Inchiesta sul ‘caso Cerf-Cefop: per 408 lavoratori oltre il danno la beffa

I DUBBI SULLA VENDITA DELL’ENTE FORMATIVO. IL RITIRO DELLA CIRCOLARE 31/2011. SULLO SFONDO L’ORIENTAMENTO DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MESSINA. IL RUOLO DEL CIAPI SEMPRE PIU’ ESPOSTO NELLA GESTIONE DEL DENARO PUBBLICO

Al danno si aggiunge la beffa per i lavoratori del Cefop in Amministrazione straordinaria. Con la mancata cessione al Cerf gli effetti potrebbero essere dirompenti. All’emergenza sociale che si amplifica i dipendenti del Cefop potrebbero subire ulteriori danni economici.

Il ragionamento è semplice. Il passaggio al Cerf avrebbe garantito il riconoscimento di due mensilità a carico dell’ente acquirente e la certezza di recuperare le spettanze di quattro mesi maturati in sede di rendicontazione con il venti per cento del finanziamento relativo all’annualità formativa a valere sull’Avviso 20/2011.

Con il mancato perfezionamento della cessione potrebbe verificarsi che il finanziamento già erogato debba essere restituito dal Cefop, destinato oramai al fallimento.

La restituzione appare certa per il fatto che non si raggiungono gli obiettivi previsti dai progetti formativi finanziati. Difatti gli allievi attendono di completare i percorsi didattici e sostenere gli esami. Saltando queste fasi, e così pare, il finanziamento va perduto. Quindi, non solo restituzione di quanto speso,ma perdita anche delle mensilità ancora da ricevere. Per i dipendenti del Cefop si appresta ad arrivare l’ennesima mazzata.

Ora dalla ricostruzione dei fatti emerge che la Regione siciliana ha fatto sapere ai sindacati che è stato negato il via libera alla cessione per una delibera di Giunta, approvata nel 2013 dal Governo del presidente della Regione, Rosario Crocetta, che stabilisce l’impossibilità a cedere rami di azienda e alla quale ha rinviato ogni decisione e ha fatto riferimento l’Avvocatura dello Stato nel suo parere che era atteso ai fini dell’operazione.

Un cambio di rotta rispetto al precedente Governo regionale dell’allora presidente Raffaele Lombardo che invece le cessioni le aveva regolamentate per “evitare l’espansione di una prassi incontrollata che, sostanzialmente, conduceva ad una dissimulata cessione di crediti astratti ed immateriali (ore di corso di formazione)”, come recita la circolare n.31 del 5 dicembre 2011.

Riportiamo un passaggio del provvedimento amministrativo firmato dall’allora dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, Ludovico Albert:

“A tal fine, infatti, si ritiene necessario, nell’ottica di un corretto bilanciamento degli interessi coinvolti, da un lato tutelare l’Amministrazione regionale dal proliferare di pratiche di scambio scorrette, quali quelle vietate con la nota sopra citata, da altro lato permettere l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito quale quello sancito dall’art. 41 della Costituzione della Repubblica italiana, secondo cui l’iniziativa economica privata è libera. L’operazione di cessione di ramo d’azienda, in linea generale, trova compiuta disciplina sia negli articoli 2112 e 2555 e successivi del Codice Civile, sia nell’art. 116 del decreto legislativo n. 163 del 12 aprile 2006 e successive modifiche ed integrazioni in materia di esecuzione di contratti pubblici, nonché, per quanto non legislativa ma pur sempre una fonte disciplinante l’agere del Dipartimento nel settore della formazione professionale finanziata con fondi comunitari, nel paragrafo 4.8 del Vademecum dell’attuazione del Piano operativo Sicilia Fondo sociale europeo 2007-2013 giunto, alla data di predisposizione della presente circolare, alla versione 4 del 23 giugno 2011. La presente circolare disciplina il procedimento amministrativo che dovrà essere avviato ed istruito dal servizio competente, individuato al successivo paragrafo 4, per la presa d’atto delle operazioni di cessione di ramo d’azienda”.

Come mai l’esecutivo Crocetta ha fatto dietro-front? Quanto tutto sembrava filare liscio, dopo un lungo procedimento giudiziario e amministrativo si era ad un passo dalla cessione, gestita dal ministero dello Sviluppo economico, ed invece arriva lo stop. Perché?

Non è che al cambio di marcia del governatore abbia magari inciso il passaggio sul ruolo degli enti formativi e sulla pratica della cessione contenuta dell’Ordinanza del Gip di Messina di custodia cautelare per il parlamentare del PD, Francantonio Genovese, finito poi agli arresti domiciliari?

Riportiamo un passaggio della citata ordinanza che potrebbe fornirci il senso del possibile cambio di orientamento da parte del Governo regionale sulla pratica della cessione nel settore della formazione professionale.

