Ma chi siamo noi occidentali per mettere in discussione il ‘Califfato’?

DETTO QUESTO, TUTTO I FANATISMI E I TOTALITARISMI VANNO RESPINTI IN TOTO. MA VA RESPINTA ANCHE L’IDEA DI ‘IMPORTARE’ LA DEMOCRAZIA CON LE ARMI

Che dalle parti di Bagdad o di Damasco la tradizione storica ci dice che il sistema statuale fosse modellato sul califfato ce lo racconta anche il libro di favore “Le mille e una notte”, che un po’ tutti abbiamo leggiucchiato da fanciulli. Il tradizionale sistema di organizzazione socio-istituzionale tipico di quella zona del mondo è stato sconvolto dall’avvento del colonialismo ‘occidentale’, con le disastrose conseguenze che ha lasciato sul campo. Conseguenze ancora oggi non risolte e che determinano l’instabilità politica di tutto il Medio Oriente.

Su un altro terreno, quello religioso, la tradizione locale, com’è universalmente noto, è basata sull’islamismo. Anche qui la storia ci dice che all’Occidente quella religione non è mai andata giù, tanto da avere approntato in tempi passati le “guerre sante” condotte con le Crociate. (A destra, foto tratta da ibookedo.it)

Queste brevissime premesse, appena accennate al solo scopo di tentare di capire quale altra motivazione alta viene messa in campo per giustificare l’attacco alla riproposizione del califfato proposto dalle forze islamiste in Iraq ed in Siria.

Mettiamo subito in chiaro che non intendiamo in alcun modo giustificare atti terroristici che vengono compiuti dagli adepti dell’Isis, l’organizzazione islamista locale, per conseguire l’obiettivo del califfato. Quello che intendiamo evidenziare è il rispetto morale, politico e culturale che si deve alle opinioni ed ai progetti politici altrui. Anche se questi sono assai distanti dai modelli occidentali. Né ci convince la teoria tutta occidentale di esportare la democrazia con le armi e con la guerra, secondo i canoni tipici della cultura imperialista.

Ciò perché il mondo occidentale, che si ritiene il primo mondo, di metodi terroristici istituzionalizzati ne ha usato ed abusato non poco.

Alcuni brevi cenni: le riserve indiane negli Stati Uniti, dove sono stati rinchiusi le popolazioni indigene del continente Nordamericano; i lager nazisti, dove sono stati rinchiusi ed eliminati milioni di ebrei e non solo; e ancora prima la Santa Inquisizione ed il rogo degli eretici e, successivamente, la Riforma luterana e la feroce Controriforma che cosa hanno rappresentato per la cultura religiosa occidentale e i suoi metodi terroristici?

Sono queste lacune mnemoniche che non ci fanno aderire al coro anti islamico e alla denuncia di facile terrorismo nei riguardi di chiunque lotti per una sua convinzione, religiosa o no, ma sicuramente politica.

Dalle nostre parti si direbbe: “Ognunu s’avissi a taliari u so immu, prima di taliari u immu ri l’avutri”.

Traduzione: “Ognuno di noi faccia la propria autocritica prima di criticare gli altri”. E’ un insegnamento laico che non presuppone certezze e mette tutto in discussione, in primis le nostre più solide certezze.

Se una critica di fondo va fatta nei confronti degli islamisti è che loro non concepiscono il pensiero laico e questo fatto, purtroppo per loro, rappresenta una ‘diminutio’ rispetto alla cultura occidentale. Infatti, non considerare l’opzione del pensiero laico, cioè il pensiero libero, porta inderogabilmente al fanatismo, sia esso religioso o politico, con tutte le conseguenze negative connesse.

D’altra parte, l’instabilità del Medio Oriente, oltre alle ragioni congrue determinate dalla presenza in quelle terre di enormi riserve petrolifere, non è forse determinata dal fanatismo religioso sia di Israele che del mondo arabo?

