Lampedusa: la Sea Watch 3 fermata davanti al porto  A bordo finanza e politici, ong fa esposto alla procura

«Probabilmente la situazione si sta sbloccando». La Sea Watch 3 ha provato a entrare nel porto di Lampedusa ma è stata bloccata dalle autorità italiane. «Questa mattina la nave ha comunicato con le autorità informandole che erano trascorse ormai 24 ore dalla dichiarazione dello stato di necessità che l’ha costretta all’ingresso nelle acque territoriali», fa sapere la portavoce dell’ong Giorgia Linardi. Alle 14.16, non avendo ricevuto nessuna comunicazione o assistenza, ha proceduto verso il porto. A circa un miglio di distanza, però, le è stato intimato di spegnere i motori. Adesso, l’imbarcazione della ong tedesca con a bordo 42 persone salvate nel Mediterraneo è ferma lì, a circa un miglio dalla banchina dell’isola. A bordo, oltre alla guardia di finanza, è salita anche una delegazione di parlamentari composta da Graziano Delrio (Pd), Davide Faraone (Pd), Matteo Orfini (Pd), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e Riccardo Magi (Più Europa). 

Intanto, è arrivata a quota 72mila euro la raccolta fondi per aiutare la Sea Watch nelle spese legali. A comunicarlo su Twitter sono stati gli attivisti delle Rete italiana antifascista che hanno lanciato l’iniziativa perché «la nave della speranza non sarà mai lasciata sola». Non si è fatta attendere la risposta dell’organizzazione umanitaria: «Siamo commossi. Grazie di cuore a tutti coloro che ci stanno supportando in ogni modo. Non siamo soli». La capitana Carola Rackete ieri, dopo 14 giorni in mare, ha desiso di violare il divieto del governo italiano – entrato in vigore con il decreto sicurezza bis – andando incontro a una multa da 50mila euro, alla denuncia insieme al suo equipaggio e al sequestro della nave

«Buongiorno Ue. Ieri, a causa di un’emergenza, siamo entrati nelle acque italiane. La guardia costiera e la guardia di finanza sono stati a bordo. Abbiamo aspettato una notte, non possiamo più aspettare. La disperazione delle persone non è qualcosa con cui giocare», scrivono in un tweet. L’ong tedesca nel primo pomeriggio di oggi ha presentato  un esposto alla procura di Agrigento, tramite gli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino, affinché si valutino «le eventuali condotte di rilevanza penale» da parte delle «autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso» e per chiedere che venga valutata «l’adozione di tutte le misure necessarie» per consentire lo sbarco dei migranti «e porre fine alla situazione di gravissimo disagio» a cui sono sottoposti. 

Anche il ministro Salvini ha chiamato in causa i magistrati, ma con finalità opposte. «Spero che, nelle ultime ore, ci sia un giudice che affermi che all’interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la Capitana. Se la nave viene sequestrata e l’equipaggio arrestato io sono contento». Intanto sull’isola di Lampedusa, anche nelle ultime ore, c’è chi continua a sbarcare senza bracci di ferro e polemiche internazionali. Dopo quelli dei dei giorni scorsi, altri 40 migranti sono arrivati a bordo di barchini. «Altro che porto chiuso, a Lampedusa continuano ad arrivare indisturbate piccole barche, l’ultima stamani con dieci persone – ribadisce il sindaco delle Pelagie Totò Martello che, da tempo, smentisce il leader della Lega – Non li ha visti nessuno nonostante si parli di spiegamento di forze per il caso Sea Watch: non c’è alcun controllo. Ma questo a Lampedusa è diventata la normalità».

Mentre dalla Federazione delle chiese evangeliche è già arrivata la proposta di accogliere i migranti della Sea Watch, la commissione europea cerca per loro disponibilità per la redistribuzione. «La soluzione è possibile solo una volta che le persone saranno sbarcate», afferma il commissario europeo Dimitris Avramopoulos spiegando che «Bruxelles è coinvolta da vicino nel coordinarsi con gli Stati membri per ricollocare i migranti» quando saranno a terra. In merito poi alla minaccia fatta ieri dal ministro Salvini di non registrare chi sbarca nella banca dati europea è stato il commissario a rispondere che «la legge europea prescrive che tutti i nuovi arrivati sul territorio europeo devono essere registrati e devono essere prese le loro impronte digitali, non ci sono eccezioni a queste regole e le conseguenze sono le procedure di infrazioni, ma non siamo a questo stadio». Il premier Giuseppe Conte ha definito, comunque, «non all’ordine del giorno» l’ipotesi di Salvini.

Marta Silvestre

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