Storia del designer dell’auto ibrida cresciuto a Lentini «Auguro ai giovani il coraggio di provare e sbagliare»

«È più che un’auto, è un oggetto unico a tiratura limitata, il nostro fiore all’occhiello». Fabio Ferrante, il 35enne lentinese d’adozione chief designer di Puritalia Automobili, azienda automobilistica campana, presenta così la Puritalia Berlinetta, una vettura ibrida tutta italiana, «la più potente mai costruita – spiega a MeridioNews – Giusto per intenderci, molto più potente della LaFerrari o la McLaren P1». Protagonista del Salone dell’auto di Ginevra che si è da poco concluso, arriverà sul mercato in edizione limitata: «Ne saranno costruiti solo 150 esemplari e ognuno sarà personalizzato per ogni cliente». 

La supercar nasce nel 2015 quando, dopo il lancio del primo modello – la Puritalia 427 – «decidemmo che il nostro know how era maturo per rimetterci in gioco e costruire una nuova vettura, per fare vedere di che pasta siamo fatti». Dopo tre anni e mezzo è stata presentata. Sarà disponibile a partire da 465mila euro – escluse le tasse e le eventuali personalizzazioni – in versione ibrida perché «è la tecnologia che possiamo sfruttare al meglio in questo momento – sottolinea il designer – Oltretutto ci permette di prendere il meglio da due mondi, uno solido e conosciuto che è quello della tecnologia del motore termico e l’altro che è il futuro ma anche il presente, ovvero l’elettrico. Combinati insieme rappresentano ciò che di più tangibile la tecnologia ci offre».

Quella di Ferrante è la storia di una carriera «non tutta in discesa». Nato a Torino, a tre anni si trasferisce con la famiglia a Lentini, nel Siracusano, dove vive per 16 anni. A 19 anni torna nel capoluogo piemontese per inseguire il sogno di diventare car designer. «Ho studiato Industrial design al Politecnico – racconta – ma la mia vera scuola è stata la pratica. Già nel 2002 collaboravo su piccoli progetti di product design poi sono stati alcuni docenti, in particolare Bruno Giardino (il papà della Lancia Delta S4) a invogliarmi a proiettarmi nel mondo del lavoro». Nel 2005 arriva la svolta: lo stage al Centro ricerche Fiat, sotto la mentorship di Pietro Camardella. «Avevo trovato la mia strada – continua – poi sono andato a Idea Institute che, una volta, rappresentava il centro stile Fiat. Da lì sono passato a studi indipendenti dai quali ho continuato a collaborare con grossi gruppi automobilistici quali Fca, Volkswagen Asia e altri brand del Sud Est Asiatico non solo automotive. Nel frattempo, crescevano le collaborazioni nel campo del product design».

Le aspettative professionali del giovane sono altre. «Nel 2012 ero già stanco del mondo del car design. Ho ammirato i lavori di maestri come Marcello Gandini (noto per essere il disegnatore della Lamborghini Countach, ndr), Giorgetto Giugiaro (portano la sua firme le vetture della Volkswagen degli anni ’70 e anche molti modelli Fiat come la Panda, la Uno e la Punto, ndr) e di carrozzieri quali Nuccio Bertone e Pininfarina – evidenzia Ferrante – Figure uniche capaci di portare a termine un progetto senza la necessità di enormi team. Mi sono innamorato di ciò che hanno creato negli anni ‘50 e ‘60, la vera epoca d’oro per la carrozzeria italiana». Coltiva anche lui la speranza di vivere un sogno del genere ma «sotto i grandi gruppi automobilistici non è così – ammette – e ho capito che mettermi in proprio era l’unica soluzione per inseguire quel sogno». 

Intanto nasce l’idea di Puritalia Automobili. «Nel 2010 questa realtà non esisteva ancora, era un sogno nella mente di Paolo Parente (fondatore e attuale ceo, ndr) che chiese a me di dargli una forma – rivela Ferrante – Insieme abbiamo fatto nascere l’azienda, che oggi dà lavoro a nove persone e a diversi collaboratori esterni». Dal 2013, il 35enne vive a New York, dove rappresenta Purialia all’estero e si occupa di «industrial design a tutto tondo. Da piccoli progetti di product fino ad automobili o yachts. È bello poter lavorare in diversi settori senza chiudersi e focalizzassi su uno solo». 

Quello di Ginevra è stato il suo primo salone da protagonista. «Ho disegnato altre vetture per altri saloni, ultimo dei quali quello di Shanghai dove è stata presentata la Faw go concept. Anche quello un successo ma nulla a confronto di ciò che è stato questo Ginevra 2019. Ai giovani consiglio di avere il coraggio di mettersi in gioco – conclude – bisogna uscire dalla propria zona di comfort e cercare sempre di alzare l’asticella. Solo provandoci e sbagliando si può realmente crescere e avere successo». Nel suo futuro non manca la Sicilia e non esclude di tornare, magari per qualche settimana l’anno, a Lentini e Carlentini, dove «ricaricare le batterie con cudduruni, cannoli e granite».

Danilo Daquino

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