Vi sono eccessi religiosi che in Israele sono rappresentati da quegli ebrei che, vestiti di nero, con intesta il cappello nero che copre i boccoli che scendono lateralmente al viso. Si vedono spesso ondeggiare davanti e indietro di fronte al Muro del Pianto, dando spesso la netta impressione di non usare frequentemente lo shampo. Ebbene, questi rappresentano quella parte cospicua della popolazione israeliana che non ha tollerato le aperture laiche di Yitzhak Rabin verso la causa palestinese e l’ha ammazzato sulla pubblica piazza.

Di contro esiste l’altro fanatismo religioso che pone Allah al di sopra di ogni funzione vitale e lo onora ogni giorno, all’ora stabilita, lasciando qualunque attività i suoi discepoli stiano svolgendo per inchinarsi verso la Mecca, mostrando un innato senso dell’orientamento al pari degli uccelli migratori.

Questo fanatismo si manifesta anche attraverso i suicidi esplosivi, ma con l’astuto accorgimento che a farsi saltare in aria non sono i ‘docenti’ della predicazione fanatica. Questi, con il cinismo tipico degli apparati di potere, addestrano allo scopo ingenui fanciulli, i quali imbottiti delle predicazioni di Allah sacrificano la loro vita facendosi saltare in aria con il carico di morte che qualcuno ha loro messo addosso.

Questa lunga premessa ci serve per parlare di un articolo di Ishaan Tharoor sul Washington Post, tradotto in italiano sul sito Post. In questo articolo Tharoor afferma che Vladimir Putin sulla Siria aveva ragione a sconsigliare un intervento militare Usa.

“Un attacco aumenterebbe gli episodi di violenza e provocherebbe una nuova ondata di terrorismo. Potrebbe danneggiare gli sforzi compiuti per risolvere la questione del nucleare iraniano e la questione israelo-palestinese; destabilizzerebbe oltremodo il Medio Oriente e il Nord Africa; sbilancerebbe l’intero sistema di contrappesi internazionali”. E ancora: “In Siria non c’è una battaglia per la democrazia, ma un conflitto plurireligioso”.

Tharoor ricorda inoltre che nel novembre 2011 il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, lamentava il fatto che le maggiori potenze mondiali non contribuivano all’apertura del dialogo tra l’opposizione siriane ed Assad e, ancora, nel corso di un incontro alle Haway tra i ministri degli Esteri dei Paesi componenti l’Asia Pacific Economic Cooperation (Apec), Lavrov dichiarò di “sentire la responsabilità di fare tutto ilo possibile affinché in Siria inizi un dialogo interno”.

La sollecitazione di Sergei Lacrov – secondo Tharoor – non fu presa in nessuna considerazione, anzi fu considerata una battuta propagandistica, rispetto alla determinazione del governo Usa diretta ad un cambiamento certo di regime in Siria. Determinazione che venne in seguito vanificata dal veto posto dalla Russia e dalla Cina in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu allorquando gli Usa presentarono la loro proposta d’intervento militare diretto in Siria a sostegno dell’opposizione al regime di Bashar al-Assad.

Ma chi erano, e sono, gli oppositori di Bashar al-Assad, che gli Stati Uniti volevano sostenere nella loro battagli contro il regime siriano? Erano, e sono, gli Jadisti dell’Isis, quelli del califfato che ora gli Stati Uniti e gli ‘occidentali’ temono e vogliono distruggere.

E la storia di sempre della strategia imperialista americana: dai Contras del Nicaragua, ai Talebani in Afghanistan, a Saddam Hussein in funzione anti Iran, al sostegno dello Scia di Persia in funzione anti Mossadeq e, per venire a questioni più vicine a casa nostra dal sostegno a Salvatore Giuliano per contrastare la vittoria del Blocco del Popolo nel !947 in Sicilia (leggi Strage di Portella delle Ginestre) alle Brigate Rosse in Funzione anti “convergenze parallele”.

In conclusione. Il mondo è pieno di contraddizioni e di illogicità: e questo è un fatto naturale. In questa ‘varietà’ di espressioni, di esperienze, di culture una cosa è, però, certa: degli Stati Uniti d’America non ci si può né ci si deve mai fidare.

Foto di prima pagina tratta da tempi.it

Riccardo Gueci

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