Avrà il sopravvento il migliore attacco o la migliore difesa? Spettatori e addetti ai lavori interessati all’andamento di Empoli-Palermo in questi giorni si saranno posti la stessa domanda. E il netto successo per 4-0 con cui i toscani si sono imposti sui rosanero non lascia spazio a dubbi o interpretazioni. Ha stravinto la squadra che vanta l’attacco più prolifico del campionato. Un attacco rappresentato ieri nel tabellino dei marcatori da un super Caputo, autore di una tripletta alla quale vanno aggiunti i due gol segnati all’andata al Barbera per certificare la natura di bestia nera della formazione di Tedino. Punita, con la complicità di Posavec che non ha trattenuto un diagonale di Pasqual, anche da Brighi, neo-centrocampista ‘empolese’ che dai tempi in cui giocava nella Roma ha scelto molto spesso i rosa come bersaglio preferito.
Ha avuto sfortuna il Palermo. È stato sfortunato, ovviamente, non per il modo in cui è maturata una sconfitta indiscutibile e assolutamente meritata ma in senso metaforico per avere incontrato, su un campo tradizionalmente ostico (i rosanero hanno vinto una sola volta, nel febbraio 2006, nelle tredici partite disputate ad Empoli) una delle squadre più forti della B nel suo momento migliore. Una compagine in salute (con la quarta vittoria di fila, la seconda consecutiva per 4-0, i toscani hanno aggiunto un’altra perla alla collana di dieci risultati utili), galvanizzata dalla gestione Andreazzoli e, scavando nell’inconscio al netto di tanti volti nuovi, spinta magari dalla voglia di ‘vendicarsi’ contro la squadra che all’ultima giornata dello scorso campionato di A la condannò alla retrocessione. In quell’Empoli c’era anche Bellusci, fischiato ieri dal pubblico del Castellani ogni volta che era in possesso di palla. Aveva ragione il numero 2 rosanero nei giorni scorsi sottolineando il fatto che le principali insidie della gara sarebbero state le giocate codificate dei toscani in fase offensiva.
Basta guardare il gol del 3-0 realizzato al culmine di un’azione corale di pregevole fattura: sono state proprio queste giocate, ispirate nella zona nevralgica da Castagnetti e rifinite sulla trequarti da uno Zajc sempre molto pericoloso a supporto del micidiale tandem Caputo-Donnarumma, a spostare gli equilibri del match e a mandare in tilt i meccanismi di un Palermo irriconoscibile rispetto alle ultime partite soprattutto sul piano della tenuta difensiva. L’arma in più degli uomini di Tedino, che hanno sofferto molto l’assenza di Rispoli sulla corsia destra, ieri è diventata il punto debole della squadra. Impacciata in difesa nella lettura di diverse situazioni, macchinosa a centrocampo e poco incisiva in attacco nonostante i segnali incoraggianti emersi nella seconda parte del primo tempo e la reazione di orgoglio alimentata nella porzione finale, con la gara ormai definitivamente incanalata sui binari dei padroni di casa, dagli ingressi di Moreo (schierato inizialmente come esterno di sinistra in un 4-2-3-1 e poi come seconda punta al fianco di un Nestorovski ancora con le polveri bagnate nell’ambito di un 4-2-4 a trazione anteriore) e di Gnahoré, più vivace rispetto a Chochev o ad un Coronado troppo lontano dall’area di rigore avversaria.
Palermo ridimensionato dal pesante ko? I rosanero, agganciati in vetta a quota 43 punti proprio dalla compagine di Andreazzoli, dovranno gestire con lucidità questa sconfitta e, soprattutto, continuare a fare leva sulle certezze acquisite finora. Senza lasciarsi condizionare dalle scorie di un 4-0 che, in termini statistici, interrompe una serie positiva durata otto turni e che impedisce alla squadra di superare il record di undici risultati utili di fila in trasferta. Il Palermo ieri ha riscoperto cosa vuol dire perdere fuori casa. Evento che non si era ancora verificato in questa stagione e che, in generale, in serie B mancava dal dicembre del 2013.
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