TONE – “Solidarity”

TONE – “Solidarity”
(Neurot Recordings)

1. Confidence And Progress
2. The Ununlling
3. Towers
4. Sketch
5. Evolution
6. Moonpony
7. Texas

La legione dei pindarici del post-rock strumentale continua ad ampliarsi senza sosta. Sono stavolta gli statunitensi Tone, recentemente accasatisi presso la Neurot Recordings (interessantissima etichetta gestita dai membri dei Neurosis), ad affiancare nomi di spicco quali Godspeed You! Black Emperor, Explosions In The Sky, Do Make Say Think, Red Sparowes e Mogwai. “Solidarity” si snoda attraverso sette passaggi distesi tra post-rock “orchestrale” e le tentazioni “prog-post-hardcore” tanto care ai formidabili Pelican. La struttura delle composizioni è pressoché quella già delineata dai mostri sacri del genere, tra continui climax ed anti-climax che si avvicendano ciclicamente e che generano cambi d’atmosfera progressivi, con rapide salite verso un suono corposo in cui le chitarre si giustappongono per dar vita ad armonizzazioni pastose dai toni caldi ed altrettanto scoscesi declivi verso zone di calma, sorta di aree di decompressione atte a concedere un po’ di respiro prima della prossima scalata verso maestosi picchi. All’interno di ogni solco i temi melodici vengono reiterati sovrapponendosi ed interscambiandosi l’un l’altro, come ben testimonia l’ottima opener “Confidence And Progress” o la sofferta “Towers”. Nella complessa “The Ununlling” si sale e scende in continuazione e nel finale affiorano echi di pinkfloydiana memoria, mentre “Sketch” potrebbe per certi versi far parte del repertorio dei Fugazi, tante sono le scorie post-hardcore che porta in grembo. La coda conclusiva di “Solidarity” non regala sorprese: il tono dimesso di “Evolution” e la bella melodia portante di “Moonpony” fanno da preambolo a “Texas”, la cui principale peculiarità risiede nel disarmonico intreccio tra la “melodia solista” e la progressione che la supporta giusto nei suoi passi iniziali. Nulla di nuovo sotto il sole, i Tone non sono portatori di chissà quali innovazioni stilistiche, anzi, a momenti il dejà-vù è proprio dietro l’angolo, ma ciò poco importa. La cricca americana plasma un lavoro che sa emozionare, forte di melodie avvincenti orchestrate in maniera organica e fluida a tal punto da creare un fiume sonoro che straripa inondandoci mente e cuore. Chi è solito amoreggiare con certe sonorità potrebbe non resistere agli ammiccamenti di “Solidarity”. 

Marco Giarratana

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