Terremoto, sono decine le chiese chiuse e inagibili Pure quella di Santa Venerina, da poco ristrutturata

Il campanile crollato, così come parte della facciata, nella chiesa di Fleri. La statua di sant’Emidio in frantumi a Pennisi. Nel terremoto che la notte di Natale ha stravolto la vita di migliaia di persone alle falde dell’Etna, le chiese rientrano tra le strutture che hanno avuto la peggio. Sono decine quelle chiuse, o perché già dichiarate inagibili o al momento solo per precauzione. Le diocesi di Acireale e Catania hanno già fatto un primo censimento, dopo i sopralluoghi svolti nelle ultime 48 ore insieme ai vigili del fuoco e ai tecnici della protezione civile. 

Il simbolo del sisma è la chiesa Maria Santissima del Rosario a Fleri. Sono state dichiarate inagibili sia la vecchia struttura, usata negli ultimi dieci anni come locale per attività pastorali, che la moderna chiesa costruita accanto all’inizio degli anni ’90. Dell’antica chiesa, dopo il terremoto del 2004, erano rimaste solo la facciata e le pareti esterne. «Dopo quel sisma – spiega Grazia Spampinato, vicedirettrice dell’ufficio Beni culturali della diocesi di Catania – il progetto di restauro portò alla costruzione di una nuova struttura interna, lasciando solo l’involucro antico fatto dalla facciata. Il tetto ad esempio fu interamente rifatto con criteri antisismici e infatti ha resistito. Ma il crollo della parte più antica ha compromesso l’intera struttura». Al momento l’ipotesi più plausibile è l’abbattimento integrale dell’edificio. Discorso diverso per la moderna chiesa costruita a inizio anni ’90. «La zona delle celebrazioni è spaccata in due – continua Spampinato – e ci sono molte crepe al primo piano, ma abbiamo margini di recupero».

Rimanendo nel territorio della diocesi di Catania, l’altra chiesa chiusa e dichiarata inagibile è quella di Pisano, frazione di Zafferana Etnea. Qui se all’esterno è visibile solo la caduta di qualche calcinaccio, è all’interno che si riscontrano i danni maggiori: l’abside è infatti spaccato in più punti. Nessun problema strutturale alla chiesa madre di Zafferana Etnea, dove sono in corso ulteriori verifiche al campanile, ma al momento si registra solo qualche intonaco venuto giù. In generale non desta preoccupazione e rimane regolarmente aperta. 

Ben più lungo l’elenco delle chiese chiuse nella diocesi di Acireale. L’unica che è stata dichiarata ufficialmente inagibile è quella della frazione di Pennisi, insieme a Fleri il territorio più ferito dal terremoto e oggi praticamente vuoto, visto che quasi tutti i residenti sono stati costretti a lasciare le proprie case. Sono state invece chiuse per precauzione le seguenti chiese: Santa Maria della Misericordia a Piano d’Api, Santa Maria del Monte Carmelo e San Giuseppe ad Aci Platani, Santa Maria delle Grazie a Fiandaca, Santa Maria La Stella, Santa Lucia e la Consolazione ad Aci Catena (dove invece la chiesa madre è chiusa per ordinanza del sindaco ma avrebbe subito lievi danni, non strutturali che però metterebbero a rischio i festeggiamenti dell’11 gennaio per la Madonna della Catena), Maria Santissima del Rosario e Maria Vergine a Cosentini, e la chiesa di Linera

A queste si aggiungo due chiese a Santa Venerina: Santa Venera e Sacro Cuore. I danni peggiori si registrano nella prima, mentre nella seconda – oltre al crollo di una statua dalla facciata principale, visibile già nei momenti immediatamente successivi alla scosa – sono emerse anche lesioni interne. Si tratta della chiesa che aveva già subito pesanti danni dal terremoto del 2002 e che era stata riaperta al culto nel 2014, dopo dodici anni.

Salvo Catalano

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