Termini, la speranza ora si chiama Fca-Renault «Ma ci vuole un impegno concreto del governo»

«Siamo al centro del Mediterraneo, la posizione di Termini Imerese potrebbe diventare strategica». Nella sua carriera di sindacalista Vincenzo Comella ne ha viste tante di promesse di riconversione industriale su Termini Imerese. Anzi, a dir la verità le ha viste tutte. Ma la fusione al 50 per cento tra Fca (ex Fiat) e Renault apre nuove prospettive anche per il segretario provinciale della Uilm Palermo. Perché le due aziende automobilistiche potrebbero davvero essere interessate al rilancio dell’ex stabilimento Fiat, che con la gestione Blutec continua ad annaspare. «Faccio notare che il sito più a Sud di entrambe le società è a Melfi, che non ha neanche un porto vicino. Mentre invece a Termini, con l’investimento che sta facendo l’autorità portuale, potrà attraccare qualsiasi mezzo e qualsiasi nave. E prima o poi sia Fca che Renault punteranno al mercato africano e a quello mediorientale. Dunque l’occasione sarebbe pure propizia».

A distanza però di sette anni e mezzo dalla chiusura voluta dall’allora amministratore delegato Sergio Marchionne, questa non potrebbe essere l’ennesima illusione? Considerando, d’altra parte, che l’ultima in ordine di senso è la possibile presenza dei cinesi che, negli scorsi mesi, sembravano essere interessati a un rilancio del porto industriale di Termini. «Quella dei cinesi non è mai stata una vera opportunità» è la teoria di Comella. Sarà forse per questo che sul possibile matrimonio tra Renault e Fca è arrivata ieri anche la benedizione del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. «La nascita di uno dei principali gruppi automobilistici al mondo – ha detto il governatore – non può che rappresentare una grandissima opportunità per il rilancio dell’area di Termini Imerese. A maggior ragione che uno dei due partner è l’ex Fiat. Il governo regionale guarda con grande interesse, e soprattutto molte aspettative, all’ipotesi di fusione tra due dei più importanti colossi internazionali del settore».

Quindi, dopo l’auspicio del governo regionale, si potrebbe aspettare un segnale dal governo nazionale. «Ma ci vogliono impegni concreti del governo regionale e nazionale, non frasi buttate lì e basta – afferma il segretario Uilm – Blutec è una parte infinitesimale dell’universo Fca. Ma se il governo volesse mantenere l’impegno di inchiodare Fca alle proprie responsabilità questo sarebbe il momento giusto. Si potrebbe destinare Termini a sede di impiantistica, a sviluppare modelli elettrici o qualunque altra cosa. Prima o poi l’accordo avrà bisogno di una benedizione del governo. Quando per esempio Fincantieri doveva fare l’accordo con Stx fu il governo Macron a mettersi di traverso. In ogni caso questo tipo di fusione al 50 per cento, in attesa di dati certi, va comunque analizzato. Di solito se due società del genere si mettono insieme lo fanno perché tendono ad ammortizzare i costi, e quindi se ciascuna ha un impianto che non va al massimo preferiranno chiuderne uno e concentrarsi sull’altro. È quello che potrebbe accadere a Fca, ad esempio».

Andrea Turco

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