«Doloso? È stato un caso di autocombustione, ma adesso non posso dire altro». Andrea Domenico Rendo, nipote del cavaliere del lavoro Mario, chiosa così quando gli si chiede dell’incendio che ha danneggiato parte dell’impianto di compostaggio in contrada Milisinni, a Catania. Rendo è uno degli amministatori della Rem, società proprietaria del sito sorto in quello che un tempo era un macello. A detenere le quote è Daniela Pisasale, compagna dell’imprenditore Emanuele Caruso, e con lui condannata in primo grado per le mazzette a Bellolampo, in uno dei tanti scandali che negli ultimi anni hanno travolto il settore dei rifiuti in Sicilia. Una frequenza – quella delle inchieste sulla gestione della spazzatura – simile forse soltanto al numero di roghi che divampano nei siti di trattamento. Soltanto qualche mese fa era toccato alla discarica pubblica di Enna – anche in quel caso si parlò di autocombustione -, ma scorrendo a ritroso le cronache ci si imbatte in una sfilza di episodi che hanno inevitabilmente azzoppato le attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti, in una terra che non brilla di certo per pianificazione dell’impiantistica e dove il settore è larga parte in mano ai privati. Dopo l’incendio a Milisinni, area non lontana dalla base militare di Sigonella, tra coloro che hanno iniziato a patire i primi disservizi sono diversi comuni messinesi della fascia ionica. Tra questi Santa Teresa di Riva. «Abbiamo sospeso la raccolta, speriamo nel giro di pochi giorni di avere informazioni sulla possibilità di riprendere il servizio sennò dovremo rivolgerci altrove», commenta a MeridioNews il primo cittadino Danilo Lo Giudice, in queste settimane impegnato in campagna elettorale per la riconferma da deputato all’Ars.
Gli altri centri della provincia peloritana interessati sono Savoca, Sant’Alessio Siculo, Furci Siculo, Roccalumera, Nizza di Sicilia, Alì Terme, Alì e Fiumedinisi. «Sono conferimenti che avvengono sulla base di rapporti diretti tra i singoli Comuni e l’impianto Rem – fanno sapere dalla Srr Messina Area Metropolitana -. Noi abbiamo fatto una gara per un accordo quadro, divisa in tre lotti, che è stata aggiudicata da altre imprese con tariffe più alte. I Comuni hanno reputato più conveniente rivolgersi all’impianto catanese». La realizzazione dell’impianto di Rem è passata anche da qualche polemica all’interno della Regione, per un iter autorizzatorio che, stando a un parere dell’attuale commissione tecnico-specialistica guidata da Aurelio Angelini, avebbe registrato qualche passaggio poco chiaro nella fase in cui il progetto è stato esaminato dalla precedente Cts, quella incappata nelle vicende legate all’indagine sul duo formato da Paolo Arata e Vito Nicastri. Il via libera all’impianto in prima battuta aveva riguardato il conferimento dei rifiuti speciali, rinviando a futuri accordi con gli enti territoriali – le Srr, appunto – la possibilità di ricevere i rifiuti urbani. «Conferiscono da noi Comuni provenienti anche da altre province», è l’unico ulteriore commento che arriva dall’amministratore di Rem. Tra le altre aree dell’isola che si rivolgono all’impianto di contrada Milisinni non c’è l’area metropolitana di Catania. «I nostri Comuni portano i rifiuti altrove, nell’impianto di Ramacca», spiega il presidente della Srr Catania Area Metropolitana Francesco Laudani. Proprio nella zona industriale etnea da anni si attende un impianto pubblico di trattamento dell’umido, ma l’iter ha registrato numerosi rallentamenti nonostante la nomina da parte della Regione di un commissario ad acta che, sulla carta, avrebbe dovuto velocizzare le procedure. Discorso simile anche in provincia di Messina, dove a Mili la Srr prevede di realizzare un sito per il compostaggio. «Il progetto c’è, ma siamo ancora in fase di conferenza di servizi per arrivare all’autorizzazione che porterà alla gara d’appalto per l’affidamento dei lavori», commentano dall’ente. Anche per questo progetto la Regione, a suo tempo, ha scelto la strada del commissariamento, ma a oggi nessun risultato particolare si è registrato.
Nell’impianto di Rem, oltre pompieri che hanno lavorato per circa dodici ore per domare le fiamme e bonificare l’area, sono intervenuti anche i tecnici dell’Arpa, chiamati a verificare la situazione ambientale seguita al rogo. I vigili del fuoco, dal canto loro, non hanno inviato comunicazione di reato all’autorità giudiziaria, in seguito alla mancata individuazione di elementi a sostegno dell’ipotesi dolosa. Nei mesi scorsi, la società ha presentato alcune proposte di variante sostanziali all’impianto di contrada Milisinni. Tra queste, anche la richiesta di implementare la struttura con un impianto per la produzione di Css, tramite gassificazione, e un impianto di sterilizzazione per rifiuti sanitari.
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