Ira di Lo Monaco su Biagianti, Bucolo e Marchese Richiesta di deferimento federale per i primi due

La mancata convocazione in occasione della gara tra Catania e Potenza ha fatto rumore e, dato ciò che è successo nelle ore successive, era solamente l’antipasto della bufera. Marco Biagianti, Rosario Bucolo e Giovanni Marchese, infatti, non sono tre rossazzurri qualunque. Il primo è lo storico capitano della squadra, giocatore scoperto dallo stesso Pietro Lo Monaco dalla D e lanciato sui campi della massima serie il giorno del drammatico spareggio per la permanenza in A, poi vinto contro il Chievo nel maggio del 2007. Toscano, classe 1984, ha legato a Catania e al Catania la sua vita professionale e sentimentale, accettando di tornare alle falde del Vulcano dopo che la squadra era precipitata in Serie C. Saro Bucolo è invece l’emblema dell’essere catanese: ragazzo cresciuto nelle giovanili etnee, è rientrato nel 2016 dopo un girovagare tra tanti campi della terza serie.

Giovanni Marchese, nisseno di Delia, ha legato all’Elefante le sue migliori annate in Serie A, tra 2011 e 2013: quelle che, poi, gli sono valse la chiamata del Genoa. Questi tre calciatori, per motivi simili, rappresentano dunque la memoria storica della società, assieme all’ormai capitano in pectore Francesco Lodi. La notizia della loro esclusione ha provocato un ovvio terremoto, rinforzato dalle parole del direttore Lo Monaco che, il giorno dopo la vittoria sulla Viterbese, ha diramato un duro comunicato stampa. «Le mancate convocazioni odierne dei calciatori Rosario Bucolo, Giovanni Marchese e Marco Biagianti, ancorché infortunato, sono dettate da gravi motivi disciplinari, prontamente evidenziati e sottoposti all’attenzione degli organi federali competenti».

Non si ha la prova provata di quello che è realmente successo a Torre del Grifo nei giorni successivi alla trasferta di Potenza. L’evidenza però è che si tratti di tre episodi differenti che, alla fine, sono confluiti in un’unica presa di posizione da parte della società. Marco Biagianti e Rosario Bucolo avrebbero avuto un pesante alterco con il direttore: l’unica ricostruzione al momento esistente è quella di Alessandro Vagliasindi (Repubblica), che ha evidenziato come la lite tra i tre sarebbe avvenuta dopo un’irruzione di Lo Monaco negli spogliatoi lo scorso giovedì, in cui l’amministratore delegato avrebbe comunicato ai tre calciatori in questione la fine della loro esperienza con la maglia rossazzurra. 

I motivi che avrebbero portato a questa scelta sono di natura comportamentale. Biagianti, stando a quanto ricostruito, avrebbe abbandonato la sala riunioni in cui si stava analizzando in video la gara tra Catania e Potenza, dopo che Camplone ha chiesto a Lodi di commentare la gara per primo, in quanto capitano. Una delegittimazione che, quindi, non sarebbe andata giù al numero 27 etneo. Bucolo, invece, pagherebbe l’arrivo in amichevole a Giarre con un proprio mezzo e non col bus della società: comunicazione non arrivata, a quanto pare, per un telefonino non funzionante. Discorso diverso per Marchese che, invece, non rientrerebbe più nei piani societari e per il quale si starebbe lavorando alla risoluzione immediata del contratto.

Gli episodi appena descritti non possono che far tornare in mente le dichiarazioni di mister Walter Novellino pochi giorni dopo l’esonero dello scorso giugno. «Si è dato retta a giocatori finiti che salivano sul colle e magari davano il proprio punto di vista. I giocatori devono solo pensare a fare i giocatori. Chi sono? Non sono di certo Lodi, Marchese e Llama. Qualcuno ha remato contro». La mente, in quel caso, era andata proprio a Biagianti che, chiamato in causa, si era difeso scrivendo un post su Instagram: «Come ho detto anche a lui a seguito di questo spiacevole episodio (per me) – aveva affermato Biagianti – sarebbe stato più giusto evitare di fare questo genere di interviste che insinuano dubbi, non portano a nulla e lasciano solo strascichi negativi; o si fanno i nomi oppure meglio tacere (e sarebbe stata sicuramente la miglior cosa)». A Catania, la polveriera è definitivamente scoppiata. 

Giorgio Tosto

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