Sanità, il ministero boccia la rete ospedaliera regionale Sindacati: «Sfora tetto di spesa». Gucciardi: «Zero tagli»

«La rete ospedaliera non è passata al vaglio del ministero, è stata bocciata». A parlare a MeridioNews è Elisabetta Lombardo, dirigente medico del Vittorio Emanuele di Catania e sindacalista della Anao assomed, preoccupata per la situazione delle assunzioni del personale sanitario. «Per poter procedere al reclutamento è necessario che questo provvedimento venga approvato da Roma». La conferma dello stop da parte del ministero arriva dallo stesso sindacato, dopo la riunione in assessorato regionale di ieri pomeriggio: «Dall’incontro con l’assessore Gucciardi – affermano i rappresentanti in una nota -, come avevamo immaginato, tutto è stato rimesso in discussione. Una nuova bozza di rimodulazione della rete sarà presentata mercoledì 22 al ministero». La rete ospedaliera è il documento con il quale la giunta regionale organizza tutta la vita delle strutture sanitarie del territorio, partendo dai posti letto, passando per le piante organiche e l’apertura o la chiusura dei reparti. 

Il problema nella prima stesura del decreto sarebbe stato individuato nel numero delle unità operative complesse – reparti che forniscono molteplici prestazioni sanitarie -, troppe in base al taglio previsto dal decreto Balduzzi. Ipotesi confermata anche dalla sigla sindacale secondo la quale l’ultima rete, approvata dalla Regione il 23 gennaio del 2015, è stata bloccata dal dicastero della Sanità.  Circa 560 posti letto per acuti (cioè tutti quelli che non riguardano lungodegenza o riabilitazione) sforerebbero il tetto di spesa. È questo il motivo che avrebbe convinto la ministra Lorenzin a rispedire le carte a Palermo con un’indicazione: tagliare i posti in esubero e riorganizzare i costi. «Dal momento in cui si doveva partire con le assunzioni il primo giugno – spiega Ester Reggio, specialista in Neurologia e medico precario del policlinico di Catania – da Roma hanno detto di riformulare il decreto». Proprio per questo, stando alle parole dei medici, i tempi per le assunzioni del personale sanitario si sono allungati. «Senza far sapere nulla agli interessati e provocando un danno anche ai cittadini», spiega la dottoressa.

Una versione smentita duramente a MeridioNews dall’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi: «Non è assolutamente vero, non c’è nessun problema, stiamo solamente seguendo le procedure necessarie come tutte le altre regioni d’Italia. Non esiste alcun taglio da effettuare nel numero dei posti letto, ce ne sono tantissimi non utilizzati». Riguardo i ritardi denunciati dai sindacati, Gucciardi chiarisce: «Bisogna essere pazienti, stiamo seguendo l’iter, i rallentamenti ci sono da dieci anni. Io invece sto facendo tutto in otto mesi. Se ora stiamo ritardando di qualche settimana non credo sia un dramma». 

Ad aver rallentato l’iter però, secondo le due dottoresse, sarebbero probabili «resistenze per la chiusura dei piccoli ospedali, legati ad interessi politici». «Si deve dare conto ai sindaci, ai politici del territorio, ma alla fine di tutte queste diatribe di politica sanitaria quelli che poi pagano sono gli utenti, i cittadini e i medici». 

Il j’accuse potrebbe far riferimento ai cosiddetti ospedali riuniti di Catania, al presidio di Bronte, di Giarre e ai diversi punti nascita, più volte finiti al centro delle polemiche. «Non riusciamo a capire più cosa sta succedendo – continuano Reggio e Lombardo – fino a qualche mese fa si parlava di cinquemila nuove assunzioni nel comparto sanità, ma oggi ancora non vediamo i risultati». Una situazione di blocco, quella descritta, che i direttori generali in alcuni casi hanno provato a risolvere ma senza successo. «C’è stato un tentativo di procedere da parte del dottor Giorgio Santonocito del Garibaldi, bloccato dall’assessore nei primi di maggio». Il dirigente dell’ospedale cittadino era infatti riuscito con alcune delibere ad assumere alcuni medici a tempo indeterminato, applicando le linee guida dell’assessorato del 2016, ma una nuova circolare ha fermato tutto in attesa di alcuni documenti.

Se la rete ospedaliera dovesse essere ancora bocciata, il rischio è che i dirigenti generali non potranno assumere a tempo determinato, non si potrà procedere all’indeterminato e molti operatori sanitari andranno in pensione senza essere rimpiazzati. Con gravi conseguenze sulle prestazioni sanitarie e i disservizi al cittadino.

Mattia S. Gangi

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