Youth Guarantee/ La ‘macelleria sociale’ è servita: per i 1800 ex sportellisti di doman non v’è certezza

SENZA SCOMODARE LORENZO DE MEDICI LA VICENDA DEL BANDO CIAPI SI E’ RIVELATA UN FALLIMENTO. RIPROPONIAMO LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI CHE RAFFORZANO IL GIUDIZIO AMPIAMENTE NEGATIVO SUL GOVERNO CROCETTA E SULL’OPERATO DELL’ENTE PUBBLICO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE di PRIOLO

Alla fine tarallucci e vino. È la degna conclusione della querelle sul bando Ciapi per il reclutamento degli operatori da avviare alle azioni del piano della Garanzia Giovani.

Dopo il passaggio in Ars ed a conclusione dell’audizione congiunta delle Commissioni parlamentari Bilancio e Finanze e Cultura e Lavoro, tutto resta per com’è. Il bando non verrà ritirato dal Ciapi e sindacati e lavoratori ne escono con le ossa rotte.

Proviamo a ricostruire i fatti accaduti che hanno il sapore del grottesco, seppur nella drammaticità dell’emergenza sociale.

Il 18 luglio il Ciapi pubblica, intorno alle ore 16,12, la prima versione del bando pubblico per il reclutamento degli operatori da avviare alle attività del piano della Garanzia Giovani. Il contenuto del citato avviso viene, però, contestato dall’ente di formazione di proprietà della Regione siciliana, sostenendo che la pubblicazione sia stata opera di un hacker, e ritirato, dopo aver presentato esposto, stante a quanto dichiarato dai vertici del Ciapi.

Successivamente viene pubblicato una seconda versione del bando, intorno alle ore 18,40, sempre il 18 luglio e, questa volta, il contenuto è legittimato dallo stesso Ciapi.

Il 25 luglio, dopo le polemiche innescate da sindacati e lavoratori, il Ciapi pubblica una terza versione del richiamato bando.

Perché tutto questo trambusto nella gestione del bando pubblico? Come si giustificano le continue edizioni del bando pubblico?

Diciamo subito che nella seconda versione del bando, che per il Ciapi rappresenta la prima edizione, in quanto quella del 18 luglio alle ore 16,12 circa non è mai stata riconosciuta dall’ente di Priolo, tra articoli si evince una sorta di deroga contrattuale che il Ciapi, a leggere i fatti successivamente accaduti, non poteva avere. Il riferimento va ai livelli contrattuali inseriti nell’articolato del bando e che facevano riferimento esclusivamente ai livelli quarto e quinto del Contratto collettivo di Lavoro della Formazione professionale.

Cosa accade dopo?

Le organizzazioni sindacali firmatarie del citato contratto collettivo di Lavoro, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal, insorgono, contestando i livelli contrattuali e trasmettendo una nota di richiesta urgente incontro all’assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Bruno, al dirigente generale al ramo, Anna Rosa Corsello ed al presidente del Ciapi, Egidio Ortisi.

Facciamo un passo indietro.

Prima della trasmissione della citata lettera d’incontro, i sindacati, per le vie brevi, vengono sollecitati dallo stesso Ciapi convergere sulla deroga contrattuale. La stranezza sta nel fatto che la richiesta, che sarebbe partita, lo ribadiamo per le vie brevi, dal Ciapi, giunge ai sindacati dopo che gli stessi avevano preso coscienza che il bando, già pubblicato, conteneva le deroghe contrattuali.

Che fosse una maniera per sanare l’incidente di percorso nelle relazioni sindacali? Sta di fatto che, proprio sulla deroga contrattuale legata ai livelli, si è consumato lo strappo iniziale tra Ciapi e sindacati.

Torniamo alla sequenza degli accadimenti.

Nella tarda serata a cavallo tra il 21 ed il 22 luglio, dopo un’estenuante trattativa sindacale, si raggiunge un pre accordo sottoscritto dall’assessore Bruno, dalla dottoressa Corsello e dai sindacati firmatari del Contratto collettivo di Lavoro.

I termini dell’intesa riguardavano sia la durata contrattuale, che stabiliva un termine minimo di sei mesi di lavoro con un contratto a tempo determinato, salvo la possibilità di prorogare lo stesso contratto e i profili professionali. Per capirci, i livelli contrattuali oggetto di contestazione dei giorni precedenti. Difatti, i livelli dal quarto e quinto, come contemplati nel bando del 18 luglio, passavano a secondo, quarto, quinto e settimo.

La mattina del 22 luglio accade qualcosa.

Dopo il pre accordo, faticosamente raggiunto tra tutte le parti ad eccezione del Ciapi che nel frattempo la sera prima, aveva visto allontanarsi dai lavori, per la tarda ora, sia il presidente Ortisi che il direttore generale, Luciana Rallo, viene trasmessa ai sindacati una nota dagli uffici di Priolo dove si chiede di sottoscrivere un nuovo prospetto, diverso dal precedente, già firmato la sera prima.

In questa ulteriore versione del prospetto, che era parte integrante del pre accordo, il Ciapi propone a i sindacati una nuova strutturazione dei profili funzionali: terzo, quarto, quinto e sesto livello.

Proposta sui livelli contrattuali, quella del Ciapi, che i sindacati hanno firmato sulla scorta del fatto che gli uffici di Priolo, nel frattempo, avevano verificato la rispondenza dei profili contrattuali oc nel risorse finanziarie disponibili.

