Intercettazione Pua, la verità del sindaco Bianco «A Ciancio stavo per dire che sarei stato coerente»

Il sindaco Enzo Bianco risponde alle nostre domande. Almeno via mail e tramite l’indirizzo dell’ufficio stampa comunale. Quasi 20 giorni – e svariati tentativi di intervista dal vivo – dopo la pubblicazione su MeridioNews dell’intercettazione tra l’allora candidato primo cittadino e l’imprenditore Mario Ciancio, editore e direttore del quotidiano La Sicilia indagato per concorso esterno alla mafia. Al centro della conversazione, secondo i carabinieri, il mega affare Pua alla Playa (leggi il riassunto della vicenda) e le presunte promesse di Bianco nei confronti dell’imprenditore, chiamato dal sindaco all’indomani del voto in consiglio comunale sul progetto. Il giorno stesso della pubblicazione, il primo cittadino aveva diramato una nota dove spiegava – così come ripete di seguito – l’iter amministrativo del piano, senza nessun riferimento all’opportunità della telefonata. Oggi risponde invece alle nostre domande sull’intercettazione; inevitabilmente insistenti, come lui stesso ci fa notare, considerato che è mancato un confronto faccia a faccia. E a proposito di incontri, è la commissione antimafia nazionale a valutare in queste settimane una eventuale audizione del sindaco.

Perché, durante la campagna elettorale per le elezioni comunali del 2013, lei chiama l’imprenditore Mario Ciancio – già indagato per concorso esterno alla mafia e a cui era stata rigettata l’archiviazione nel settembre 2012 – all’indomani della votazione del consiglio comunale di Catania sul Pua?
«Come candidato sindaco ho chiamato il direttore del maggiore quotidiano catanese il giorno prima dell’apertura della campagna elettorale, per informarlo della manifestazione che stavamo organizzando e per sapere se il giornale avrebbe seguito l’evento come aveva fatto con tutti gli altri candidati. Chi altri avrei dovuto contattare se non i giornali? Immagino, e anzi ne sono certo, che gli altri candidati abbiano fatto lo stesso, non solo telefonicamente ma anche andando a trovare il direttore nella sede de La Sicilia, ricevendo spazi sulle pagine del giornale per le loro iniziative. Com’è naturale».

Si è detto che la telefonata riguardava l’apertura della sua campagna elettorale. Ma il rimando all’appuntamento è contenuto soltanto nella parte finale della chiamata. Che riporta invece passaggi come: “mi pare che ieri…”, “come ti avevo detto…”. Come spiega questa parte della conversazione?
«Il Pua è stato approvato con 23 voti favorevoli, tutti della maggioranza di centrodestra di allora, su 26 presenti. È bizzarro concentrare l’attenzione sugli unici tre consiglieri, quelli del mio partito e a me più vicini, che non hanno votato il Pua e non su quelli che invece lo hanno votato. Questi sono fatti, le chiacchiere le lascio ad altri. Peraltro la mia posizione sul Pua è chiara e la esprimo da diciotto anni, sempre nella stessa maniera, in tutti i discorsi, sia pubblici e sia privati. Io, il mio partito e quei tre consiglieri presenti e non solo, abbiamo lavorato per cambiare quel Pua, come abbiamo fatto l’anno successivo dopo essere tornati alla guida della città».

In particolare, proprio il passaggio “come ti avevo detto, come vedi sono…” e la risposta di Ciancio – “mantieni…” – è stato interpretato dai carabinieri come l’apprezzamento dell’imprenditore per «la serietà di Bianco nell’impegno assunto nei suoi riguardi». A che impegno si riferiscono, secondo lei, i militari dell’arma? E come spiega un eventuale fraintendimento?
«Ciancio voleva l’approvazione del Pua e i miei consiglieri non l’hanno votato. Tutto l’opposto di un eventuale sostegno. Ripeto, i miei consiglieri hanno voluto cambiare insieme a me il Pua. Così come abbiamo voluto cambiare in questi due anni e mezzo, riuscendoci bloccandoli o modificandoli, altri progetti che tutelavano interessi privati anziché pubblici, della città. Ricordo, a chi fa la morale, che questa amministrazione ha bloccato la più grande speculazione urbanistica come il progetto del lungomare-via Del Rotolo che avrebbe cementificato il lungomare e quello del parcheggio Sanzio con l’ennesimo centro commerciale e implicazioni gravi con attività criminali. Per non dire del licenziamento di dirigenti del Comune nel settore della nettezza urbana. Con azioni giudiziari avviate a seguito delle nostre denunce».

