I testimoni raccontano di un soprintendente Roberto Grossi infuriato. Al telefono, giovedì mattina, in piazza Vincenzo Bellini, proprio di fronte al Teatro Massimo, parla con un dipendente dell’amministrazione. Urla di una lettera arrivata da un non meglio precisato ministero, minaccia interventi dall’alto, paventa l’ipotesi di azioni legali contro l’istituzione culturale etnea, è arrabbiatissimo. Giovedì sera, quando questa redazione riesce a contattarlo, è più calmo: «C’è stato un disguido con la rendicontazione, cose che possono capitare, ma abbiamo già risolto. Lo posso dire, a questo punto, più sollevato: c’erano dei ritardi in un pagamento, ma abbiamo assolto».
In breve: c’entra un progetto Pon finanziato dal ministero dell’Interno e che prende il nome di Legalit-Ars. Realizzato da Catania, capofila, in collaborazione con una serie di teatri d’Italia: dal Massimo di Palermo al San Carlo di Napoli, passando per il Teatro pubblico pugliese di Bari e l’Accademia Teatro alla Scala di Milano. I fondi sono vecchi: basti pensare che il grosso finanziamento risale al periodo 2007-2013. Ma a Catania non sono ancora stati spesi del tutto: in scadenza ci sono, infatti, due bandi che si chiuderanno il prossimo 30 giugno, per riuscire a chiudere il capitolo di una storia che risale negli anni a ben prima dell’arrivo di Grossi. Il soprintendente minimizza quel sollecito di pagamento per cui si è smosso anche il ministero e punta tutto sui risultati: «Abbiamo realizzato un progetto importantissimo di formazione nell’ambito delle professioni del teatro», dichiara.
Ma le professioni del teatro, nel suo teatro, non se la passano tanto bene. Non certo quelle stagionali che, nel 2018, andranno a casa a luglio anziché ad agosto. Ancora una volta, questioni di soldi. O meglio: di bilanci. Nella prima settimana di giugno 2018 si è riunito l’ultimo consiglio di amministrazione del Teatro Massimo Bellini di Catania presieduto dal presidente uscente: l’ormai ex sindaco Enzo Bianco. Adesso le consegne passeranno al nuovo primo cittadino, Salvo Pogliese, ma intanto quello che è fatto è fatto: la stagione estiva è dimezzata. Secondo i beninformati, Grossi aveva presentato al cda un progetto di calendario da circa 500mila euro. Un sacco di soldi, se si considera che le coperture finanziarie – da bilancio – erano solo per 250mila euro. Così dai consiglieri è arrivato lo stop: usare 500mila euro anziché i 250mila preventivati sarebbe stato un azzardo. Nonostante i soldi, in linea teorica, ci siano. Solo che il bilancio preventivo 2018-2019-2020 non è stato presentato e, di conseguenza, neanche approvato. Quindi quei fondi – ripristinati dalla Regione Siciliana, dopo un taglio in finanziaria che aveva fatto piovere gli strali del mondo dell’arte sul presidente Nello Musumeci – al momento sono solo virtuali. Esistono, ma non si possono spendere.
«La programmazione viene portata al Consiglio di amministrazione, ma stiamo ancora operando sul bilancio triennale 2017-2018-2019, che scontava un grosso taglio – spiega Grossi – Adesso dobbiamo fare il nuovo bilancio, che è quello che tiene conto dei finanziamenti ripristinati… Nelle more, agiamo ancora coi vecchi capitoli di spesa». Sta di fatto che la data del prossimo cda non è ancora stata fissata e sul sito del Teatro Bellini non ci sono riferimenti alla programmazione dopo il 6 luglio 2018. Si era detto, per esempio, di un concerto conclusivo della cantante israeliana Noa, che però non ci sarà. «Tutta l’attività artistica ormai noi ce la autofinanziamo, affittiamo alcuni spazi, abbiamo riaperto ai cittadini il teatro Sangiorgi senza farlo gravare sul bilancio, abbiamo avviato un processo virtuoso, non può essere tutto negativo», attacca Grossi. E gli spettacoli spostati dal Sangiorgi per via dell’intonaco che crolla? «Abbiamo spostato uno spettacolo, che peraltro era in deficit di vendita, a settembre. Nel frattempo stiamo facendo la manutenzione, che è una cosa assolutamente normale. Si è fatto un grandissimo lavoro, nonostante tutte le incertezze».
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