Avrebbe sfruttato l’appartenenza della propria famiglia a Cosa nostra per fare affari e con i soldi guadagnati avrebbe finanziato gli stessi mafiosi. Un dare e avere che si sarebbe protratto negli anni e che da tempo era finito nel mirino della Dda di Palermo che oggi ha ottenuto dal tribunale di Trapani l’arresto di Nicolò Clemente, imprenditore 50enne titolare di due società edili: la Calcestruzzi Castelvetrano e la Clemente Costruzioni. Le due aziende sono state sottoposte a sequestro da parte della Direzione investigativa antimafia di Trapani, che si è occupata anche di eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
A parlare di Clemente sono stati sia Lorenzo Cimarosa – cugino acquisito di Matteo Messina Denaro morto l’anno scorso – e Giuseppe Grigoli. Entrambi parlano del 50enne come di uno degli anelli più attivi della catena di fiancheggiatori del latitante castelvetranese. Il fratello di Nicolò Clemente, Giuseppe, fu condannato all’ergastolo per mafia e diversi omicidi in concorso proprio con Messina Denaro. Nel 2008 si è suicidato all’interno del carcere in occasione del compleanno del capomafia.
Stando alle rivelazioni fatte da Cimarosa, Nicolò Clemente avrebbe rimpinguato le casse della famiglia Messina Denaro facendo arrivare soldi alla sorella Patrizia. Per l’imprenditore l’accusa è di associazione mafiosa.
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