata la conferma di Montante alla guida della Camera di commercio nissena per traghettarla fino all’accorpamento.
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