«Che fine ha fatto il Consiglio comunale di Catania?». Una domanda che in città aleggiava da tempo e che, nell’ultimo periodo, si era fatta più insistente tra i cittadini e anche tra gli interessati rimasti esclusi nella competizione elettorale. Un interrogativo che si era fatto più insistente nei giorni di passione vissuti nel capoluogo etneo, tra le difficoltà dell’aeroporto dopo l’incendio e i blackout che per settimane hanno fatto patire disagi nei servizi di corrente elettrica e acqua. Una nota dell’ufficio stampa di Palazzo degli elefanti nel tardo pomeriggio di ieri ha comunicato l’elenco completo di coloro che – ricorsi a parte – siederanno sugli scranni dell’aula consiliare. E c’è stato anche un colpo di scena che ha riguardato il Movimento cinque stelle: rimane fuori Giovanni Amato con la sedia che verrà occupata dall’ex deputata regionale pentastellata Gianina Ciancio.
Chiariti i nomi, i cognomi e i partiti, resta la questione: Perché c’è voluto così tanto tempo? Qualche giorno fa, a farla finire sul tavolo della prefetta etnea Maria Carmela Librizzi era stato l’avvocato Peppino Lipera, l’ormai ex candidato sindaco rimasto fuori dai giochi. In un foglio di carta intestata con il simbolo del suo Movimento popolare catanese, Lipera aveva messo nero su bianco la «singolare questione che affligge la nostra amata città», chiedendo un intervento immediato della prefettura. Dal voto del 28 e 29 maggio, nell’aula consiliare niente, o quasi, si era ancora mosso. «Purtroppo – risponde a MeridioNews Sebastiano Anastasi che è ancora il presidente del (passato) Consiglio comunale – negli ultimi dieci anni, queste sono diventate delle tempistiche normali».
Il sindaco Enrico Trantino si è insediato e la giunta composta dai suoi assessori è stata nominata. A distanza di sessanta giorni dalle elezioni, però, gli scranni di Palazzo degli elefanti erano rimasti ancora vuoti. Del resto, però, anche cinque anni fa, dopo il voto delle Amministrative di metà giugno, il Consiglio comunale si era insediato all’indomani di Ferragosto. Questa volta avverrà cinque giorni prima, durante la mattinata di venerdì 11 agosto. E non era andata molto meglio anche alla tornata elettorale di dieci anni fa. Dietro questa lentezza burocratica, ci sarebbero delle questioni pratiche che nulla avrebbero a che vedere con la politica in senso stretto: l‘ufficio elettorale centrale si è ritrovato di fronte al riconteggio ufficiale delle preferenze (con scarti, spesso, anche minimi) e a dovere fare accertamenti pure sulla regolarità non tanto delle schede con i voti, quanto con la corretta compilazione dei documenti e dei verbali. Criticità che sarebbero dovute alle numerose sostituzioni dell’ultimo minuto dei presidenti di seggio che, quindi, non rientrerebbero tra quelli che hanno partecipato alla formazione per portare a termine un ruolo delicato.
Intanto, una illusoria speranza si era avuta una ventina di giorni fa quando dall’ufficio stampa del Comune di Catania era arrivato un comunicato con la notizia della convocazione del Consiglio comunale. Sì, ma in stile quasi Amarcord, ovvero nella vecchia composizione. Che, nel frattempo è tornata a riunirsi due volte: il 12 luglio per votare il riconoscimento di due debiti fuori bilancio e poi di nuovo una settimana dopo, il 19 luglio, per approvare il documento unico di programmazione (Dup) 2023-2025. Una richiesta che era arrivata, con carattere di urgenza, direttamente da parte del nuovo assessore al Bilancio Giuseppe Marletta. In entrambi i casi, a sedere sulla poltrona più importante dell’aula consiliare è stato ancora il presidente Sebastiano Anastasi che potrebbe restare al suo posto anche per il futuro. Un posto che, secondo un accordo preelettorale che ci sarebbe stato negli ambienti del centrodestra, dovrebbe toccare alla lista con più voti: Anastasi è stato il più votato di Grande Catania (con 1624 preferenze), meglio di lui ha fatto il consigliere Angelo Scuderi (con 1650 voti) di Popolari e Autonomisti. Intanto, venerdì prossimo a presiedere la prima riunione del nuovo Consiglio comunale sarà Daniele Bottino di Fratelli d’Italia.
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