Regionali, il dilemma Porto fra Udc e Forza Italia Vullo da Crocetta a Lombardo. Caos lista Micari

Morale sotto i tacchi ed un susseguirsi di voci su un guazzabuglio di cambi di casacca e spiazzanti convergenze dell’ultimo secondo. Matura in questo clima la stesura delle liste catanesi nell’alveo del centrosinistra a declinazione Fabrizio Micari. Tutt’altra aria si respira sulla sponda del ritonificato centrodestra che, in Nello Musumeci, vede forse ben più della speranza del ritorno al governo. Si era detto dell’effetto calamita esercitato dalla leadership divenuta unitaria dell’ex missino, ma quello che sta accadendo in questo ore va ben oltre le aspettative. Verso le liste del coalizione Musumeci è in corso una vera e propria migrazione che sembra quasi ripristinare gli equlibri scompaginati, negli ultimi anni, dalle diverse edizioni del centrosinistra di governo in Sicilia, da Lombardo a Crocetta passando per Enzo Bianco e Orlando. I centristi mollano gli alleati degli ultimi anni e si riaccasano a destra. Da dove peraltro molti di loro provenivano, fra esperienze post-dc e autonomiste di varia tinta. La palma per la migliore capriola spetta di diritto ad Alessandro Porto. Il consigliere comunale di Catania guida il gruppo del sindaco Bianco in aula eppure, per la corsa ad una poltrona a Palermo, sembra pronto a schierarsi con Musumeci, non prima però di aver stampato manifesti dove invitata al voto per Micari. Il presisng continuerà fino all’ultimo, sebbena sembra essersi davvero complicato il suo ingresso nel’Udc. L’accordo era fatto, ma in mezzo ci si è messa la ribellione, guidata dal suo collega d’aula Carmelo Sgroi, degli altri candidati con lo scudocrociato. È arrivato allora il soccorso azzurro della lista di Forza Italia, dove il fedelissimo di Bianco in crisi d’identità potrebbe occupare la casella che Peppe Lombardo, nipote dell’ex presidente della Regione Raffaele, non è riuscito ad occupare per un’analoga ribellione di chi candidato con Berlusconi lo era già. E proprio dall’entourage autonomista, intanto, filtra tutto il malessere per l’eventuale ingresso in coalizione di Porto, ex lombardiano che con il leader si era lasciato molto male.

In casa Udc, intanto, un primo sospiro di sollievo c’è stato. La poltrona, al momento, se la giocheranno Sgroi e i vari Gaetano Benincasa, Francesco Petrina, Massimo Tropea eancora, fra gli altri, Ketty Rapisarda, Alfio Barbagallo, Giovanni Bulla, Vito Rau e l’ex onorevole Orazio D’Antoni. Quest’ultimo –  e lo stesso Porto – il cordone ombelicale con l’ex assessore di Crocetta Giovanni Pistorio non l’avrebbero mai reciso. Malgrado, a sua volta, il vecchio alleato di Lombardo sia schierato con Micari, comiziando per Alternativa Popolare al fianco di Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione. Sarà questo il terreno preparato per la prossima fuga dal centrosinistra? Non è possibile dirlo adesso, ma certo è che l’effetto domino è dirompente e fino alla chiusura delle liste per le Regionali, prevista per il pomeriggio del 6 ottobre, tutto può accadere. Gli snodi restano ancora l’intramontabile Lombardo ed il rassicurante scudocrociato rimasto in dote a Lorenzo Cesa.

Alla base degli smottamenti c’era stato il flop del contenitore che Leoluca Orlando avrebbe dovuto portare in dote a Micari per rafforzarne la discesa in campo. Ma la lista Arcipelago, secondo la ricetta originaria, la luce non la vedrà mai e solo grazie al ventilato ritiro del Megafono di Rosario Crocetta, e la confluenza dei sui candidati sull’aggregazione «dei territori», il simbolo Micari presidente sarà sulle schede. Porto, che qui avrebbe dovuto candidarsi con la benedizione di Enzo Bianco, aveva invece rotto gli indugi, avendo forse fiutato il fiasco e mollato il centrosinistra. Identica scelta ha fatto Gianfranco Vullo, il candidato dal simbolo censurato. Migrante da una vita fra destra e sinistra, verrà inserito nella lista Popolari e autonomisti, costruita da Raffaele Lombardo, Roberto Lagalla e Saverio Romano. Tanti saluti a Pd, Megafono e socialisti, i suoi ultimi domicili politici, e via libera alla candidatura al fianco di Musumeci, l’oppositore principe di quel Crocetta nella cui lista Vullo fu eletto nel 2012. In questa lista si sono alla fine accasati anche l’uscente Salvo Giuffrida e Nico Sofia, figlio di un altro uomo del sindaco Bianco, il consigliere Carmelo Sofia.

Che ci sia qualcuno che rimpianga i transfughi, nel terremotato centrosinistra, è da escludere. Ma non è questo che ha reso l’aria pesante dalle parti del Pd. Qualche militante lo ammette senza girarci attorno: «Il partito non c’è più esistono solo Luca Sammartino, Anthony Barbagallo e Angelo Villari». Cioè i tre tenori della preferenza che si contenderanno i due seggi che – si spera – scatteranno a Catania per il partito di Renzi. Il resto della lista dem sarà fatto di nomi di servizio che non riusciranno mai ad insidiare la zona Champions. Si andrà dai giovani Elia Torrisi e Mario Di Fazio ad altri nomi poco noti, fino ad Antonio Rubino, responsabile organizzativo palermitano del Pd che, figurando nel listino di Micari, un posto in lista deve trovarlo, pur senza l’assillo dei voti. Parimenti Valeria Sudano, non ricandidata ma alfiere Pd al fianco di Luca Sammartino e nome del listino, sarà nella lista dei renziani a Palermo. 

Più ottimismo in casa Sicilia Futura. Nicola D’Agostino capitanerà la formazione seguito, fra gli altri, da Carmelo Coppolino, Agatino Lanzafame, Andrea Messina, Marco Sinatra, Alessandro Tornello, Salvo Pinzone. Nel marasma fra Megafono ed ex Arcipelago, unici punti fermi intanto restano i nomi per l’Ars di Giuseppe Caudo, Carmelo Leanza, fratello dello scomparso Lino, Nunzio Grasso ed il consigliere di Bronte Antonio Leanza, figlio dello storico deputato Turi, in passato vice presidente della Regione.

Francesco Vasta

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