Nella nota inviata alla stampa il giorno stesso della pubblicazione dell’intercettazione, lei spiega come il suo gruppo in consiglio si sia astenuto per manifestare dissenso nei confronti delle modifiche al progetto Pua introdotte dall’amministrazione Stancanelli. Ma le cronache di quel giorno raccontano di un numero legale in bilico e i consiglieri oggi rieletti di un “clima pesante” sulla votazione. Nella telefonata, è lo stesso Ciancio a valutare positivamente l’astensione di quello che si suppone essere l’oggi assessore e allora consigliere Rosario D’Agata. In questo contesto, perché astenersi e non votare contro?
«Ho appena spiegato che 23 persone, la maggioranza, avevano votato sì al Pua e rappresentavano il numero legale. I nostri consiglieri, D’Agata compreso, autore di numerose battaglie per cambiare il Pua in quella consiliatura e oggi impegnato costantemente con la sua delega alla Legalità, hanno deciso di non votare il Pua astenendosi per un motivo semplice: l’idea originaria da noi voluta dello sviluppo di quella zona, anche per le ricadute occupazionali, era positiva, le modifiche peggiorative volute dal centrodestra no».

Se Ciancio non l’avesse interrotta, come sarebbe continuata la frase “come vedi sono…”?
«Stavo per dire che sarei stato ancora una volta coerente. I lettori si annoieranno, ma poiché vengono ripetute le stesse domande devo ripetere le stesse risposte. Il mio pensiero sul Patto Territoriale dedicato alla zona Sud di Catania è sempre stato limpido. Il Pua è stato progettato sotto la mia precedente amministrazione nel 1999 per rilanciare il litorale della Plaia pensando a uno sviluppo turistico e naturalistico. Sotto le successive amministrazioni ha subito sostanziali modifiche che miravano a un aumento speculativo di cubatura che metteva a rischio lo sviluppo naturalistico. Alle variazioni del Pua apportate dalle precedenti amministrazioni, mi sono puntualmente e pubblicamente opposto con chiarezza. Per questi motivi, nell’aprile del 2013, quando non ero ancora tornato alla responsabilità di sindaco, i consiglieri comunali a me vicini furono gli unici a non votare per il Pua a causa di queste modifiche peggiorative».

Premesso che va fatta una distinzione tra Pua (piano urbanistico attuativo – variante Catania Sud) e il concreto progetto da realizzare nell’area, alla luce di quanto emerso – le pesanti ombre su Stella Polare srl, unica società ad aver presentato un progetto, e su Ciancio, coinvolto nell’affare – oggi lei si può dire favorevole o contrario al progetto?
«Se ci sarà un solo euro di provenienza illegale il progetto non si farà. Infatti nell’ottobre 2014, assai prima delle vostre iniziative giornalistiche, ho deciso di sottoscrivere un protocollo di legalità per verificare, prima di rilasciare qualsiasi licenza, la provenienza dei capitali privati tramite un’apposita commissione sotto l’egida della Prefettura, garantendo così massima trasparenza e legalità in ogni singolo progetto. Aggiungo che, anche se molti dietrologi ci resteranno male, che proprio la società Stella Polare, insieme ad altri soggetti interessati, non accettando le modifiche da noi volute, ha presentato ricorso al Tar nei confronti del Comune di Catania e della Regione. Non credo serva aggiungere altro. È evidente che chi si oppone al Pua da noi modificato sente che stiamo toccando i loro interessi».

Questa attenzione nei confronti dell’editore e direttore de La Sicilia è il risultato del fatto che il mancato appoggio del maggiore quotidiano cittadino le fece perdere le elezioni comunali del 2005?
«Non c’è stata alcuna attenzione ma semplicemente normali comunicazioni tra un candidato sindaco e il direttore del quotidiano catanese. Ciascuna testata, a cominciare dalla vostra, ha una propria linea editoriale e sostiene o attacca esponenti politici. Non mi pare proprio, anzi per nulla, di avere avuto l’appoggio nelle ultime elezioni del maggiore quotidiano cittadino, che non ha mai nascosto la sintonia con il sindaco uscente Stancanelli. Quanto alle elezioni del 2005, c’è stata una sentenza passata in giudicato che ha sancito gravi irregolarità. Si trattò dunque di elezioni falsate e infatti ho avuto diritto a un risarcimento. Una sentenza arrivata purtroppo sette anni dopo quelle elezioni».

(NDR: Mancando un contraddittorio con il sindaco Enzo Bianco, MeridioNews tiene a sottolineare che la testata, pur rivendicando una sua linea editoriale, non «sostiene o attacca esponenti politici», come espresso dal primo cittadino. Facciamo il nostro lavoro raccontando la città e la Sicilia, come ogni lettore può verificare ogni giorno)

Dario De Luca

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