La storia della messinese arrestata in Venezuela per istigazione all’odio

«Isolata in una stanza ma in buone condizioni di salute». Questa sarebbe la situazione di Rita Capriti, la 50enne originaria di Mirto, in provincia di Messina, che il 2 agosto è stata arrestata in Venezuela con l’accusa di istigazione all’odio all’indomani delle proteste per le contestate elezioni del 28 luglio nel Paese dell’America meridionale dove è stato riconfermato il presidente uscente Nicolas Maduro. Da allora, la donna è detenuta «ma non in una cella». Almeno stando a quanto avrebbe assicurato il commissario Josè Dellacroiz, dirigente della struttura carceraria, come riferito all’Ansa dalla deputata regionale di Forza Italia Bernardette Grasso che è anche sindaca di Capri Leone, nel Messinese.

Capriti, esponente del partito di opposizione Primero Justicia, «è stata prelevata dalle autorità locali nella notte tra l’1 e il 2 agosto e da allora è detenuta presso il Cicpc di Caña de Azucar, in Maracay. Le accuse sono di incitamento all’odio, terrorismo e resistenza a pubblico ufficiale. Ma sono accuse che le sono state mosse per il suo impegno politico – prosegue Grasso – Il ministero degli Esteri sta seguendo il caso dall’inizio dell’arresto». I genitori di Rita Capriti sono emigrati dal comune del Messinese una quarantina di anni fa per cercare lavoro. «Io mi ricordo di Rita quando era ragazzina», ha raccontato la deputata forzista che si sta interessando del caso mantenendo anche costanti contatti con i familiari della donna.

«Il ministro degli Esteri Antonio Tajani mi ha assicurato la sua piena solidarietà a Rita e alla sua famiglia, garantendo che il governo italiano si attiverà con tutte le risorse diplomatiche a disposizione. Sia gli uffici ministeriali che l’ambasciata e il consolato sono in contatto con i figli e daranno aggiornamenti costanti», afferma Grasso che assicura di continuate a «seguire personalmente questa vicenda, in stretta collaborazione con il ministero degli Affari Esteri, sperando che si concluda nel migliore dei modi per Rita».

Tony, il fratello della donna, era già pronto a tornare in Sicilia ma è rimasto bloccato in Venezuela dopo l’arresto. «Il partito politico di cui è esponente mia sorella le ha trovato un buon avvocato – ha detto Tony Capriti parlando al telefono con la deputata Grasso – che è specializzato in questo tipo di processo per poterla assistere. Mia sorella, dopo che è stata messa in una stanza solo per lei, sta bene. Uno dei suoi figli – ha aggiunto – che vive in Venezuela la incontra tutti i giorni e le porta da mangiare. L’altro mio nipote invece abita negli Stati Uniti. Io ancora non l’ho incontrata ma non mi è stato impedito». L’uomo, infatti, ha già dichiarato di avere in programma di andare a trovare la sorella proprio nei prossimi giorni. «Speriamo – ha detto Tony Capriti – che tutto si risolva bene per mia sorella. Quello che le è accaduto mia ha molto provato».


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