“Gli enti convenzionati, pertanto, gestiscono, per conto della Regione, denaro pubblico destinato alla realizzazione di attività rientranti tra gli scopi istituzionali della Regione. Per tale motivo l’erogazione delle somme è condizionata alla preventiva approvazione di un progetto formativo e gli enti sono tenuti ai rispetto di una serie di norme ai fini dell’impiego del denaro, nonché alla puntuale rendicontazione. Per la medesima ragione, inoltre, gli enti, ai fini dell’ottenimento degli anticipi, sono tenuti a prestare idonea fidejussione e, solo in esito all’approvazione del rendiconto, possono ottenere l’erogazione dell’ultima frazione del finanziamento. Per contro la mancata approvazione del rendiconto importa l’obbligo della restituzione del finanziamento nella misura delle somme per le quali non è stato riconosciuto il valido impiego. Allo stesso modo l’Ente è obbligato a restituire le somme ottenute ed eventualmente non impiegate. Consegue che i gestori dell’ente, e comunque coloro che per conto dell’ente hanno l’amministrazione del denaro erogato dalla Regione, nell’esercizio di tale funzione assumono la qualifica di incaricati di pubblico servizio; il denaro di cui dispongono e che gestiscono è, a tutti gli effetti, denaro pubblico”.

Ma torniamo ai possibili effetti dirompenti legati alla vicenda della mancata cessione.

Stordisce la leggerezza con la quale dalle ‘filosofiche’ stanze dello staff dell’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, si lancino messaggi di rassicurazione per i ‘martoriati’ dipendenti Cefop. Da indiscrezioni raccolte, pare circoli il convincimento che i 408 lavoratori, a seguito della mancata cessione al Cerf, come dicevamo, possano essere chiamati per sette mesi al Ciapi attraverso il progetto Prometeo da subito.

Chiariamo, senza assurgere a plenipotenziari della verità che non ci appartiene, che il Ciapi si appresta a contrattualizzare solamente mille e 415 operatori. Va precisato che gli idonei sono, invece, duemila e venti. Ne resterebbero fuori seicentocinque.

Ma non c’è problema, sempre secondo gli ambienti assessoriali. Pare che tutti, ma proprio tutti, dovrebbero essere chiamati alla ‘corte del Ciapi’. Come? Secondo le indiscrezioni citate, ci sarebbero sette milioni e mezzo di euro della Formazione continua pronti per essere assegnati, tanto per cambiare, all’ente strumentale siracusano di proprietà della Regione siciliana.

Anche in questo caso, però, ci sarebbero delle perplessità. La prima è di natura tecnica: non basterebbero sette milioni e mezzo, ma ce ne vorrebbero almeno 13 di milioni di euro.

Intanto Cgil e Cisl hanno più volte chiesto la ‘testa’ della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del settore. La Uil su questa partita non si è schierata con i partner storici: opportuna riflessione oppure possibile scelta filogovernativa?

Altro dubbio di natura politica è legato all’impegno assunto dal Governo regionale, attraverso l’assessore Scilabra, di ‘ristorare’ gli enti formativi assegnando il mini piano della formazione continua per controbilanciare in parte il taglio del dieci per cento praticato in sede di finanziamento della seconda annualità del richiamato Avviso 20, finanziato con le risorse del Piano giovani. Ma si sa che con il Governo del presidente Rosario Crocetta l’impegno della sera è già dimenticato l’indomani.

La questione sociale adesso è esplosiva.

Ci domandiamo: quale spazio e quale ruolo per i privati? Quale il progetto di fuoriuscita dal settore dei tre mila lavoratori, distribuiti in tutta l’Isola a differenza di quanto accade, per esempio, nel caso della vertenza di Termini Imerese che con l’indotto conta gli stessi lavoratori, ma concentrati tutti nello stesso comprensorio e dove il Governo Crocetta pare sia pronto a fare i salti mortali?

Anche se conoscendone le ‘gesta’ potrebbe volatilizzarsi anche questo possibile impegno politico. Appare chiaro che gli operai ex Fiat e quelli dell’indotto hanno la nostra solidarietà ed auspichiamo un pronto rientro nello stabilimento torinese. La vicenda è altra. Il presidente Crocetta lo dica chiaramente che per l’esecutivo regionale i lavoratori non sono tutti gli stessi, ci sono quelli di Serie A e quelli della Serie cadetta.

Con gli attuali ex sportellisti, fermi al palo, il numero dei senza-lavoro cresce a circa cinque mila. E facendo uno sforzo intellettivo diamo per scontato che i mille e 415 lavoratori, chiamati dal Ciapi per sottoscrivere il contratto, nei prossimi giorni inizino a lavorare (ma sarà così?).

Quella del governatore siciliano è stata sin dall’inizio una volontà politica precisa di demolire la presenza dei privati nel settore, passando sopra a norme, decreti, contratti, per trasferire tutto al Ciapi che con l’attuale management che dovrebbe gestire qualcosa come circa trecento milioni di euro in attività. Ce la farà?

 

 

 

 


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