È ancora polemica sulla gestione dei rifiuti nel palermitano. Prima le dichiarazioni al vetriolo del sindaco Leoluca Orlando e le accuse del consiglio di amministrazione della Rap presieduto da Sergio Marino, che ha definito «irragionevoli» le «pretese» dei sindacati. Poi la replica delle sigle confederali che hanno proclamato lo stato di agitazione. Infine l’intervento di Alba Cub, Usb e Fesica Confsal che chiedono chiarimenti sui conti dell’azienda e sul bilancio 2014. E nel frattempo, dall’1 marzo, i 19 comuni della provincia che avevano ottenuto il permesso di conferire a Bellolampo non possono farlo più perché è scaduta l’ordinanza della Regione. Che non sarà rinnovata finchè Palazzo d’Orleans non riceverà il piano operativo dell’azienda con tutte le rassicurazioni del caso sulla capacità di conferimento della discarica del capoluogo.
«È sotto gli occhi di tutti che lavoriamo in un’azienda completamente allo sbaraglio – scrivono Alba Cub, Usb e Fesica Confsal -, quasi in autogestione. Da un anno chiediamo al Cda di puntare con decisione sulla riorganizzazione e sulla risoluzione delle gravi mancanze circa le attrezzature e i mezzi, soprattutto per quei servizi maggiormente strategici per l’azienda e quindi per la città, come la raccolta e lo spazzamento. Dal Cda, però, non abbiamo però avuto alcun sostanziale riscontro o cambiamento di rotta, se non quello di aver provveduto alla sostituzione dei nomi ai vecchi dipartimenti, lasciando però il sistema sostanzialmente invariato. In oltre un anno, infatti, non è stato nemmeno possibile avere la fotografia dello stato attuale dell’azienda. Altro tema – continuano le tre sigle -, per noi quello più importante: il bilancio 2014, di cui l’azienda non ha ancora illustrato i dettagli, e per il quale, in più di un’occasione, ha più volte ambiguamente dato segnali circa una possibile e sostanziale perdita di esercizio. Un bilancio il cui equilibrio è propedeutico allo sviluppo e al rilancio aziendale, soprattutto al fine di evitare una nuova crisi e tutto quello che questa potrebbe innescare. Esigiamo – proseguono – un piano di sviluppo economico e gestionale serio, che ad oggi non è neanche accennato ed oltremodo impossibile da avviare, come già detto, senza avere coscienza di come nel dettaglio è oggi (dis)organizzata l’azienda; e di come, conseguentemente, la stessa può essere riorganizzata. Un piano di sviluppo finalizzato anche – e non in modo secondario – alla produzione di utili – incrementando, solo per fare un esempio, i servizi di raccolta differenziata – da distribuire poi del tutto o in parte ai lavoratori. È nostro impegno – concludono Alba Cub, Usb e Fesica Confsal – richiedere il rispetto del lavoratore e dei suoi diritti, sempre al fine di salvaguardare quelli di tutti in egual modo».
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