Sempre più giovani si dedicano all’agricoltura «C’è chi lascia la banca per lavorare la terra»

Durante gli anni della crisi economica alcune professioni tradizionali sono emerse più delle altre. E se tanti giovani ambiscono a lavorare come chef nel sempreverde settore della ristorazione, oggi si fa strada sempre di più anche chi produce le materie prime che poi finiscono sulle nostre tavole. Coltivare la terra è diventato un privilegio oltre che una risorsa fondamentale per chi vuole uscire da una situazione di difficoltà economica che va avanti ormai da anni. «C’è un grande interesse da parte dei giovani verso diversi settori di nicchia – conferma l’agronomo Angelo Forgia, della Cia regionale – come per esempio il recupero di grani antichi o dedicarsi all’agricoltura biologica. Sempre più ragazzi si rivolgono a questo settore come scelta di vita: c’è chi lascia un lavoro sicuro, come ad esempio un impiego in banca, per ritornare alla terra».  

La confederazione agricoltori italiani svolge un’attività di supporto in questo senso. E all’interno dell’organizzazione è nata anche Agia, una sezione espressamente dedicata ai giovani dai 18 ai 39 anni e che ha come scopo aiutarli a entrare in questo mondo. Tra i requisiti necessari per accedere c’è «il possesso di una qualifica tecnica, come ad esempio una laurea in Scienze agrarie o simili – spiega Forgia – ma, se si mette volontà e impegno, anche chi non possiede questi titoli può accedere attraverso un corso di formazione professionale specifico». 

Ma l’Agia si occupa anche di fornire supporto tecnico per quanto riguarda il bando regionale inserito nel piano di sviluppo rurale 2014-2020. Un modo per agevolare i giovani imprenditori a entrare nel mondo dell’agricoltura «anche se, a mio parere, non sarà sufficiente per inserire tutti coloro che vorranno usufruirne – continua l’agronomo Forgia –  perché non ci sono i fondi per tutti e verrà fatta una selezione». Il bando, inoltre, arriva con due anni di ritardo e quindi ci sarà meno tempo per potersi avvalere delle misure previste.  

Ad ogni modo, chi ce la farà potrà scegliere all’interno di un settore vastissimo. Perché il territorio del Palermitano è un’area «in cui si può produrre di tutto». «La provincia si estende dalle Madonie ai confini del Trapanese, vicino Alcamo, per non dire del Corleonese – spiega Forgia – Qui si trovano diverse tipologie di coltivazioni, dal grano alle nocciole, dall’uva fino alle ciliegie nella zona di Chiusa Sclafani». E sebbene i racconti degli agricoltori non lascino immaginare un roseo futuro di guadagni, secondo la confederazione non bisogna lasciarsi abbattere: «Fare l’imprenditore non è facile e in questo campo in particolare si deve essere più coraggiosi, perché ci sono le incognite legate al clima o alla mancanza d’acqua che possono incidere sulla produzione». 

Come in tutti i campi, però, anche in questo sembra esserci una formula vincente: «Ci sono tanti ragazzi che si distinguono e che lavorano per recuperare quell’agricoltura che si lega strettamente alla dieta mediterranea. Certo, non possiamo competere con le quantità o con le multinazionali, ma se riusciremo a valorizzare i prodotti che fanno parte di questo tipo di alimentazione potremo comunque stare sul mercato – conclude Forgia -. Noi possiamo puntare sul fatto che il consumatore riconosce il nostro come prodotto di qualità, come fosse una firma».

Stefania Brusca

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