Chiuso un capitolo, se ne apre un altro che si prospetta ricco di colpi di scena. La vicenda del Muos di Niscemi approda nelle aule del tribunale di Caltagirone a partire dal 20 maggio. Il processo amministrativo si è concluso con la sentenza del Cga che ha accolto il ricorso del ministero della Difesa dichiarando non nocive le parabole e non valida la revoca delle autorizzazioni decisa dal governo Crocetta. Tra pochi giorni partirà quello penale e l’associazione Rita Atria, ammessa come parte offesa, ha chiesto che si presentino a deporre anche gli ultimi due presidenti della Regione. Raffaele Lombardo e lo stesso Crocetta.
Il legale Goffredo D’Antona ha depositato oggi la lista dei testi da sentire. Sarà il giudice, alla prima udienza utile, a dire se effettivamente dovranno presentarsi in aula. Sono sette gli indagati per reati ambientali nel procedimento aperto a Caltagirone: il dirigente della Regione Giovanni Arnone, cioè colui che ha messo la firma sulle due autorizzazioni del giugno del 2011 che hanno dato il via alla realizzazione dell’impianto satellitare statunitense; Mauro Gemmo, presidente del consiglio di amministrazione della Gemmo Impianti; Adriana Parisi, titolare della società Lageco che, insieme alla Gemmo ha costituito un’Associazione temporanea d’imprese chiamata Team Muos Niscemi che si è aggiudicata l’appalto; Giuseppe Leonardi, direttore dei lavori; e poi i legali rappresentanti delle ditte subappaltatrici: Concetta Valenti, della Calcestruzzi Piazza; Carmelo Puglisi, della P.B. Costruzioni; Maria Rita Condorelli, della C.R. Impianti. La Calcestruzzi Piazza è finita in alcune indagini antimafia della Procura di Caltanissetta che ipotizza una vicinanza tra il fondatore Vincenzo Piazza a lo storico boss di Niscemi, Vincenzo Giugno.
Rispetto alla sentenza odierna del Cga, l’associazione Rita Atria «si limita ad evidenziare che un atto amministrativo (nelle specie le autorizzazioni regionali) potrebbe essere formalmente legittimo ma ciò non significa che sia lecito dal punto di vista penale, fermo restando il potere del giudice penale di disapplicare l’atto amministrativo. Concetti questi che spiegano e legittimano il sequestro penale del Muos». Inoltre il sequestro è stato confermato dalla Cassazione quando già era nota la sentenza parziale del Cga che dichiarava illegittima la revoca delle autorizzazioni da parte della Regione. «La Cassazione – afferma D’Antona – ha sottolineato che la violazione è stata talmente macroscopica che il reato sussiste».
Oltre a Lombardo e Crocetta nella lista dei testi che l’associazione chiede di sentire ci sono anche Gaetano Gullo, il dirigente regionale che ha firmato il via libera alla realizzazione del Muos e che è stato denunciato per falso dalla stessa associazione, Vincenzo Sansone, ex dirigente regionale del dipartimento Ambiente, e il giornalista Antonio Mazzeo.
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