Stromboli, confermato livello di allerta giallo sull’isola Il sopravvissuto: «Ho provato a rianimare Massimo»

Passa da verde a giallo il livello di allerta per il vulcano Stromboli. Così ha disposto il dipartimento della protezione civile con la conseguente attivazione della fase operativa di attenzione, come previsto dal piano nazionale di emergenza per l’isola. La decisione, spiegano dalla Protezione civile, è stata adottata dopo le forti esplosioni parossistiche registrate ieri. Una scelta arrivata alla luce delle valutazioni emerse durante la riunione di oggi con i centri di competenza, il dipartimento della protezione civile della Regione Siciliana e acquisito il parere della commissione grandi rischi che si è riunita a Roma. 

La valutazione è basata sulle segnalazioni delle fenomenologie e sulle
valutazioni di pericolosità rese disponibili dai centri di competenza che per lo Stromboli sono l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (osservatorio etneo, osservatorio vesuviano e sezione di Palermo) e il dipartimento Scienza della terra dell’università di Firenze. «L’innalzamento del livello – spiegano dalla protezione civile – determina il potenziamento del sistema di monitoraggio del vulcano e l’attivazione di un raccordo informativo costante tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative del servizio nazionale della protezione civile. Indipendentemente dalle fenomenologie vulcaniche di livello locale, che possono avere frequenti variazioni, persiste una situazione di potenziate disequilibrio del vulcano». 

A Stromboli, dopo le forti esplosioni di ieri, che hanno provato la
morte dell’escursionista 35enne di Milazzo Massimo Imbesi, «la situazione si appresta a tornare alla normalità – dice il comandante dei vigili del fuoco Fabio Dattilo, dopo un sopralluogo – Ma manterremo il presidio anche per i prossimi giorni». Per precauzione il sindaco di Lipari Marco Giorgianni ha disposto il divieto di escursioni. A Ginostra i residenti sono rimasti. Nel piccolo borgo marinaro, infatti non c’è stato nessun ordine di evacuazione ma solo di sicurezza e pulizia perché è intasato da polvere e lapilli. 

Per questo sta lavorando una
squadra di volontari guidati da Antonio Grasso della protezione civile. Dotati di ramazze, secchi e sacchi sella spazzatura sono saliti nel centro del paesino per togliere dalle stradine cenere lavica, lapilli carbonizzati e pomice nera e rendere così anche maggiormente agibile l’unica via di fuga. Intanto, i turisti sono tornati ad affollare le spiagge, soprattutto quella di Petrazze. Anche la situazione incendi è «sotto controllo», come dichiara il capo dei vigili del fuoco di Messina Giuseppe Biffarella

La salma di
 Massimo Imbesi, intanto,  è stata restituita ai familiari. Lo ha deciso la procura di Barcellona Pozzo di Gotto che ha ritenuto sufficiente l’ispezione cadaverica esterna eseguita dal medico legale nell’obitorio dell’ospedale di Milazzo. Il corpo presenta un grosso ematoma al torace e il 35enne potrebbe essere caduto durante un tentativo di fuga o dopo essere rimasto intossicato dal fumo sprigionato dalle fiamme. «Sono un miracolato. E mi chiedo perché sono rimasto vivo io», ha detto Thiago Takeuti, il turista 35enne brasiliano sopravvissuto all’eruzione in cui è morto il suo compagno di escursione. «Dopo l’eruzione – ha raccontato – abbiamo cercato riparo in una zona dove il fuoco era già passato e pensavamo non tornasse. Ma correndo tra le pietre e i lapilli siamo caduti a terra. Respirava sempre più affannosamente. Ho provato a rianimarlo ma non c’era più niente da fare».

Marta Silvestre

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