Scala dei Turchi, nodo privatizzazione dietro la querelle All’orizzonte presenze contingentate e possibile ticket

Crolli, chiusure e riaperture. È la storia di Scala dei Turchi che ciclicamente si ripete. L’ultima volta nei giorni scorsi, quando centinaia di massi sono venuti giù a causa del maltempo e il sindaco di Realmonte Calogero Zicari, con un’ordinanza, ha vietato l’accesso e la fruizione della zona ovest che si affaccia sul lido Rossello. «Inutile negare – ammette il primo cittadino a MeridioNews – che non sarà semplice fare rispettare il provvedimento. Metteremo un cartello per spiegare che l’accesso da quel lato è vietato. Ma sulla marna non possiamo mettere i paletti ed è improponibile per l’economia dell’amministrazione mettere lì una persona fissa».

A denunciare l’ennesimo episodio è stata l’associazione ambientalista Mareamico che, accolta positivamente l’iniziativa del primo cittadino, incalza sul «problema della gestione, dei controlli e della guardiania in questo luogo così frequentato e così a rischio per la sicurezza dei circa 700mila visitatori annuali», come lamenta il presidente Claudio Lombardo.

La scogliera candidata a patrimonio dell’Unesco solo alcuni mesi fa era tornata accessibile, dopo anni di chiusura dovuti al crollo che aveva interessato il lato est, grazie al ripristino fatto con un’opera di disgaggio finanziata dalla Regione con circa 400mila euro. La zona in cui è avvenuto il recente crollo è dall’altro lato rispetto a quella interessata dai lavori di manutenzione e dalle opere di messa in sicurezza. «Qui non si erano mai verificati crolli così grandi. Stiamo parlando – riferisce Lombardo – di oltre 400 pietre, tra cui alcuni macigni. In ogni caso, al di là dell’evento specifico, c’è da dire che Scala dei Turchi è in mano a nessuno: manca una gestione finalizzata alla pulizia, al servizio di guardiania e alla fruizione in piena sicurezza». 

Eccolo il vero orizzonte di sfida, che si intreccia indissolubilmente all’annosa questione sulla proprietà del sito, contesa tra pubblico e privato. Già, perché, com’è noto, il pensionato 72enne Ferdinando Sciabarrà rivendica che uno dei gioielli della Sicilia appartiene a lui, per una usucapione maturata dal padre. Al punto che, qualche anno fa, sulla scogliera spuntano i cartelli «proprietà privata». Di più, l’associazione Mareamico, su formale mandato del signor Sciabbarrà presenta all’amministrazione comunale un business plan che prevede l’accesso a pagamento alla Scala. «Con un biglietto di 3 euro a persona, saremmo riusciti a garantire l’assicurazione per i visitatori e le spese di guardiania compresa l’assunzione di dodici addetti – illustra Lombardo – Il 30 per cento degli introiti sarebbe andato al Comune che avrebbe dovuto investirli sul sito stesso, ma il sindaco non accettò la nostra proposta». 

«Mai avremmo ceduto il bene al privato a quelle condizioni», dice oggi il sindaco Zicari che invece è ben propenso ad accettare l’ultima proposta da parte del privato, a seguito di un contenzioso lungo un anno e mezzo: cedere il cento per cento della proprietà al Comune di Realmonte in cambio, per 70 anni, del 70 per cento dei ricavi provenienti dal brand Scala dei Turchi. «La cosa che ci sta più a cuore è che il sito sia gestito meglio di come è stato fatto finora e che resti un bene pubblico», ammette Zicari. «Finché non si chiude questa vicenda legale, nessuno lo può gestire – aggiunge il sindaco – So che è un bene che non può rimanere incustodito a vita. Se spettasse a me decidere avrei già fatto una gara d’appalto a evidenza pubblica per darlo in gestione ad associazioni o imprese del territorio chiedendo anche di organizzare il flusso delle presenze». La parola spetta al consiglio comunale di Realmonte. Quel che sembra certo è che nel prossimo futuro l’accesso alla Scala dei Turchi non sarà più libero come prima. 

Marta Silvestre

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