Il giorno dopo, e siamo al 23 luglio, il Ciapi pensa bene di inviare una nota ai sindacati dove propone la modifica della durata contrattuale. Riportiamo fedelmente il passaggio così come si evince nella citata nota:

“La durata è stabilita fino ad un massimo di sei mesi”.

A questo il Ciapi aggiunge una clausola che cambia i criteri di accesso ai livelli contrattuali. E che riportiamo:

“La equipollenza del titolo di studio (laurea, per esempio, con diploma di maturità di scuola secondaria di secondo grado più formazione specifica e non certamente l’equipollenza con diploma di secondo grado più esperienza pluriennale comunque maturata nell’abito dei servizi formativi)”.

Nella citata nota il Ciapi invita i sindacati a “rimodulare in maniera più equa e rispondente ai fatti reali e non alle volontà o agli auspici che ognuno di noi formula per le competenze specifiche che ci riguardano”.

Nella stessa nota il Ciapi dichiara di disconoscere il pre accordo siglato dai sindacati con Governo ed Amministrazione regionale.

Dov’è nata l’’ulteriore polemica che ha scatenato le ire dei sindacalisti e soprattutto dei lavoratori?

Ancor prima che i sindacati si esprimessero sulla proposta avanzata con la nota del 23 luglio dal Ciapi, in data 25 luglio sul sito istituzionale dell’ente di formazione siracusano viene pubblicato il terzo bando contenente le clausole unilateralmente, a questo punto, indicate dal Ciapi.

Lo stesso giorno, preso atto del contenuto del bando lo Snals Confsal, la Uil Scuola, la Cisl Scuola e la Flc Cgil, prendono le distanze dall’ipotesi di accordo e soprattutto dal contenuto del bando.

E arriviamo al 28 luglio, giorno in cui si celebra l’audizione congiunta delle Commissioni Bilancio e Finanza e Cultura e Lavoro all’Ars dove si consuma l’ultimo atto di una scena drammatica.

Il presidente Crocetta, che nelle ore precedenti aveva anticipato provvedimenti eclatanti sulla vicenda, si è ritrovato ad abbracciare, secondo quanto riferito da osservatori, il presidente del Ciapi, Ortisi, sottolineandone il positivo lavoro fino a quel momento realizzato sulla gestione della vicenda legata al bando per il reclutamento del personale da avviare al piano della Youth Guarantee.

Alla fine, stante sempre a quanto riferitoci, le responsabilità del marasma generato dai bandi il governatore della Sicilia l’avrebbe addossata ai sindacati con il beneplacito del presidente Ortisi.

Questo significherebbe anche che la preannunciata conferenza stampa il presidente Egidio Ortisi non la farà più. Ed allora a cosa sarebbe valso l’annuncio attraverso il nostro giornale?

Torniamo alla vicenda.

Voci fuori dal coro – parrebbe essere quella della dottoressa Corsello – avrebbero lasciato intendere, a margine dell’audizione al Parlamento siciliano del 28 luglio, che la migliore soluzione forse sarebbe stata quella di ritirare il bando. Che chiarezza e coraggio!

Bando che, ovviamente, il Ciapi non ha alcuna intenzione di rimangiarsi, a maggior ragione ora che ha ricevuto, di fatto, l’imprimatur dal presidente Crocetta.

Dal canto suo, l’assessore Bruno, sempre stante a quanto riferitoci, avrebbe assunto l’impegno di pubblicare il bando di l’accreditamento per l’istituzione delle agenzie del lavoro sul modello misto pubblico-privato.

Resta alta la tensione nel settore ed adesso sembrano contrapporsi due diverse visioni dell’immediato futuro.

Da un lato i lavoratori che, presi in giro dalle istituzioni regionali, maturerebbero l’idea che l’accesso alla Cassa integrazione dal 23 aprile al 31 dicembre sia la soluzione più gradita ed aggiungiamo anche opportuna per non scivolare nella ‘macelleria sociale’ più cruda, in attesa che si completino le procedure di assegnazione al nuovo soggetto, pubblico-privato, del servizio della Youth Guarantee.

Dall’altro, la soluzione praticata dal Ciapi che è quella di andare avanti col bando ed attivare, per un periodo di sei mesi, le azioni previste dal Piano della Garanzia Giovani. Questo dovrebbe significare che una larga parte dei 1800 operatori resterebbero fuori, senza lavoro e senza copertura reddituale.

Così facendo, il governatore Crocetta, anziché aiutarli, i lavoratori li sta uccidendo. È questa la rivoluzione? In altra parte del giornale proprio il presidente Crocetta è stato definito il Nerone della Sicilia che avrebbe, secondo il coro unanime dei lavoratori, solo affamato le famiglie al posto della garanzia della serenità lavorativa.

Migliore definizione non poteva esser data del governatore siciliano a sentire decine di lavoratori. Riportiamo fedelmente la dichiarazione di uno di loro, stanco e disilluso, per quanto accaduto negli ultimi mesi e che ha riguardato non solo la sua famiglia ma quella di circa 1800 lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali:

“Mi dispiace Presidente Crocetta, ieri ho visto un uomo che si bea degli applausi mentre la Sicilia muore. Il suo atteggiamento mi fa paura. Qualcuno lo descrive come Nerone che continua a cibarsi mentre Roma brucia. Ecco, ieri ho potuto constatare che mai paragone poteva essere più azzeccato e non mi riferisco alla vicenda che personalmente mi tocca ma a tutti i siciliani”.

E giusto per concludere, ma era nelle cose, in tanti, tra gli operatori, si stanno organizzando per adire le vie legali per impugnare il bando del Ciapi.

Se non è fallimento questo…

Giuseppe Messina

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