Incontro con Philip Glass

L’assessore Campo introduce l’incontro, tappa importantissima del calendario Etnafest 2006 diretto da Gianni Morelenbaum Gualberto. Dopo la consegna di una stampa antica della veduta ottocentesca di Catania, che anticipa al compositore la laurea Onoris Causae che gli verrà consegnata al più presto, Philip Glass prende la parola.

Ringrazia simpaticamente tutti i presenti e dopo una breve presentazione dello spettacolo tenutosi ieri sera al teatro Bellini, si concede alle domande degli studenti di Lettere coordinati dai professori Failla e Gioviale. 

 

Si inizia subito col tema tanto discusso del Minimalismo (da sempre legato al suo nome): movimento d’avanguardia sostenuto con vigore da Glass e da pochi altri durante gli anni 60-70. “Nel Minimalismo l’elemento principale, cioè il contenuto- spiega il compositore- coincide con la struttura. Nel 1964 ho incontrato Ravi Shankar: da lui ho imparato il modo di concepire la musica sulla base di strutture ritmiche, invece che tonali. Mi ha inoltre lasciato in eredità la capacità di individuare una continuità stilistica attraverso l’analisi di compositori più recenti”.

Glass si congeda dal Minimalismo nel 1974, dopo le 4 ore e mezzo di MUSIC in TWELVE PARTS. Da questo momento in poi la sua musica si è arricchita di elementi nuovi, ben lontani dalla musica strutturale dei primi 10 anni. Adesso l’immagine diventa parte della musica e la completa adattandosi ad essa; vengono aggiunti testi, movimenti e immagini che si raccolgono in una sorta di theatre music dove il soggetto viene preso dall’esterno. La musica post 1974 non vuole più rapportarsi alla struttura ma solo ed esclusivamente a sé stessa per descrivere l’arte in tutte le sue sfaccettature.

 

Continuano le domande. E’ il momento del suo rapporto col cinema e del suo ruolo di autore di colonne sonore. “L’opera è il luogo in cui cantanti, registi, sceneggiatori e musicisti collaborano tra loro. L’opera lirica è il luogo in cui l’arte si combina e si unisce in più parti. Tutto questo continua fino ai giorni nostri; in parallelo infatti sono nati i film e noi sperimentatori ci siamo portati dietro la medesima combinazione d’arte. La colonna sonora serve a collegarci emotivamente alla scelta del regista, per questo motivo la musica deve entrare da subito nel processo di realizzazione del film”. La terza ed ultima domanda si sposta sul discorso musicale legato ai giovani e al loro rapporto con le sperimentazioni. “Quando noi musicisti eravamo giovani dovevamo fronteggiare la forte chiusura mentale dell’ambiente accademico allora dominante. La ritmica, il cromatismo erano parte fondamentale nonché elementi lirici  della mia musica prima maniera, quando rappresentava l’anello di una catena in divenire. Oggi l’unico problema dei giovani, nonostante la vasta scelta sperimentale di cui godono rispetto a noi, è quello di trovare un proprio linguaggio, personale e soprattutto autentico.”

 

La musica classica ha imboccato nel ‘900 una strada pericolosa che l’ha sempre più allontanata dal grande pubblico. Fra i pochi compositori contemporanei che sappiano combinare intelligenza con leggibilità, Philip Glass spicca senz’altro per la sua dimensione espressiva.

 

Biografia:

Philip Glass è nato a  Baltimora, USA nel 1937. Tra le sue opere compaiono circa 15 opere, venti rappresentazioni teatrali, venti balletti, diversi film:  celebre, tra questi la trilogia realizzata da Geoffrey Reggio nota come “Trilogia Qatsi”(1983-2003).

 

Luisa Salici

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