Società regionali: si profilano 6 mila licenziamenti

CON LA NORMA APPROVATA IERI SERA DALL’ARS SI PROFILA UNA NUOVA ONDATA DI DISOCCUPATI. PROSEGUE SENZA SOSTA L’AZIONE DEL GOVERNO CROCETTA CHE, PER CONTO DEL GOVERNO RENZI, STA TRASFORMANDO LA SICILIA IN UN DESERTO ECONOMICO E SOCIALE. LA CONNIVENZA DI CGIL, CISL E UIL

Mentre una nuova ondata di Scirocco si abbatte sulla Sicilia, seminando incendi a destra e a manca – forse alimentati dalla mano dell’uomo, ma anche da un servizio antincendi approssimativo – un vento gelido si abbatte sui dipendenti delle società regionali: con la norma approvata ieri sera dall’Ars (articolo 34) si profila il licenziamento per 5 mila, forse per 6 mila dipendenti di queste società.

La formula adottata da Governo e Ars è quella della presa in giro: viene istituito “l’albo dei dipendenti delle medesime società in liquidazione a totale o maggioritaria partecipazione regionale”. E viene stabilito, sulla carta, che le società regionali che resteranno in piedi dovranno attingere da questo albo per il proprio fabbisogno di personale.

Il Parlamento dell’Isola e il Governo non avrebbero potuto utilizzare una formula più ‘gesuitica’ di questa. Presidente della Regione, assessori regionali e deputati di Sala d’Ercole sanno benissimo che, a primo acchito, perderanno il lavoro – licenziamento in tronco, senza alcuna garanzia – non meno di 6 mila persone (forse di più). Di questi, le società che resteranno in piedi ne potranno riassorbire 600, forse 700, forse 800.

Insomma, fatti quattro conti schitti schitti, per dirla con la nostra lingua, su 7 mila e 500 dipendenti circa, non meno di 6 mila verranno licenziati.

Ad essere colpiti, nella stragrande maggioranza dei casi, saranno persone con una retribuzione mensile di mille e 500 euro.

Certo, in alcuni casi queste società – che vedono quasi tutte la luce dal 2001 in poi – operano scavalcando le società private, grazie alle commesse della stessa Regione. Non sono tutte così, ma alcune operano così. In ogni caso, c’è modo e modo per mandare a casa oltre 6 mila persone. Tra l’altro, in maggioranza quarantenni e cinquantenni, che avranno molte difficoltà a trovare un altro lavoro.

Questa si chiama “macelleria sociale”.

In questa fase storica della Sicilia è bene che ogni soggetto politico – a cominciare dal Governo regionale di Rosario Crocetta e di chi a Sala d’Ercole sta votando questa terza legge finanziaria – si assuma le proprie responsabilità davanti a migliaia e migliaia di persone.

Il licenziamento di queste 6 mila e forse più persone che operano nelle società collegate della Regione si inserisce in un attacco senza precedenti che l’attuale Governo Crocetta sta conducendo – per conto del Governo nazionale di Matteo Renzi – contro una Sicilia sempre più fragile.

Proprio ieri sera, a Sala d’Ercole, il presidente della Regione in persona ha provato a ridurre ulteriormente le garanzie per i 24 mila dipendenti della Forestale. L’intento dell’attuale Governo regionale è chiaro: vuole smantellare un sistema che, attraverso le giornate lavorative in primavera e in estate e attraverso l’Inps, ha garantito per decenni, bene o male, un debole sistema boschivo che sembra ormai distrutto.

Lo stesso Governo, ormai, da quasi tre anni, eroga con il contagocce i fondi al sistema della Formazione professionale. Il gioco è ormai chiaro: sbaraccare il sistema degli enti no profit e affidare tutto il sistema formativo ai privati. Sacrificando, in questo passaggio storico, i 10 mila addetti di questo settore.

Il gioco a rimpiattino tra il Governo Crocetta, il dipartimento regionale del Lavoro e il Ciapi di Priolo – protagonisti di un pirandelliano gioco delle parti che punta a gettare in mezzo alla strada i mille e 800 ex sportellisti – altro non è che dimostrazione di come ‘uccidere’ le persone facendo finta di volerle mantenere in vita a norma di legge.

In questa storia è tutto da decifrare il ruolo di Cgil, Cisl e Uil, che a Roma come a Palermo recitano la parte degli “umiliati e offesi” da un Governo nazionale che “calpesta i diritti dei lavoratori”.

Di fatto, è solo una recita, a Roma come a Palermo. Perché alla fine il Governo Renzi, che sta operando una manovra a tenaglia sulla Sicilia per distruggere tutte le prerogative autonomiste, ha chiesto e ottenuto il silenzio-assenza di Cgil, Cisl e Uil.

Non una parola, da queste organizzazioni sindacali, è arrivata sull’accordo-capestro Renzi-Crocetta che sta stritolando la Sicilia. I fatti sono fatti.   

Solo gli stupidi – o chi è in malafede – non si accorgono della connivenza ‘strutturale’ con i disegni di Renzi di Cgil, Cisl e Uil. A Roma come a Palermo.

