La dedizione di chi, gestendo un cinema, si reca ogni giorno in sala, accende le luci e proietta un film nonostante la chiusura forzata dovuta alla pandemia, Marco Pirrello l’aveva già raccontata in un documentario. Ma vuole farlo ancora, con una storia parzialmente di fantasia e con un cortometraggio che porta il cinema nel cinema. «In realtà – dice il regista – avevo già iniziato a scrivere questo cortometraggio quando ho iniziato a girare il documentario. L’obiettivo è realizzare un film di osservazione, in cui il cinema stesso, inteso come luogo fisico, assisterà alla storia dei due protagonisti».
Uno di questi è Alberto, gestore della multisala King, già presente nel pregresso documentario, coinvolto stavolta dall’amicizia con un senzatetto, che prima sceglie come casa l’uscio del cinema e poi diventa spettatore dei film durante la pandemia. «Una storia inventata – spiega Pirrello – che, però, nasconde del vero: stando ai racconti dei gestori dei cinema locali, ho scoperto che una volta è successo davvero che un clochard sia diventato spettatore in sala». La location è stata tutt’altro che casuale. «La scelta del cinema King ha un valore simbolico – prosegue – Innanzitutto, si tratta di una quelle sale che ha continuato ad essere vissuta dal gestore durante la pandemia, con una dedizione che sembra una via di mezzo tra eroismo e follia. Poi, senza nulla togliere alle altre sale locali, è un cinema a cui sono molto legato da vari ricordi e che anche per la comunità ha un grande valore. Infine, è stata una scelta obbligata: con il budget limitato di cui disporremo potrò realizzare le riprese soltanto in una struttura».
Un progetto accolto con favore dal pubblico, che già nei primi tre giorni di raccolta fondi ha donato sulla piattaforma dedicata più di tremila euro sui 15mila richiesti per la realizzazione. «Questo primo risultato forse si spiega con l’essere riuscito a intercettare la voglia collettiva di andare al cinema, congiuntamente all’avere fatto leva sul senso di comunità, attraverso la scelta di un cinema locale», commenta Pirrello.
La decisione di ricorrere al crowdfunding, inoltre, ben si presta a superare la difficoltà di reperire fondi in questo periodo. «Data la crisi in cui versa il settore, ho pensato che nessuno avrebbe potuto finanziare il progetto – ammette il giovane regista catanese – così mi sono inventato una raccolta fondi. La somma è davvero irrisoria per un progetto cinematografico, su cui non guadagnerò nulla. Sarà utilizzata interamente per le spese di produzione del cortometraggio, ad eccezione di 2500 euro che saranno devoluti al cinema King, come aiuto per fronteggiare la crisi. Anche il direttore della fotografia Carlo Sisalli, a cui ho proposto il progetto, ha accettato gratuitamente». Un contributo che si accompagna a una serie di riflessioni. «Lo Stato non ha fatto quasi nulla per il settore dello spettacolo. Da parte mia ho solo percepito la necessità di fare qualcosa per dare una mano».
Aiuto che Pirrello dà con un cortometraggio che sovverte tutti i ruoli: lo spettatore che finanzia, il cinema che diventa soggetto della sceneggiatura ma anche luogo di ambientazione, anziché di proiezione. «In un periodo in cui tutti usavano la telecamera per fare video, mi sono ripromesso che io l’avrei tirata fuori solo se avessi avuto una storia valida. E così è stato». La ristrettezza del budget non precluderà la presenza di attori importanti, come Francesco Foti – che vanta esperienze con Giuseppe Tornatore in Baarìa, Roberto Faenza in Alla luce del sole, e Gabriele Marinetti in Tiger Boy – ma anche Domenico Centamore, che ha lavorato con Marco Tullio Giordana ne I cento passi, Paolo Sorrentino ne Il Divo e Matteo Garrone in Pinocchio ed Ester Pantano, che ha recitato ne Il commissario Montalbano e in Notti magiche di Paolo Virzì.
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