La desertificazione economica e sociale della Sicilia non si ferma qui. La stessa fine faranno i precari dei Comuni e gli stessi Comuni. I primi – oltre 22-24 mila persone – a partire dal prossimo anno scompariranno. Mentre i Comuni, presi per la fame, dovranno adeguarsi alla finta riforma dei Consorzi di Comuni e delle Aree-Città metropolitane, che in realtà sono trappole che non hanno nulla di ‘urbanistico’.

Lungi dall’essere dei “liberi Consorzi di Comuni”, così come previsto dallo Statuto siciliano, i Comuni saranno costretti a riunirsi tra loro in questo ‘Liberi Consorzi’ non per “migliorare i servizi”, ma per dividersi la miseria di uno Stato e di una Regione che non erogheranno più risorse finanziarie.

Nella visione del Governo Renzi – diretta promanazione della Germania della signora Merkel – i Comuni siciliani dovranno sopravvivere iper-tassando i cittadini. Classico l’esempio di Palermo, che già da anni ‘viaggia’ con Irpef e Irap e ai massimi i livelli, e che si accinge tra qualche mese a stritolare famiglie e imprese siciliane con l’ennesima stangata di Tasi e Tari.

Le Province non ci sono più, non perché si sta attuando la ‘riforma, ma solo per risparmiare. Mentre per i piccoli Comuni che stanno attorno a Palermo, Catania e Messina torna lo spettro delle ‘Città metropolitane’ che avrebbero l’obiettivo non di fornire servizi ad ampie comunità, ma di salvare i bilanci di tre grandi Comuni in ‘rosso fisso’.

Non manca la ‘pennellata’ sulle pensioni dei regionali. Il “contributo di solidarietà”, lo chiama il Governo Crocetta. Di fatto, con la scusa delle “pensioni d’oro” – i cui tagli sarebbero poco significativi per fare ‘cassa’ – il Governo Crocetta, sempre sui mandato dell’accoppiata ‘vincente’ Renzi-Merkel – si accinge a mettere le mani in tasca a circa 10 pensionati della Regione.

Dicono che i prelievi toccheranno le pensioni degli ex dipendenti regionali superiori a 35 mila euro all’anno. Ma non c’è chiarezza. La sensazione è che verranno colpiti i pensionati da 2 mila-2 mila e 500 euro al mese. Solo colpendo questi, infatti, il Governo può fare ‘cassa’.

Il tutto con una doppia incostituzionalità: verrà calpestato un diritto acquisito (la pensione); e verrà creata una disparità di trattamento tra pensionati regionali e nazionali.

Del resto, qualcuno, forse, è ancora convinto che in Italia, con Renzi-Merkel, c’è ancora uno Stato di diritto?

A tutto questo si aggiungono la sceneggiata di Termini Imerese – con il ‘rilancio dell’industria automobilistica’ che ricorda tanto i tartari del celebre romanzo di Dino Buzzati – e l’imminente smantellamento dello stabilimento petrolchimico di Gela. Con l’Eni che, dopo aver succhiato il sangue di questo angolo della Sicilia per oltre 50 anni, va via (forse prima di una ‘privatizzazione’ da parte di privati che arriveranno chissà da dove) senza aver mani bonificato un intero territorio.

Proprio ieri abbiamo scoperto – storia incredibile ‘sgamata’ dai grillini – che il Governo Crocetta, che a parole ha minacciato fuoco e fiamme contro l’Eni, non ha speso 15 o 16 milioni di euro per la bonifica di Gela. Meglio così: abbiamo fatto risparmiare altri 15-16 milioni dl Governo Renzi! Bravo, presidente Crocetta: alla fine di questo ‘giro’ avrà un premio speciale da Renzi e magari dai tedeschi.

Del resto, presidente Crocetta, non è lei che ha rinunciato – per conto di 5 milioni di siciliani che dice di rappresentare non abbiamo capito bene a che titolo – a un contenzioso con lo Stato, sempre a favore del Governo Renzi, pari a circa 5,4 miliardi di euro in cambio di 550 milioni di euro?

A proposito, presidente: ma questi 550 milioni di euro ci sono o Renzi si vuole tenere anche questi? E come sta finendo con i 380-400 milioni di euro che lei ha inserito nella manovra, mentre gli uffici del Servizio Bilancio dell’Ars le dicevano che tale manovra non si poteva fare?

E’ in questo scenario che si inserisce il licenziamento dei circa 6 mila dipendenti delle società regionali. Un altro tassello che a fine anno – se abbiamo fatto bene i conti – tra Comuni, Province e relativi precari, tra Formazione professionale e forestali, con l’aggiunta di tutte le imprese private che nel frattempo stanno chiudendo, più lo sbaraccamento delle società regionali, dovrebbe portare la Sicilia ad avere almeno 100 mila disoccupati in più.

Un grande risultato dopo gli 11 punti di Pil persi, presidente Crocetta…

Giulio Ambrosetti

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